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Agevolazioni prima casa e immobili inidonei: le nuove regole della Cassazione

Negli ultimi anni la giurisprudenza ha dovuto affrontare casi complessi: cosa succede se chi compra è già titolare di un immobile che, per ragioni oggettive, non è idoneo a essere abitato? La questione non è teorica e può avere ricadute anche di un certo rilievo.

12/09/2025
martelletto del giudice vicino a modellino di casa
Bonus prima casa: la normativa sugli immobili inidonei

Il bonus prima casa rappresenta uno dei pilastri della politica fiscale italiana in materia di abitazione. L'agevolazione consiste in imposte ridotte sull'acquisto – imposta di registro al 2% invece che al 9%, oppure Iva al 4% invece che al 10% – e consente di ridurre significativamente il costo iniziale di una compravendita. Un risparmio che, tradotto sul piano di un mutuo casa, significa spesso minore necessità di liquidità immediata e, quindi, una più agevole pianificazione dell'operazione.

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Immobile non “abitabile”: si può accedere al bonus prima casa?

Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha dovuto affrontare casi complessi: cosa succede se chi compra è già titolare di un immobile che, per ragioni oggettive, non è idoneo a essere abitato? La questione non è teorica: basti pensare a chi possiede un piccolo monolocale che non può più ospitare la famiglia, oppure un appartamento privo di requisiti minimi di sicurezza o di abitabilità.

Il tema è stato affrontato dalla Cassazione con la sentenza 24478/2025, che ha fissato un principio di diritto destinato a fare scuola. La Corte ha stabilito che, se l'immobile già posseduto era stato acquistato con le agevolazioni prima casa, non si può accedere di nuovo al bonus, neppure se quell'alloggio è diventato inidoneo. Mentre, se invece l'immobile non era stato acquistato con il beneficio, è possibile ottenere l'agevolazione per un nuovo acquisto, anche nel caso in cui le due abitazioni si trovano nello stesso comune.

Il caso esaminato e il significato di inidoneità abitativa

Il caso concreto riguardava una famiglia che viveva in un appartamento di dimensioni ridotte, divenuto del tutto insufficiente dopo la nascita di due gemelli. La Cassazione ha ritenuto corretto applicare l'agevolazione sul nuovo acquisto, dal momento che il primo immobile non era stato comprato con il bonus.

Secondo la Corte, l'incapacità può derivare da caratteristiche oggettive (superficie troppo piccola, assenza di servizi igienici adeguati, mancanza di requisiti di sicurezza o agibilità) oppure soggettiva, legata a mutate esigenze familiari. Tuttavia, la semplice incapacità non basta a garantire l'accesso al beneficio: ciò che conta è la storia dell'acquisto precedente. In altre parole, l'ordinamento fiscale vuole evitare il “doppio sconto”, ma allo stesso tempo non penalizzare chi possiede un immobile che non può davvero essere considerato una prima casa.

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Bonus prima casa e impatto sul comparto dei mutui

Il chiarimento della Cassazione ha riflessi diretti anche sui mutui. Quando si richiede un finanziamento, le banche devono calcolare non solo l'importo del prestito, ma anche i costi accessori legati alla compravendita. Se l'acquirente ha diritto al bonus prima casa, l'imposta di registro e l'Iva sono più basse: il fabbisogno iniziale di capitale diminuisce e di conseguenza può ridursi anche l'importo del mutuo da richiedere, con effetti positivi sulla rata e sulla sostenibilità dell'impegno nel tempo.

Al contrario, se l'agevolazione non è accessibile perché l'immobile posseduto è già stato acquistato con il bonus, la famiglia dovrà affrontare un carico fiscale maggiore. Questo può tradursi nel dovuto scenario: la necessità di ricorrere a un mutuo di importo più elevato (con aumento della rata mensile), oppure la richiesta di maggiori risorse proprie per coprire le spese iniziali.

Agevolazioni prima casa: esempi concreti di accessibilità

Prendiamo il caso di un appartamento acquistato senza agevolazioni dieci anni fa, oggi non più idoneo ad ospitare la famiglia. Se i coniugi decidono di comprare una nuova casa da 250 mila euro, potranno accedere al bonus e pagare l'imposta di registro al 2%, pari a 5 mila euro, invece che al 9% (22.500 euro). Il risparmio di oltre 17 mila euro potrà essere destinato a ridurre l'importo del mutuo o ad abbattere le spese accessorie, con un impatto molto significativo sul bilancio familiare.

La sentenza offre dunque maggiore certezza agli acquirenti. Sapere in anticipo se si può contare o meno sull'agevolazione significa pianificare meglio l'acquisto, stimare correttamente l'entità del mutuo da richiedere e negoziare condizioni più favorevoli con la banca. Le famiglie che si trovano in una situazione di “immobile inidoneo” ma non hanno mai utilizzato il bonus, possono muoversi con maggiore sicurezza.

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A cura di: Luigi Dell'Olio

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