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La crescita dei tassi non frena la voglia di casa

L'inflazione elevata e il rallentamento del ciclo economico non fanno venir meno la passione per la casa da parte degli italiani. Le transazioni restano su livelli elevati dopo il record dello scorso, in attesa di un secondo semestre atteso in crescita.

26/04/2023
percentuali impilate e freccia in su
Tassi in crescita e acquisto di una casa

Il rialzo dei tassi è uno strumento di politica monetaria che viene utilizzato soprattutto con un obiettivo: rendere più gravoso il finanziamento e per questa strada ridurre la moneta in circolazione, in modo da puntare a un raffreddamento dei prezzi. Questo in teoria, perché poi nella pratica le cose spesso vanno diversamente, come sta accadendo in questo periodo nel mercato immobiliare. Vediamo perché.

L’abitazione resta in cima agli interessi degli italiani

Secondo uno studio realizzato da Gabetti e intitolato “Casa vs Tasso. L’inizio e la fine di un nuovo ciclo immobiliare?”, l’irrigidirsi delle condizioni d’accesso ai finanziamenti non raffredderà l’interesse degli italiani verso l’acquisto della casa. Questo nonostante uno scenario macroeconomico avverso, a cominciare dall’inflazione galoppante (in rallentamento rispetto ai picchi di fine 2022, ma su livelli che restano elevati rispetto alle medie storiche), che erode il potere d’acquisto delle famiglie. Per proseguire con la politica restrittiva della Bce sul fronte dei tassi.

Eppure, sottolineano gli autori dello studio, l’andamento del mercato della casa ha superato le migliori aspettative con un numero di compravendite record degli ultimi dieci anni. Le compravendite sono cresciute del 5% rispetto al 2021, raggiungendo quota 784.486 transazioni. Dunque, gli italiani non rinunciano a cercare di comprare casa, anche se è più costoso del passato, all’incirca del 40% nel confronto a tre anni secondo le rilevazioni di MutuiOnline.it.

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Le ragioni dell’attaccamento al mattone

Dietro a questa tendenza ci sono diverse ragioni. In primo luogo va considerato che il carovita ha un effetto ben più articolato di altri settori. Se ad esempio per l’abbigliamento e la ristorazione, avere meno soldi in tasca porta a limitare i consumi, nel caso dell’immobiliare il discorso è più articolato. Trattandosi non di una spesa, bensì di un investimento, la prospettiva cambia e proprio l’inflazione spinge molti consumatori a non rimandare nel tempo l’acquisto per non dover sopportare un esborso ancora maggiore.

C’è poi anche un altro aspetto da considerare. L’impennata dei costi energetici che ha caratterizzato i mesi passati ha spinto la domanda di sostituzione, con la ricerca di immobili più efficienti sotto il profilo dei consumi. Non va poi dimenticato che gli affitti stanno crescendo più rapidamente dei costi d’acquisto e, piuttosto che pagare la locazione, in tanti preferiscono farsi carico della rata di un mutuo nella consapevolezza di abitare in una casa di proprietà.

Per l’anno in corso, lo studio segnala una prima fase di stabilità, mentre il secondo semestre dovrebbe segnare una ripresa economica, con tutti i benefici che ne deriveranno anche per l’immobiliare.

I tassi restano contenuti rispetto al confronto di lungo periodo

Per altro va detto che i tassi attuali, per quanto in rialzo da quasi un anno a questa parte, restano contenuti rispetto alle medie storiche. Secondo l’Osservatorio di MutuiOnline.it, nel primo trimestre di quest’anno l’Irs (uno dei benchmark del fisso) a dieci anni e l’Euribor (riferimento per la costruzione dei contratti a tasso variabile) sono saliti poco sopra il 3%, mentre poco più in basso si collocano le scadenze più lunghe dell’Irs. Se questo dato viene confrontato con le rilevazioni storiche dell’Abi, emerge che siamo su livelli ben più bassi del 6,18% rilevato a fine 2007, prima cioè della crisi finanziaria internazionale che poi ha spinto le banche centrali ad avviare il ribasso dei tassi ufficiali. Per non parlare degli anni Ottanta, quando gli interessi erano a due cifre percentuali.

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Rata mensile
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A cura di: Luigi dell'Olio

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