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Come si muoveranno le Banche Centrali e quale impatto sui mutui
Gli ultimi dati sul rallentamento dell'inflazione nell'Eurozona ad agosto aprono le porte a un atteggiamento più aggressivo da parte della Banca centrale europea, complice il rallentamento della congiuntura economica. Si rafforzano le ipotesi di un nuovo taglio al tassi già a ottobre.

L’interrogativo non è relativo al “se”, bensì al “quando” e al “come”. Dopo i due tagli ai tassi da parte della Bce nel corso dell’estate e maxi-taglio da mezzo punto percentuale deciso dalla Federal Reserve nelle scorse settimane, gli addetti ai lavori sono divisi sulla tempistica dei prossimi tagli. Un tema che interessa da vicino chi ha intenzione di comprare casa o richiedere un finanziamento.
Il calendario delle Banche centrali e le aspettative di mercato
Il 17 ottobre e il 12 dicembre. Sono le date in cui sono in programma le prossime riunioni della Banca centrale europea. Quasi tutti gli analisti si aspettano almeno un taglio di un quarto di punto tra le due sedute, ma sta crescendo la quota di chi prevede interventi in entrambe le sessioni. Del resto, il mandato statutario dell’Eurotower è mantenere l’inflazione in prossimità del 2% e, sebbene questo livello non sia stato ancora raggiunto nell’Eurozona, la tendenza è chiara.
Ad agosto, il paniere dei beni di consumo è risultato del 2,2% superiore rispetto a dodici mesi prima, con una frenata di ben quattro decimali rispetto a luglio. E pensare che ad agosto del 2023 l’incremento a dodici mesi era risultato di ben il 5,3%. D’altro canto, l’Ocse ha appena pubblicato un aggiornamento sulle stime di crescita a livello globale e nell’Eurozona il PIL è atteso in progresso di un modesto 0,7% quest’anno e dell'1,3% il prossimo. Un dato, quest’ultimo, ridotto di due decimali rispetto alle stime elaborate dal medesimo organismo internazionale a maggio. Intanto, la Germania è in chiara recessione al punto che la più grande fabbrica automobilistica, la Volkswagen, ha annunciato migliaia di licenziamenti. Come detto, la Bce deve guardare soprattutto all’andamento dei prezzi al consumo, ma non può ignorare il tema della crescita economica.
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Cosa aspettarsi dagli Stati Uniti
Quanto alla Federal Reserve, le prossime riunioni con possibilità di intervento sui tassi sono in programma il 7 novembre e il 18 dicembre. Dal dot plot – che riassume le stime degli esponenti delle banche centrali dei vari Stati Usa – emerge ora l’outlook di almeno mezzo punto in meno entro la fine del 2024, anche se al momento in pochi si sbilanciano tra la possibilità di due interventi da un quarto di punto e un altro da mezzo punto a novembre, con la riunione di dicembre che potrebbe servire per capire se intervenire ancora o fermarsi. Secondo l’analisi di Pierpaolo Benigno, professore di Economia monetaria all’università di Berna, nonché uno degli osservatori più ascoltati a Washington, l’allentamento monetario è giustificato dalla finalità di mantenere un mercato del lavoro solido, vicino alla massima occupazione, anziché indebolirlo con una politica monetaria restrittiva. Attualmente “l’economia americana si trova in condizioni di neutralità nel mercato del lavoro, con una disoccupazione vicina al tasso naturale del 4,4%, che potrebbe definire le condizioni di occupazione massima”, ha scritto Benigno in un recente report, ricordando che proprio la tendenza verso la massima occupazione è tra gli obiettivi ai quali deve tendere la Fed per statuto.
Il tutto ricordando che gli interventi di politica monetaria solitamente impattano sull’economia reale non prima di nove-dodici mesi. Per cui gli effetti sulla ripresa degli investimenti e dei consumi si vedranno comunque tra qualche tempo.
Le ricadute sul mercato dei prestiti e dei mutui
Diverso è lo scenario per quel che concerne mutui e prestiti, con gli indici di mercato che si aggiornano su base quotidiana e le offerte degli operatori finanziari che seguono a stretto giro. Dopo i sensibili tagli ai tassi di finanziamento delle ultime settimane, è verosimile che il trend si rafforzerà non appena apparirà vicino un nuovo allentamento monetario.
Una prima indicazione in tal senso arriverà dai dati sull’inflazione a settembre, che verranno pubblicati nel corso della prossima settimane e daranno il polso della situazione.
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