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Compravendite: meno scambi a fine 2022
Si contano 198.500 abitazioni compravendute da persone fisiche nel quarto trimestre 2022. La percentuale di scambi, realizzati grazie all'agevolazione della prima casa, è pari al 63,2 per cento delle unità comprate. La superficie media più ricercata è intorno ai 106 metri quadrati.

Il 2022 si è concluso con un’inversione di marcia nell’ambito del mercato immobiliare residenziale. Si registra, infatti, una diminuzione dei volumi di abitazioni compravendute su tutto il territorio nazionale. Il calo è pari a -2,1% rispetto allo stesso trimestre del 2021. Su un totale di oltre 208mila transazioni risultano compravendute 4.000 abitazioni in meno se si considera lo stesso periodo del 2021.
Mentre nel secondo trimestre del 2021 è stato raggiunto un vero e proprio picco sul fronte delle vendite, durante l’ultimo trimestre del 2022 il trend si è interrotto e l’andamento delle compravendite si è portato in negativo. È quanto emerge dall’ultimo Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate. Gli scambi di abitazioni sono calati principalmente nei comuni più piccoli: 3.800 case compravendute in meno rispetto al quarto trimestre 2021. Una frenata meno evidente nei capoluoghi: 600 abitazioni compravendute in meno del quarto trimestre 2021. A registrare un calo più evidente sono stati soprattutto i comuni più piccoli del Nord-Est Italia: -6%. L’analisi dell’Agenzia delle Entrate rivela un calo degli scambi su tutto il territorio nazionale, eccetto le isole dove invece si registra un aumento delle compravendite pari a +5,1% rispetto al quarto trimestre 2021. Se nelle regioni del Nord Est e del Centro Italia il calo di compravendite risulta più marcato, nel territorio Nord Ovest la variazione negativa è meno palese così come al Sud.
Cala la superficie media compravenduta
A cambiare durante l’ultima parte del 2022 è anche la superficie delle abitazioni compravendute. Nel quarto trimestre dello scorso anno la superficie media più ricercata è intorno ai 106 metri quadrati. Il calo degli scambi riguarda principalmente le soluzioni più ampie. L’Agenzia delle Entrate rivela che le abitazioni nella classe da 85 metri quadri fino a 115 metri quadrati sono scese dell’1,1%: le abitazioni di taglio compreso tra 115 e 145 metri quadri hanno presentato un calo del -3,1 per cento, mentre i tagli più ampi, con superfici oltre i 145 metri quadrati, hanno registrato una flessione superiore all’8%. Segno più, invece, per le compravendite di abitazioni di taglio piccolo, che risultano in leggera crescita. Sono 198.500 in totale le abitazioni acquistate da persone fisiche nel quarto trimestre 2022. E la percentuale di compravendite, realizzate grazie all’agevolazione della prima casa, è pari al 63,2% delle unità comprate.
In risalita i tempi di vendita
Dal sondaggio sul mercato delle abitazioni in Italia, realizzato ogni tre mesi da Banca d’Italia, Tecnoborsa e OMI-Agenzia delle Entrate e relativo al quarto trimestre 2022, è emerso che i tempi di vendita sono in lieve risalita. Si è passati da 5,9 mesi a 6,1 mesi. Lo studio svela anche che la quota di compravendite finanziate con mutuo è scesa al 65,3 per cento. Prima la percentuale era pari al 68 per cento. Il rapporto tra l’importo del finanziamento e il valore della casa è rimasto però sugli stessi livelli elevati, pari a circa il 77 per cento. Il calo delle richieste di mutuo è da attribuire ai tassi di interesse più alti: 86 punti base in più del trimestre precedente, 153 punti base in più in un anno. Dal sondaggio, che vede coinvolti gli agenti immobiliari, viene fuori che per circa due terzi degli operatori l’andamento dei prezzi al consumo andrà a influire in maniera negativa sulla domanda di abitazioni e sui prezzi di vendita.
Secondo l’Istat i prezzi delle abitazioni nel terzo trimestre del 2022 hanno messo a segno un +3% rispetto al terzo trimestre 2021. Una crescita relativa sia ai prezzi delle abitazioni nuove (+2,8) che di quelle delle case già esistenti (+3,0%). Entrambi i dati risultano però in frenata rispetto al trimestre precedente quando l’aumento è stato rispettivamente di +12,1% e +3,8%.
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