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Acquistare casa come investimento: sempre di moda in Italia
Nel 2021 il 16,4 per cento delle compravendite è stato realizzato con finalità d’investimento: dato sostanzialmente stabile rispetto al trend degli ultimi dieci anni. Napoli e Palermo in cima alle piazze più dinamiche. La fascia più attiva è quella compresa tra 45 e 54 anni e copre il 30,5%.

Acquistare il mattone in Italia non passa mai di moda e questa tendenza si rafforza quando i mercati sono estremamente volatili (e non offrono sufficienti garanzie per il proprio capitale) e il clima geopolitico mondiale spinge a cercare ‘porti più sicuri’.
È quello che il mercato immobiliare del Belpaese sta sperimentando in questo periodo critico, come testimonia il costante recupero delle compravendite effettuate per investimento. È quanto rileva l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, secondo cui nel 2021 il 16,4% degli acquisti è stato realizzato con questa finalità. È una quota, stabile rispetto all’anno precedente (e in lieve calo dal 17,9% del 2019), decisamente interessante se si pensa che la pandemia ha rallentato le compravendite su questo segmento, frenando sia gli acquisti per mettere a reddito sia quelli per l’avviamento di attività turistiche come B&B e case vacanza.
Quote di investimento stabili nell’ultimo decennio
La tendenza storica, infatti, è più significativa. Negli ultimi 10 anni le percentuali di acquisto per investimento si sono mantenute sempre all’interno di un intervallo compreso tra il 16% e il 18% delle compravendite: si tratta di un’oscillazione piuttosto contenuta che evidenzia, secondo l’analisi degli esperti, come la componente ‘investimento’ sia sempre ben presente nel panorama immobiliare italiano. Il mercato, dunque, porta i segni di una frenata episodica e non strutturale.
Le difficoltà collegate al Covid-19, per altro, hanno riportato il numero delle operazioni solo ai livelli del 2014-2015 (16,3%), mentre il ritmo degli scambi più sostenuto si era registrato tra il 2017 e il 2019, quando si arrivava intorno al 18%. A trainare la domanda per investimento in quegli anni è stato anche il fenomeno short-rent, dovuto all’importante aumento delle presenze turistiche nel Paese.
Napoli e Palermo in cima alle piazze preferite
Lo spaccato relativo solo alle grandi città rivela che la quota media di acquisti per investimento sia più alta: il 23,2% delle compravendite. Anche in questo caso, però, si registra un calo sia rispetto al 2019 (25,4%) sia sul 2020 (24,4%).
Secondo la ricerca in esame, tra le grandi città italiane è Napoli quella che nel 2021 detiene la percentuale più alta di acquisti per investimento, arrivando al 36,4% sul totale degli acquisti. A seguire si piazzano Palermo (30,6%) e Bologna (28,9%). Da rilevare che, nel 2020, i primi due posti della classifica erano occupati sempre da Napoli e Palermo. A Milano gli acquisti per investimento coprono il 22,7% delle transazioni, a Verona il 25,5%, a Bari il 22,2%. Sotto il 20% si collocano Firenze, Genova, Roma e Torino. Le altre città evidenziano percentuali di investimento in calo rispetto all’anno precedente ad eccezione di Bologna e Verona.
L’identikit di chi acquista per investimento
Lo studio individua l’identikit di chi acquista per investimento: in generale la fascia più attiva è quella compresa tra 45 e 54 anni e copre il 30,5% del totale. Dal 2020 si registra un calo degli per investimento degli over 65, al 12,7% dal 15,1% del 2019. Anche nel 2021 la tipologia più compravenduta per investimento è il bilocale (34,1% delle scelte), seguita dal trilocale (26,5%).
Percentuali simili si registravano nel 2019 e nel 2020, con le soluzioni indipendenti e semindipendenti che segnano un aumento delle preferenze (dall’11,4% del 2019 al 15,4% del 2021). Ad acquistare per investimento sono soprattutto coppie e famiglie che coprono il 73,1% sul totale, mentre è single il 26,9% (percentuali simili negli ultimi due anni). La maggior parte degli acquisti per investimento avviene in contanti (82,1%), mentre solo per il 17,9% si ricorre al credito. Nel 2020 la quota di acquisti con mutuo, grazie al favore dei tassi ai minimi storici, era leggermente cresciuta (18,7%), mentre nel 2019 era più bassa, al 16,2%.
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