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Superbonus 2023, ripartono le cessioni dei crediti
Arrivano i primi segnali di apertura da parte delle banche sul fronte della cessione dei crediti. Un passaggio fondamentale per sbloccare il sistema del Superbonus, relativamente ai lavori già avviati prima di metà febbraio. Per gli altri, infatti, il meccanismo è decaduto.

Dopo una lunga paralisi, il settore bancario si appresta a riattivare il sistema di cessione dei crediti, fondamentale per ravvivare il meccanismo del Superbonus, considerato che solo pochi contribuenti hanno le risorse per anticipare il costo dei lavori.
Più tempo a disposizione
Tra le ultime mosse del legislatore c’è l’estensione del termine ultimo per presentare la comunicazione all'Agenzia delle Entrate e questo ha spinto Poste Italiane e diverse banche ad annunciare una riapertura a breve alle operazioni.
Il Decreto prevede dunque la possibilità di utilizzare il meccanismo della remissione in bonis per presentare la comunicazione di cessione alle Entrate in ritardo, rispetto alla scadenza originaria, senza perdere il diritto all'opzione, a fronte del pagamento di una sanzione di 250 euro. Il termine slitta così dal 31 marzo al 30 novembre, data ultima di presentazione della dichiarazione dei redditi riferita al 2022. In parallelo è stato esteso da quattro a dieci anni l’arco di tempo nel quale è possibile spalmare la detrazione, in modo da venire incontro ai tanti contribuenti che non hanno sufficiente capienza, in sostanza buona parte dei percettori di redditi bassi o medi.
Le mosse degli operatori
Dato il nuovo contesto, Poste e banche stanno lavorando a uno sblocco mirato che consenta di superare l’impasse nella quale sono finite migliaia di imprese e di cittadini (17,4 miliardi la cifra di crediti incagliati stimata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini).
In particolare, secondo quanto raccolto da Il Sole 24 Ore, Banco Bpm è pronto a riattivare la procedura a vantaggio di chi “ha impegni all’acquisto di crediti fiscali già sottoscritti”. Mentre da Crèdit Agricole fanno sapere di essere pronti ad aprire non appena si saranno definite le nuove regole. Quanto a Intesa Sanpaolo, dal primo gruppo bancario del Paese confermano l’attenzione al tema, ma sottolineano anche come la capacità fiscale massima sia ormai esaurita.
Nuove norme in arrivo?
Anche altri operatori aspetterebbero nuovi ritocchi alla normativa. In particolare, nei prossimi giorni il Parlamento potrebbe essere chiamato a votare la proposta di sblocco presentata da Abi (l’associazione delle banche operanti in Italia) e Ance (l’associazione dei costruttori), basata sulla compensazione dei modelli F24, quelli cioè utilizzati per pagare tasse, imposte e Iva.
Di solito il contribuente prenota il pagamento al Fisco a una data prestabilita attraverso questo modello; la banca prende in carico la richiesta e nel giro di pochi giorni effettua il versamento. L’idea sarebbe quella di lasciar versare all’istituto una piccola parte di questo versamento, compensando i crediti fiscali che ha in pancia. Così, a ogni pagamento di un F24, la banca potrebbe liberarsi di una piccola quota dei suoi crediti. Una misura che secondo Abi e Ance, promotori della proposta, consentirebbe di sbloccare subito almeno 15 miliardi incagliati. Fino a qualche settimana fa questa proposta sembrava avere buone possibilità di riuscita, ma poi l’approvazione è stata frenata dalla tempistica – lunga – necessaria per far dialogare i sistemi informatici delle banche e dell’amministrazione finanziaria in modo da assicurare una gestione ordinata del traffico di crediti e tasse, mentre la paralisi dei lavori è già realtà e molte piccole imprese impegnate sui cantieri non possono attendere a lungo.
Interventi legislativi in merito alle procedure potrebbero restituire appeal alla proposta.
Chi si salva dal blocco
Le cessioni dei crediti sono invece state stoppate per i nuovi lavori a partire dallo scorso 16 febbraio. Anche se non mancano le eccezioni. Chi ha in programma piccoli interventi che non aveva ancora avviato – come il cambio delle finestre – potrà percorre questa strada, se entro il 16 febbraio aveva effettuato almeno un pagamento o, in mancanza, se autocertifica insieme di aver già stipulato il contratto di fornitura. Stesso discorso per chi entro quella data non aveva ancora registrato il preliminare d’acquisto di un immobile ristrutturato con il sismabonus acquisti.
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