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BCE: tassi fermi a settembre e mutui variabili ancora in calo

Eurotower verso una linea prudente: nessuna mossa sui tassi a settembre, con inflazione stabile e crescita debole del PIL. I mutui variabili si confermano i più convenienti, i fissi restano più onerosi. Aumenta l’interesse per soluzioni flessibili come tasso misto e variabile con cap.

05/09/2025
banconote con bandiera ue
Inflazione stabile, crescita debole: la BCE congela i tassi

Dopo mesi di attesa e segnali di cautela, la Banca Centrale Europea si prepara alla sesta riunione di politica monetaria del 2025, in programma l’11 settembre. Si tratta di un appuntamento che arriva in un contesto segnato da prudenza: dopo tre tagli dei tassi tra marzo e giugno 2025 e la decisione di luglio di non intervenire ulteriormente, l’Eurotower sembra ora orientata a una fase di pausa, in attesa di ulteriori sviluppi macroeconomici.

Le riunioni precedenti hanno disegnato un percorso ben preciso: con i tagli di primavera, la BCE aveva cercato di sostenere la crescita in una fase di rallentamento dell’economia europea, pur con il rischio di una nuova fiammata inflattiva. A luglio, però, di fronte a un’inflazione tornata sotto controllo e alle tensioni internazionali, Francoforte aveva scelto la prudenza, lasciando invariato il costo del denaro. Oggi lo scenario appare simile: secondo la maggior parte degli analisti, anche a settembre la banca centrale manterrà i tassi fermi, coerentemente con un approccio che punta a bilanciare esigenze di stabilità e rischi di rallentamento economico.

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Tassi BCE: probabile conferma dei livelli attuali

Con l'inflazione in lieve rialzo al 2,1% ad agosto, un dato che conferma le previsioni degli analisti e che non modifica la linea prudente della BCE, l’11 settembre i tassi dovrebbero restare fermi ai livelli attuali: 2,00% sui depositi, 2,15% sui rifinanziamenti principali, 2,40% sui prestiti marginali.

Il ciclo di riduzioni inaugurato a giugno 2024 sembra dunque avviarsi alla conclusione, anche se una parte del mercato non esclude del tutto un ultimo intervento entro la fine dell’anno. L’attenzione resta puntata anche sugli Stati Uniti: la Federal Reserve, che si riunirà il 16 e 17 settembre, dovrebbe invece procedere con un taglio dei tassi di 25 punti base, dopo le pressioni arrivate nei mesi scorsi dal presidente Donald Trump e la recente apertura del governatore Jerome Powell.

Mutui: variabili in calo, fissi in lieve rialzo

Per chi ha in corso o sta valutando un mutuo casa, la fotografia attuale appare piuttosto chiara. I dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it mostrano che i mutui a tasso variabile restano la soluzione più conveniente. Ad agosto il TAN medio dei mutui variabili a 20 e 30 anni si è attestato al 2,71%, stabile rispetto a luglio ma in forte calo rispetto a un anno fa, quando superava il 4%.

Tradotto in cifre: per un mutuo ventennale da 150.000 euro la rata è oggi di 810 euro, contro i 920 euro dell’agosto 2024, con un risparmio mensile di 110 euro. Su tutta la durata, il vantaggio per le famiglie è di circa 26.500 euro. Rispetto a sei mesi fa, quando il TAN era al 3,66%, la rata del mutuo era di 882 euro, cioè 72 euro in più ogni mese.

Diversa la situazione per i mutui a tasso fisso: ad agosto il TAN medio è salito dal 3,15% di luglio al 3,23%. Lo stesso mutuo ventennale da 150.000 euro comporta quindi una rata mensile di 849 euro, cioè 39 euro in più rispetto alla soluzione variabile, con un costo complessivo superiore di circa 9.356 euro.

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Euribor e IRS: i due indici a confronto

Sul fronte degli indici di riferimento, l’Euribor è rimasto stabile nelle ultime settimane, oscillando attorno al 2%. Al 1° settembre l’Euribor a tre mesi era al 2,07% e quello a un mese all’1,88%. Le proiezioni per i prossimi mesi indicano una leggera discesa, che dovrebbe permettere agli indici di scendere sotto quota 1,90% tra il primo e il secondo trimestre del 2026.

L’IRS, invece, ha registrato un aumento graduale, passando dal 2,50% di marzo ai valori di settembre vicini al 3% (2,97% per la scadenza a 30 anni e 2,98% per quella a 20 anni). Un segnale che spiega perché i mutui a tasso fisso abbiano registrato un rincaro, seppur lieve, nelle ultime settimane.

Lo scenario macroeconomico resta complesso

Il contesto economico europeo resta complesso. Da un lato l’inflazione, pur in risalita, è ritenuta sotto controllo; dall’altro il PIL continua a crescere poco: nel secondo trimestre 2025 l’Eurozona ha segnato un incremento dello 0,1%, con Germania e Italia in leggera contrazione. Le tensioni commerciali internazionali e l’eventualità di nuovi dazi rischiano di pesare ulteriormente sulle esportazioni e sulle catene di approvvigionamento.

Questo mix di fattori spinge la BCE a una linea di cautela: da un lato mantenere i tassi fermi per evitare shock ulteriori, dall’altro continuare a monitorare attentamente inflazione e crescita. In questo quadro, il mercato dei mutui riflette una sostanziale stabilità dei tassi, con un interesse crescente per formule flessibili come il tasso misto o il variabile con cap, che negli ultimi mesi hanno superato il 6% delle richieste, livello che non si vedeva dall’inizio del 2023.

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A cura di: Nicoletta Papucci

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