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Tassi, anche dagli Usa si apre ai tagli

Per una volta tra gli analisti non sembrano esservi grandi divisioni. Dopo che a giugno l'inflazione Usa si è fermata al 3,3% nel confronto annuo, in rallentamento di tre decimali rispetto a maggio, la sensazione diffusa è che a settembre ci sarà il primo taglio dei tassi.

12/07/2024
simbolo percentuale su foglio e uomo che fa conti con calcolatrice
Allentamento monetario da Fed e Bce

Adesso il 100% degli analisti di mercato si attende per settembre un taglio dei tassi da parte della Fed, contro l’72% di una settimana fa. Sono i dati riportati da numerosi media a prendere atto del nuovo scenario che si va configurando sul mercato dopo gli ultimi dati macro. Un contesto che si annuncia favorevole a chi si appresta a richiedere un mutuo o un prestito.

L’inflazione Usa cresce meno del previsto

La svolta è arrivata dai dati sull’inflazione Usa a giugno, che si attesta al 3% nel confronto annuo, meno del 3,3% registrato a maggio e del 3,1% atteso dagli analisti. L’indice core, al netto di cibo ed energia, è cresciuto del 3,3% sui dodici mesi e dello 0,1% su maggio, mentre il confronto generale dell’indice è risultato in calo di un decimale.

Si avvicina così l’ipotesi di una riduzione dei tassi Fed prima delle elezioni di novembre, come del resto è accaduto a più riprese nel passato, senza che questo desse adito a polemiche di carattere politico.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, già prima di questi dati si era mostrato possibilista verso un allentamento monetario sottolineando che le pressioni inflazionistiche si vanno riducendo rispetto al passato. Powell ha rivendicato gli sforzi compiuti dalla banca centrale a Stelle e Strisce per portare l’inflazione in area 2%, precisando al contempo che serviranno “ulteriori dati positivi” prima di ridurre i tassi dall’attuale forchetta 5,25-5,5%, il livello alto da inizio secolo.

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I legami tra le due sponde dell’Atlantico

Le mosse della Fed meritano di essere seguite con grande attenzione non solo perché riguardano la prima economia mondiale, con tutto ciò che ne deriva in termini di riflessi per gli altri Paesi, ma anche perché la Bce è fortemente condizionata dalla politica monetaria adottata da Powell. Infatti, considerato che la quasi totalità delle commodity sono scambiate sui mercati internazionali in dollari, un approccio troppo differente in termini di tassi è impossibile. Facciamo un esempio: l’allentamento monetario tende a indebolire la valuta ufficiale, in quanto aumenta la quantità di moneta in circolazione. Ma se l’euro si indebolisce rispetto al dollaro, gli acquisti di petrolio da parte dell’Europa diventeranno più costosi e pertanto importeremmo inflazione, anche a fronte di una stabilità del prezzo in dollari del petrolio stesso.

Cosa aspettarsi da qui in avanti

Vediamo quali sono le stime degli analisti sui prossimi mesi. Secondo Pimco, i dati sull’inflazione Usa a giugno dovrebbero “portare a una serie di tagli dei tassi della Fed”. Più esplicita è la posizione degli analisti di Mps: -“L'inflazione statunitense, per il secondo mese consecutivo, ha sorpreso al ribasso…le indicazioni vanno sicuramente a favore di un taglio dei tassi a settembre…e due entro dicembre”.

Per Ing. un taglio dei tassi a luglio rimane “altamente improbabile”, ma prima di settembre ci saranno “ulteriori prove del raffreddamento del mercato del lavoro e della frenata dei consumi”. Dato che la Fed vuole evitare una recessione e raggiungere l’obiettivo di un atterraggio morbido per l’economia, “riteniamo che la conferenza di Jackson Hole a fine agosto sarà la sede in cui la Fed segnalerà in modo più esplicito l'imminente taglio dei tassi”, aggiungono gli analisti della banca olandese.

Ma c’è chi predica prudenza. Secondo Rbc-BlueBay Asset Management, “considerando gli effetti base del terzo trimestre, è improbabile che i tassi annui si riducano ulteriormente nei prossimi due mesi e quindi a settembre l'inflazione rimarrà più alta di quanto Powell e colleghi vorrebbero vedere”. Da qui la considerazione secondo cui “l'esito più probabile rimane quello di un taglio a settembre, con gli indicatori più ampi dell'attività economica che indicano una certa moderazione. Tuttavia, dato il rischio di una possibile delusione al rialzo dell'inflazione, un allentamento a settembre non è una conclusione del tutto scontata, e nell'ultimo anno abbiamo visto come i mercati abbiano commesso un errore nel cercare di anticipare troppo le aspettative di taglio dei tassi”, concludono gli analisti. 

Non resta che monitorare con attenzione l’evolversi degli eventi, magari anche con qualche puntata di attenzione durante le vacanze.

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A cura di: Luigi Dell'Olio

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