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Mutui, priorità alle famiglie numerose
Priorità alle famiglie numerose. Il Parlamento è a caccia di risorse per facilitare l'accesso al credito da parte dei cittadini in maggiore difficoltà, tra iper-inflazione e aumento dei tassi di interesse. Ecco gli orientamenti prevalenti in vista della Manovra di Bilancio.
Il 2024 non si annuncia un anno facile per l’accesso ai mutui, considerato che i tassi alti scoraggiano molti richiedenti, né è ipotizzabile un miglioramento netto delle condizioni di mercato a fronte di un’inflazione che minaccia di tornare su livelli elevati. Così si spiega il lavoro in corso in Parlamento per rendere più agevole l’accesso quanto meno alle famiglie numerose. Vediamo di cosa si tratta.
Il lavoro parlamentare per le condizioni di disagio
Un emendamento dei relatori alla Manovra di Bilancio 2024 impegna il Governo a “supportare l'acquisto della prima casa da parte di famiglie numerose”, che entrano con una specifica riserva da 100 milioni tra le categorie “prioritarie” che possono accedere al Fondo di garanzia per la prima casa.
Cos’è il Fondo di garanzia e come funziona
Il Fondo, istituito nel 2013, riguarda i nuclei monogenitoriali con figli minori, gli inquilini delle case popolari e gli under 36 e prevede una garanzia pubblica sulla somma richiesta. L’obiettivo dell’emendamento è di includere nell’accesso prioritario le famiglie con almeno tre figli sotto i 21 anni, con un Isee (indicatore della situazione economica) non superiore ai 40 mila euro oppure quattro figli e Isee fino a 45 mila euro o, ancora, cinque o più figli con massimale a 50 mila euro.
Chiarimenti sugli affitti brevi
Tra le novità fiscali del 2024 c’è l’inasprimento del prelievo su quanto incassato tramite affitti brevi. Si passa dal 21 al 26%, ferma restando l’aliquota più bassa per chi concede in locazione una sola casa. Se sono due o più, il prelievo del 26% riguarda tutte le abitazioni compresa la prima. In questo modo si dovrà pagare addirittura più degli affitti lunghi, soggetti a prelievo fiscale nell’ordine del 21%, a prescindere dal numero di immobili interessati. Alla base di questo aggravio di imposte c’è soprattutto la constatazione che un numero crescente di persone fatica a trovare un appartamento in locazione, dato che i costi sono cresciuti notevolmente negli ultimi anni, sensibilmente di più rispetto alle quotazioni delle compravendite. Sotto accusa è finito proprio il boom degli affitti brevi, che avrebbe creato una forte pressione dell’offerta rispetto alla domanda, spingendo i proprietari a concedere il 4+4 solo a caro prezzo.
Al di là della bontà o meno di questo provvedimento, tra le proposte dei relatori c’è invece la precisazione che la cedolare secca sugli affitti brevi verrà applicata con aliquota al 21% su una delle case individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi. Mentre per le altre unità immobiliari resterà al 26%.
Resta poi fermo che quanti affitteranno in forma imprenditoriale (condizione che scatta sopra i quattro immobili), dovranno munire gli immobili dei requisiti legali di sicurezza per gli impianti e realizzare sistemi per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio.
Superbonus, per ora niente proroghe
Almeno per ora, non ha invece trovato spazio la possibile proroga del Superbonus al 110%. Nella manovra di Bilancio sicuramente la misura non sarà introdotta, ma alcuni parlamentari confidano di farla rientrare – con un perimetro non ancora definito – all’interno del decreto Milleproroghe.
Da gennaio la detrazione sulle spese per i lavori che migliorano di due classi l’efficienza energetica scende al 70%, ferma restando - per chi ha avviato i lavori nel 2022 - la possibilità di cedere il credito o di ottenere lo sconto in fattura. Tuttavia per coprire i costi dell’intervento i condomini dovranno versare una differenza di almeno il 30% o concordare con l’impresa una riduzione dei lavori. Potrebbero anche anticipare a fine anno tutte le spese: il bonus resterebbe al 110% ma solo per chi lo porta in detrazione, non per lo sconto in fattura o la cessione.
Quanto agli edifici unifamiliari, i lavori con la detrazione al 110% devono terminare entro quest’anno, altrimenti perdono il Superbonus e tornano al regime ordinario che prevede una detrazione decennale nell’ordine del 50% di quanto speso.
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