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Tassi: la Fed è pronta a fermare i rialzi, la Bce ancora no

Le politiche monetarie tra le due sponde dell'Atlantico potrebbero presto prendere direzioni differenti. Infatti, mentre la Bce appare intenzionata a proseguire senza soste con il rialzo dei tassi, la Fed statunitense potrebbe prendere una pausa nella riunione di giugno.

26/05/2023
percentuali impilate e freccia in su
Rialzo tassi: cosa attendersi

L’arrivo dell’estate potrebbe segnare uno stop al rialzo dei tassi ufficiali negli Stati Uniti, mentre per l’Eurozona è verosimile che vi sarà un’ulteriore stretta, anche se di importo limitato. Cerchiamo di capire perché e quali impatti potranno avere queste decisioni su chi chiede un mutuo o un prestito.

Stati Uniti più freddi verso l’ipotesi di un’ulteriore stretta

“Da qui in avanti potremmo muoverci più lentamente, ma è sbagliato pensare che abbiamo finito”. Le parole pronunciate dal presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, hanno creato grande dibattito tra gli analisti, che da tempo si chiedono quali saranno le decisioni della banca centrale statunitense nella prossima riunione in programma il 13 e 14 giugno prossimi. “Fino a poco tempo fa, era chiaro che sarebbe stato necessario un ulteriore irrigidimento della politica. Man mano che la politica è diventata più restrittiva, cresce l’equilibrio tra il rischio di fare troppo rispetto a quello di fare troppo poco”, ha sottolineato il capo supremo della Fed, Jerome Powell.

Negli Usa i tassi ufficiali sono al 5,25% (25 basis point di rialzo nel corso della riunione di maggio), il livello più alto da sedici anni a questa parte.

A favore di una pausa di riflessione, in attesa di saggiare l’impatto dei precedenti rialzi, gioca soprattutto il fattore relativo all’inflazione. Ad aprile i prezzi dei beni di consumo negli Stati Uniti sono cresciuti del 4,9% rispetto a dodici mesi prima, un livello importante rispetto alle medie storiche, ma comunque non troppo distante dal 2% considerato il livello ideale per una crescita sana dell’economia. Sebbene questo dato segni l’aumento annuale più contenuto dall’aprile 2021, rimane ben al di sopra dei livelli pre-pandemia, quando invece la preoccupazione principale era relativa a una possibile deflazione. A breve si conosceranno i dati relativi all’inflazione a maggio e a quel punto si capirà se il boom dei prezzi energetici verificatosi a partire dalla scorsa estate ha esaurito la gran parte del potere di trasmissione agli altri settori.

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Crescita bassa e inflazione elevata: la trappola dell’Europa

Più difficile è che si fermi la Banca centrale europea, considerato che ad aprile i prezzi nell’Eurozona sono cresciuti del 7% nel confronto annuo e anche l’inflazione core (quella, cioè, depurata delle componenti più volatili) ha messo a segno un inatteso 5,6%. Va poi aggiunto anche un altro elemento: a differenze delle aspettative di qualche mese fa, almeno per il momento l’area ha sventato la recessione e la crescita economica è tradizionalmente un motore di rialzo dei prezzi relativi ai beni di consumo. Nell’ultimo anno l’inflazione nell’Eurozona, inizialmente spinta da un problema dell’offerta, è diventata un’inflazione da domanda. Da qui la previsione di un’ulteriore stretta in arrivo. “La Bce non vuole ripetere l’errore precedente di sottovalutare l'inflazione e sarà quindi disposta ad andare oltre, anche se questo alla fine si rivelerà un errore politico”, scrivono in un report gli analisti di Ing.

Resta da capire a quanto ammonterà il prossimo rialzo, dopo che nell’ultima riunione è stato rallentato il ritmo della stretta, con un +0,25% che ha portato il tasso di sconto applicato ai debitori primari al 3,7%. Nelle scorse settimane il governatore della banca centrale austriaca, Robert Holzmann, ha sostenuto la necessità di un rialzo di 50 punti base nel corso della prossima riunione, ma la maggior parte degli addetti ai lavori si attende un ritocco all’insù limitato allo 0,25%. “Una parte significativa del viaggio è stata fatta, ma c’è ancora molta strada da fare, probabilmente la strada da percorrere è più breve, ma non so quale sarà il punto di arrivo”, ha spiegato di recente vice presidente del board, Luis de Guindos. In sostanza, nuovi rialzi sono in vista, ma resta da capire l’ammontare. I titolari di mutui a tasso variabile e coloro che sottoscriveranno un contratto di finanziamento da qui in avanti seguono l’evoluzione della situazione con giustificata preoccupazione.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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