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La BCE taglia i tassi di 25 punti base. Cosa cambia per i mutuatari?

La BCE ha tagliato il costo del denaro. Pertanto il tasso ufficiale sui depositi (in sostanza gli interessi che le banche pagano per finanziarsi presso la stessa BCE con scadenza a un giorno lavorativo) passa dal 2,75 al 2,50%, mentre quello sui rifinanziamenti scende dal 2,9% al 2,65%.

Pubblicato il 06/03/2025

Aggiornato il 07/03/2025

bandiera europea con paesi
Taglio tassi BCE di 25 punti base

Come ampiamente previsto, la Banca centrale europea ha tagliato il costo del denaro. Pertanto il tasso ufficiale sui depositi (in sostanza gli interessi che le banche pagano per finanziarsi presso la stessa Bce con scadenza a un giorno lavorativo) passa dal 2,75 al 2,50%, mentre quello sui rifinanziamenti scende dal 2,9% al 2,65%.

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Le chiavi di lettura in merito alla scelta del taglio dei tassi

“Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l'inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine”, spiega il comunicato diffuso dall’Eurotower a calce dell’annuncio sui tassi. In particolare, aggiunge, le decisioni future “saranno basate sulla valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell'inflazione di fondo e dell'intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.

In sostanza, il testo ricorda che l’obiettivo statutario della BCE è tenere i prezzi al consumo “in prossimità del 2%”, per cui ogni decisione sul costo del denaro deve mirare a quell’obiettivo. A questo proposito, l’ultima rilevazione di Eurostat segnala che a febbraio l’indice dei prezzi al consumo nell’area della moneta unita è cresciuto del 2,4% nel confronto a dodici mesi. Si tratta di un livello inferiore al 2,5% registrato a gennaio, ma è pur vero che a ottobre l’inflazione era scesa al 2%, poi è risalita. Una tendenza, quella recente, dovuta non tanto a un’accelerazione di particolari categorie di beni, quanto al fatto che i prezzi energetici all’inizio del 2024 erano crollati, per cui in sostanza il rialzo è dovuto a una situazione particolare del punto preso come riferimento iniziale.

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Le incognite della congiuntura e lo spettro dei dazi

La congiuntura “fronteggia perduranti difficoltà e i nostri esperti hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9% per il 2025, all'1,2% per il 2026 e all'1,3% per il 2027”, spiega ancora la BCE. “Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026 riflettono la diminuzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell'elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale. L'aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti dei rialzi passati dei tassi di interesse restano le principali determinanti alla base dell'atteso incremento della domanda nel corso del tempo”.

In sostanza, l’istituto di Francoforte non se la sente di indicare la rotta per i prossimi mesi, preferendo seguire la situazione passo passo. Anche perché, pur non citandoli apertamente, c’è da fare i conti con lo spettro dei dazi. Il presidente Usa, Donald Trump, ha annunciato che dal 2 aprile anche per l’import dall’Europa dovrebbero partire le tariffe. Uno scenario che spingerebbe il Vecchio Continente ad adottare misure verso il made in Usa. Il risultato sarebbero prezzi più alti per i consumatori, e quindi più inflazione. Uno scenario che andrebbe a svuotare le tasche delle famiglie e tarperebbe le ali alla Banca centrali nella prospettiva di altri tagli al costo del denaro.

Cosa cambia per i mutuatari

Per chi ha in corso un mutuo a tasso fisso non cambia nulla, mentre i risparmi riguardano chi ha un finanziamento in corso a tasso variabile o accende un mutuo – a prescindere dal tasso – da qui in avanti. Anche se va ricordato che i contratti vengono costruiti avendo come riferimenti l’Euribor (per i mutui a tasso variabile) e l’IRS (per il fisso), che risentono sì delle oscillazioni dei tassi ufficiali, ma non sono perfettamente sovrapponibili.

Per la prima volta dopo due anni esatti, gli indici Euribor scendono sotto l’Euris a 20 anni e il riequilibrio tra tasso fisso e variabile sembra essere sempre più vicino. Al momento, tuttavia, diverse incognite rendono ogni previsione complicata. Le future decisioni della BCE saranno infatti influenzate dalle mosse di Federal Reserve e Bank of England, oltre che dall’andamento dell’inflazione e della crescita economica nell’Eurozona. Inoltre, aggiunge l’esperto, l’elemento che più di tutti richiede attenzione riguarda la situazione geopolitica attuale, dalla quale dipende ogni futura decisione in ambito economico.

Probabile, intanto, che vi sia un’ulteriore accelerazione del ricorso alla surroga del mutuo. Dopo che lo scorso anno le richieste avevano rappresentato il 34,4% del totale, nei mesi di gennaio e febbraio il dato sale al 37,7% del mix, a testimoniare come sempre più consumatori stiano sfruttando tassi di interesse ben più bassi rispetto al recente passato per ridurre la rata mensile del proprio mutuo.

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A cura di: Matteo Favaro

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