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Perché i mutui variabili indicano le mosse della Bce

Le dinamiche relative ai mutui a tasso variabile nei vari Paesi sono indicative delle decisioni delle Banche Centrali in merito ai tassi di interesse. È quanto emerge da un'analisi realizzata da Dws, società di gestione appartenente al gruppo Deutsche Bank.

17/02/2023
cubi di legno con percentuali e frecce su
Mutui a tasso variabile e mosse della Bce

Guardare la dinamica relativa ai mutui a tasso variabile per capire come si muoverà la Banca Centrale europea nei mesi a venire. È l’indicazione che arriva da Dws, divisione di risparmio gestito del gruppo Deutsche Bank.

Occhio ai tassi

Gli analisti ricordano che il presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, si è impegnata a fornire “tutti i passi necessari... per raggiungere tempestivamente il nostro obiettivo di inflazione al 2%”, sottolineando che le componenti dell'inflazione sottostante - quelle cioè che non considerano i filoni più volatili come l’energia - rimangono troppo elevate.

Alla luce di queste considerazioni, Ulrike Kastens, senior economist Europe di Dws, si attende che nelle prossime riunioni l’Eurotower continuerà ad alzare i tassi dopo che già a febbraio ha portato il livello al 2,5%, difficile da immaginare solo nella scorsa primavera, quando si viaggiava a zero. Il cambio di rotta si è reso necessario quando è emerso che l’elevata inflazione non sarebbe stato un fenomeno di breve durata, né legato solo al caro-energia dovuto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma anche a fattori più strutturali come il ripensamento della globalizzazione su base regionale (per fare un esempio, produrre nell’Est Europa costa di più che farlo in Vietnam) e alla transizione ecologica, che crea una forte pressione della domanda sull’offerta in merito alle componenti decisive per la transizione.

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Il quesito

“La domanda più interessante è perché molti operatori di mercato sembrino essere molto più convinti della Bce di sapere già quali saranno i tassi appropriati”, sottolineano gli analisti. “Per la maggior parte delle Banche Centrali è passato molto tempo da quando i tassi di interesse sono aumentati così rapidamente. Le economie sono cambiate da allora. Le regole empiriche che risalgono a Milton Friedman suggeriscono un ritardo di almeno dodici mesi. Coloro che le invocano attualmente, tuttavia, sembrano dimenticare che tali stime sono spesso accompagnate dall'avviso che i ritardi tendono ad essere piuttosto variabili da un ciclo all'altro”.

Detto di quel che sta accadendo, da Dws sottolineano che si rischia di trascurare il fatto che l'Eurozona è ancora molto eterogenea, specialmente per quanto riguarda l’impatto delle decisioni monetarie sui diversi Stati membri.

La dinamica dei mutui

A questo proposito viene portata come esempio la dinamica dei mutui residenziali a tasso variabile concessi alle famiglie nell'Eurozona nel suo complesso e nelle sue quattro maggiori economie. In Italia la quota (misurata in termini di volumi di nuovi mutui residenziali per l'acquisto di abitazioni) è aumentata notevolmente negli ultimi mesi, lasciando intendere l'impatto che la normalizzazione monetaria avrà nel frenare l'edilizia. In misura minore, questo sembra essere il caso anche per la Germania.

Le conclusioni

Proprio queste valutazioni potrebbero però suggerire una certa prudenza in capo alla Bce. Infatti, l’edilizia costituisce uno degli asset portanti dell’economia nell’Eurozona ed è caratterizzata da un dominio assoluto di piccole e piccolissime imprese. Salvaguardarne lo stato di salute è dunque importante anche a livello sistemico e occorre evitare che la lotta all’inflazione finisca con il travolgere la solidità del sistema economico dell’area.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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