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Immobiliare: settore servizi cresce più delle costruzioni
Nel 2021 il giro d’affari relativo al comparto dei servizi immobiliari nei 5 principali Paesi del continente è stimato a circa 345 miliardi di euro, in calo dell’1,2 per cento annuo. È calato il contributo del comparto delle costruzioni. Le imprese italiane del settore sono sottodimensionate.

L’attività sul mercato immobiliare europeo e italiano si conferma sempre sostenuta, anche se il passo di marcia dei servizi è stato il doppio più celere di quello delle costruzioni. È quanto emerge dall’ottavo ‘Rapporto sulla filiera dei servizi immobiliari’ di Scenari Immobiliari, secondo cui nel 2021 il fatturato relativo al solo comparto dei servizi nei 5 principali Paesi del continente è stimato a circa 345 miliardi di euro, -1,2% annuo.
In un’ipotetica classifica, la Germania si conferma il mercato più performante, con più di 125 miliardi e un’elevata stabilità (+0,3% annuo). Segno negativo invece per la Francia (-10,8% a 76 miliardi) e per l’Italia, dove c’è stato un calo di quasi tre punti percentuali a 36 miliardi. Per il nostro Paese gli esperti stimano che il mercato possa arrivare a circa 40 miliardi entro fine 2023.
Cala il contributo delle costruzioni all’economia europea
Il Regno Unito, a dispetto della crisi vissuta Oltremanica, ha registrato un forte incremento del giro d’affari: +8,6% a 79,6 miliardi. Ancora un segno negativo per il fatturato registrato in Spagna, che ha chiuso il 2021 a 29,2 miliardi di euro (-2,4% rispetto all’anno precedente). L’evoluzione dei fatturati nei diversi Paesi, a seguito di andamenti altalenanti o di forte stabilità, ha portato a una crescita complessiva del 5% durante il periodo 2015–2021.
Una crescita che nasce da lontano. Nell’ultimo decennio, infatti, nell’economia europea c’è stata una svolta, quando il motore del sistema (con quasi il 10% del Pil) erano le costruzioni. Oggi invece, secondo la ricerca in esame, questo comparto non supera il 6% (4,9% in Italia), mentre l’attività è principalmente concentrata nel mondo dei servizi agli immobili.
L’innovazione dei servizi al passo con i tempi e i nuovi bisogni
Questo mondo, secondo il rapporto, non fornisce solo un contributo virtuale all’economia del sistema immobiliare, ma spazia dalla gestione alla valutazione, al project management. Si tratta di un’intera filiera di attività che, appena nel secondo scorso, era marginale e che oggi rappresenta oltre il 13% del Pil e circa 500mila addetti in Italia.
Da oltre dieci anni, ha affermato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, la filiera dei servizi immobiliari si innova in continuazione per adattarsi alle nuove esigenze della società e della domanda. Quello che non cambia, ha aggiunto, è l’importanza del comparto nella formazione della ricchezza nazionale, con il peso di servizi, costruzioni e sviluppo rimasto sostanzialmente invariato. Ad accelerare questo cambio di passo ha contribuito molto anche l’esplosione del Covid.
Il miglioramento dell’offerta alla base della crescita
La crisi pandemica, ha spiegato Breglia, ha infatti modificato i bisogni di chi vuole acquistare casa, inducendo così le società a implementare la tipologia di servizi erogati, con ampliamenti societari e fusioni che hanno caratterizzato questo lustro. In sintesi, le competenze del mondo dei servizi sono cresciute, il patrimonio gestito e lavorato è diventato molto più ampio, il numero dei servizi erogati è cresciuto, la qualità degli stessi, anche complice un coinvolgimento complessivo della tecnologia nelle varie fasi, è migliorata. Senza contare che, nel frattempo, la numerosità delle attività su misura si è estesa, ma i fatturati sono rimasti stabili, con alcune differenze tra i comparti.
Le imprese italiane del settore sottodimensionate
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il settore costruzioni coinvolge il numero maggiore di persone, con circa di 15,5 milioni di occupati in Europa, pari a circa il 6,3% della forza lavoro totale. Le imprese attive nel settore sono 3,84 milioni, per una dimensione media di poco superiore ai 4 addetti per impresa.
Nonostante il calo del 7,2% fatto registrare nel 2021, la Germania è il più grande mercato europeo in termini di occupazione e distanzia il secondo, Regno Unito, di 35 punti percentuali. L’Italia, pur contando 1,375 milioni di occupati (+2,4% annuo), distribuiti in poco meno di 500mila imprese (+1,7% annuo e -7,3% rispetto al 2015), risulta ancora caratterizzata da dimensioni medie aziendali molto ridotte (2,8 occupati) e prossime alla media del 2,7% relativa agli anni compresi tra il 2015 e il 2021.
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