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Immobiliare non residenziale in forte crescita

Mercato immobiliare non residenziale in piena espansione dopo la pandemia. Secondo l’Agenzia delle entrate, nel 2021 le vendite di negozi sono aumentate del 36 per cento annuo, degli uffici del 30,7 e dei capannoni del 41,6 per cento. Nel settore produttivo i volumi sono ai massimi dal 2008.

10/06/2022
compravendite di esercizi commerciali
Andamento del mercato immobiliare non residenziale

Il mercato immobiliare non residenziale è riuscito a mettersi alle spalle la crisi che ha preso origine con lo scoppio della pandemia da coronavirus. La rapida ripresa delle attività economiche, il recupero dei consumi, così come il ritorno dei turisti nel Paese hanno infatti coinciso nel 2021 con la ritrovata consistente tonicità del ‘mattone’ commerciale, ovvero del mercato dei negozi, degli uffici e dei capannoni industriali. È il quadro che emerge dall’Osservatorio dell’Agenzia delle Entrate, redatto con la collaborazione dell’Associazione Italiana Leasing (Assilea).

Andamento delle compravendite

I numeri rivelano la forte ripresa: aumentano, rispetto al 2020, le compravendite dei negozi del 36,9%, quelle degli uffici del 30,7% e quelle dei capannoni del 41,6%. Pur considerando la base di calcolo favorevole (condizionata dal Covid, che nel 2020 aveva congelato gli scambi), i dati dell’Agenzia delle Entrate risultano comunque in forte crescita anche se confrontati con quelli del 2019, anno al netto della pandemia: +17,3% per i negozi, +17,8% per gli uffici e +24,5% per il settore produttivo. Sale, nel comparto non residenziale, anche il valore di scambio, fino a toccare 16,8 miliardi di euro (a fronte di quasi 65mila unità compravendute): in aumento del 34,5% rispetto all’anno precedente e del 5,4% nei confronti a quanto realizzato nel 2019.

Solo il segmento uffici in ritardo rispetto al 2019

La dinamica del valore scambiato porta tuttavia i segni dei fenomeni esplosi durante le fasi più acute della pandemia, ovvero lo smart working e la decentralizzazione del lavoro. Infatti, dal confronto biennale emerge un incremento del valore di scambio stimato in +8,5% per i negozi e +5,7% per il produttivo, mentre nel comparto degli uffici il recupero del 2021 non ha ancora consentito di tornare ai valori del 2019, rispetto alla cui annualità si registra ancora una flessione pari all’1,8%. In termini assoluti, segnala l’Agenzia, la quota del valore di scambio relativa agli uffici è pari a quasi 3 miliardi, quella dei negozi a circa 7 miliardi e quella dei capannoni a 6,8 miliardi.

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Nel Lazio i negozi costano di più

Lo scorso anno nel mercato dei negozi sono state registrate 36.984 transazioni, con un prezzo medio nazionale di 1.444 euro/mq (-2,6% annuo), dato che conferma il calo osservato da circa dieci anni. A livello regionale, il Lazio, pur conservando il valore più alto, registra un ulteriore calo del 3,9%, a 1.876 euro/mq, mentre Basilicata e Calabria sono le regioni che mantengono il dato medio sotto mille euro/mq. Sempre nel 2021 nel mercato degli uffici sono state transate 12.419 unità: è il dato più alto da dieci. La foto delle transazioni evidenzia una maggior diffusione di acquisti nei comuni del Centro e Nord-Est. Quanto ai valori, per acquistare un ufficio si spendono, in media, 1.329 euro/mq (-0,4%). La Liguria resta la regione con il valore più alto (1.969 euro/mq, -0,6%), seguita dal Lazio (1.792 euro/mq, -2,9%).

Settore produttivo, compravendite ai massimi dal 2008

Il settore produttivo è quello che ha registrato l’accelerazione più significativa (alimentata anche dalla forte crescita del segmento della logistica): nel 2021 sono stati complessivamente compravenduti 15.161 immobili, pari al maggiore livello scambiato dal 2008. A livello geografico, tutte le regioni hanno presentato tassi di espansione rispetto al 2019 a doppia cifra, ad eccezione della Liguria (+4,1%) e della Sicilia (-4,1%). La quotazione media dei capannoni industriali si attesta sui 461 euro/mq, in calo di un ulteriore 1,7% rispetto al 2020.

Il boom del leasing immobiliare, prosegue anche nel 2022

La crescita del 2021 trova conferma nel primo quadrimestre 2022, sempre trainata dal segmento ‘costruito’. Nel complesso lo scorso anno si è osservato un +9,7% del numero e +9% del valore dei contratti stipulati, pari a quasi 3 miliardi di euro. La dinamica migliore, precisa la nota, si è vista nel leasing ‘costruito’, dove si sono confermati prevalenti i contratti compresi tra 0,5 e 2,5 milioni di euro (727 milioni), mentre l’incremento più elevato (+31,2%) si è osservato nella classe d’importo superiore ai 2,5 milioni di euro. Gli immobili industriali rappresentano il 48,8% in valore, seguiti da immobili commerciali (28,6% in valore) e uffici. Nel primo quadrimestre del 2022, il leasing immobiliare ha ripreso a crescere, sia in volume, +8,4%, sia in numero, +4,2%, grazie al balzo del +11,6% del “costruito” e a una ripresa nel solo segmento "da costruire" di maggiore importo. La rischiosità del comparto ha continuato a contrarsi nel quinquennio 2015-2020.

A cura di: Fernando Mancini

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