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Il futuro è nella coabitazione?
Il cohousing stenta a decollare in Italia, eppure non mancano i fattori che giocano a favore di questa soluzione sia in ottica di maggiore sicurezza, sia nella prospettiva di risparmiare in termini di costi per la locazione. Ecco quali sono le nuove tendenze.

Il cohousing tra anziani che si prestano assistenza a vicenda o accolgono nell’abitazione un giovane in cerca di un tetto, magari perché è arrivato in una nuova città per ragioni di studio o di lavoro. Potrebbe essere questa la soluzione (parziale) all’emergenza abitativa che in Italia colpisce soprattutto i ragazzi, che si trovano spesso le porte del credito sbarrate a fronte di stipendi limitati e dell’impossibilità di offrire garanzie adeguate.
La proposta del notariato contro l’emergenza abitativa
Secondo quanto emerso all’ultimo Congresso Nazionale del Notariato, questa soluzione potrebbe essere win-win. In Italia gli over 65 sono il 23,5% del totale e arriveranno a sfiorare il 35% entro metà secolo. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone in discreta salute, ma comunque bisognose di attenzioni.
Tra due decadi, oltre 10 milioni di persone nella Penisola si troveranno a vivere da sole. Con tutto ciò che ne deriva non solo in termini di solitudine, ma anche di mancanza di supporto in caso di necessità. Al tempo stesso i giovani sono sempre meno e comunque faticano a permettersi una casa di proprietà, o quanto meno in locazione con spazi adeguati.
Pro e contro della convivenza intergenerazionale
La soluzione potrebbe dunque essere nel cohousing intergenerazionale, soluzione tuttavia che non può essere data per scontata, considerato che si tratta di categorie di persone con ritmi, esigenze e capacità di reciproca sopportazione tutte da testare nel campo. Ma non è di certo una strada da escludere.
Secondo il Notariato, occorre agire sul piano culturale per promuovere quanto meno forme di coabitazione collaborativa tra anziani rivolte a persone autosufficienti, che stimolino la socialità, il mutuo aiuto, la riduzione della complessità della vita che viene meglio organizzata, sotto il profilo della riduzione dei costi di gestione delle attività quotidiane anche in relazione all'utilizzo degli immobili.
Fino a oggi il cohousing è nato e si è sviluppato spontaneamente tra privati, in assenza di qualunque intervento statale che ne sostenesse la diffusione o che favorisse le libere iniziative dei cittadini. Un incentivo a potenziare questo strumento è arrivato dal ddl Anziani, che ha delegato il Governo ad adottare misure a sostegno delle persone anziane. Lo strumento, secondo il Notariato, potrebbe decollare attraverso incentivi adeguati.
Milano al decollo, vale un quarto del mercato italiano
L’emergenza affitti riguarda soprattutto Milano, la città che maggiormente ha visto crescere negli ultimi anni il costo delle locazioni. Secondo il censimento realizzato da Gabetti e Homers, il capoluogo lombardo è la capitale del cohousing con sei progetti sui 28 in corso a livello nazionale, tutti localizzati nel nord della Penisola. Il riferimento – in questo caso – non è alla convivenza temporanea sotto un unico tetto, bensì a un modello abitativo nel quale coesistano: alloggi a uso privato indipendenti e autonomi; diversi spazi a uso collettivo; una comunità intenzionale di abitanti che si riuniscono con lo scopo di creare una realtà collaborativa che migliori la qualità delle loro vite.
Il costo degli appartamenti di solito è in linea con le soluzioni tradizionali, a fronte di uno spazio importante liberato in casa e tante possibilità in più di socializzazione.
L’esperienza londinese di convivenza solidale
Un’iniziativa interesse è in corso di svolgimento a Chipping Norton, sobborgo residenziale di Londra, con 25 appartamenti che ospitano single di sesso femminile tra i 50 e i 100 anni. Ciascuna è proprietaria dell’appartamento in cui vive, ma tutte insieme hanno anche la titolarità di una grande sala adibita di volta in volta a riunioni, cinema, classi di yoga, oltre che del giardino e del 26esimo appartamento lasciato libero per gli ospiti di passaggio. Uno stile di vita differente, che consente una vita comunitaria tendenzialmente più sicura. Con gli uomini che non sono del tutto esclusi, bensì possono essere accolti per una-due notti come ospiti delle residenti.
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