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La Fed taglia i tassi. Il possibile impatto sui mutui italiani

Con l'inflazione che non preoccupa (viaggia al 3% nonostante i dazi) e le pressioni politiche che crescono, la Federal Reserve ha deciso per un nuovo taglio di 25 punti base al costo del denaro, portando il range di riferimento tra il 3,75% e il 4,00%.

30/10/2025
foglio scritta federal reserve system sopra a una bandiera americana
La fed taglia i tassi: le ricadute sui mutui in Italia

La Federal Reserve ha deciso per un nuovo taglio di 25 punti base al costo del denaro, portando il range di riferimento tra il 3,75% e il 4,00%. Una mossa quasi scontata dagli investitori, in un contesto di incertezza economica accentuata dallo shutdown governativo (la sospensione temporanea delle attività governative non essenziali causata dal mancato accordo del Congresso sull'approvazione della legge di bilancio entro la scadenza fissata, che è il 30 settembre), che ha limitato la disponibilità di dati ufficiali.

Questo intervento ha ripercussioni anche in Europa e potrebbe influenzare le future decisioni della BCE. Analizziamo le motivazioni dietro la scelta della Fed, le opinioni degli esperti e gli effetti attesi sul costo dei mutui casa in Italia.

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Fed: la dipendenza dai dati e la politica monetaria

Quanto alle previsioni in merito alle prossime mosse, Alexandra Wilson-Elizondo, Global co-cio Multi-Asset Solutions di Goldman Sachs Asset Management, sottolinea come la Fed abbia indicato più volte nel corso del 2025 che seguirà i dati economici: “Jerome Powell (il governatore della Banca Centrale Americana, ndr) ha sottolineato la dipendenza dai dati in dodici discorsi distinti nel 2025. Pertanto, quando i dati si interrompono durante uno shutdown governativo prolungato e avendo a disposizione informazioni, in ritardo e potenzialmente distorte sulle principali pubblicazioni dei dati, la Fed non ha potuto far altro che mettere il pilota automatico alla politica monetaria, e seguire il percorso indicato dal dot plot – a meno che nuovi dati affidabili non cambino la situazione”.

Wilson-Elizondo conferma che la possibile continuazione di un taglio di 25 punti base a dicembre appare probabile se le condizioni attuali non muteranno, ricordando che la fine del quantitative tighting (politica monetaria restrittiva adottata dalle banche centrali per ridurre la quantità di liquidità nel sistema finanziario) interessa soprattutto la gestione delle riserve e del mercato monetario più che il livello dei tassi ufficiali.

Fed: verso un taglio ulteriore dei tassi entro fine anno

Philippe Haïk, portfolio manager di Axiom Alternative Investments, evidenzia che il taglio è ormai incorporato nelle attese dei mercati, ma ci sono contrasti all'interno del Federal Open Market Committee (l’organismo della Fed che decide): "I mercati stanno al momento scontando pienamente un altro taglio di un quarto di punto, in linea con il dot plot di settembre, che prevedeva due tagli dei tassi di 25 punti base entro la fine dell'anno. Dubitiamo che Powell confermerà questa previsione e riteniamo che preferiremo mantenere una certa discrezionalità". Haik aggiunge che non tutti i dati recenti sono deboli, soprattutto quelli sulla crescita del terzo trimestre, e il Fomc appare diviso: 9 membri su 19 prevedono uno o nessun ulteriore taglio entro dicembre.

Mabrouk Chetouane, Global Head of Market Strategy di Natixis IM Solutions, mette l'accento sull'importanza non solo del taglio dei tassi, ma anche degli strumenti non convenzionali che Powell potrebbe utilizzare: “La Fed potrebbe intervenire in modo discrezionale acquistando titoli di debito pubblico (principalmente a breve scadenza) per attenuare i picchi localizzati di tensione sui mercati monetari, senza ricorrere al quantitative easing”. Questo può incidere anche sulle condizioni di liquidità e di finanziamento in Europa.

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In che modo la Fed influenza le decisioni della BCE

Al di là delle valutazioni relative al mercato interno, le decisioni della Fed sono un riferimento chiave per la BCE per una serie di ragioni: la politica monetaria Usa influenza i flussi di capitale e la forza del dollaro, con conseguenze sull'euro.

In sostanza, quando si taglia il costo del denaro, aumenta la quantità di valuta in circolazione e questa tende a svalutarsi (aumenta l’offerta a fronte di una domanda stabile). Se il dollaro si indebolisce molto, le esportazioni europee – già penalizzate dai dazi americani – diventano ancora meno competitive. Inoltre, meno export verso gli Usa significa crescita inferiore nel Vecchio Continente e quindi maggiore pressione sulla Banca Centrale affinché sostenga l’economia riducendo il costo del denaro.

Quanto al cittadino comune, i tassi dei mutui sono in parte legati all'andamento dell'euribor e al costo del finanziamento delle banche, influenzati dalla politica BCE. Con un possibile allentamento nei prossimi mesi, si potrebbe verificare un’ulteriore riduzione dei tassi variabili, che potrebbero guadagnare terreno nelle preferenze degli italiani, che al momento vanno in maggioranza al tasso fisso. Sono, infine, possibili ricadute positive nella domanda di mutui per acquisti immobiliari, grazie a un contesto di costi più contenuti.

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A cura di: Luigi Dell'Olio

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