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Tassi all'insù, ma su livelli che restano sostenibili

Calano gli importi richiesti, crescono i tassi applicati ai contratti, si punta sempre più sul fisso. Sono le principali evidenze che emergono dall'ultimo Osservatorio mensile curato da MutuiOnline.it. Un'analisi che indica come il settore goda di buona salute.

20/04/2023
coppia che cerca casa online
Osservatorio MutuiOnline.it

La decelerazione delle surroghe, il peso crescente del tasso fisso e il calo degli importi medi richiesti ed erogati. Il mercato dei mutui risente dello scenario macroeconomico in rallentamento, pur senza evidenziare segnali di particolare preoccupazione. Si può sintetizzare così quanto emerge dall’ultimo Osservatorio di MutuiOnline.it che offre un aggiornamento alla fine del primo trimestre 2023.

Crescono i tassi, ma senza creare allarmismo

L’azione della Banca centrale europea si fa sentire sulle condizioni di finanziamento applicate alle famiglie italiane, anche se la sensazione è che la stretta sul costo del denaro sia vicina alla fine sia perché arrivano segnali di rallentamento della corsa inflazionistica, sia per non correre il rischio di deprimere eccessivamente la congiuntura.

Sta di fatto che nel primo trimestre di quest’anno l’IRS (uno dei benchmark del fisso) a dieci anni e l’Euribor (riferimento per la costruzione dei contratti a tasso variabile) sono saliti poco sopra il 3%, mentre poco più in basso si collocano le scadenze più lunghe dell’Irs, a indicare un’attesa di mercato per una progressiva normalizzazione dei tassi.

Una conferma in tal senso arriva dal fatto che a marzo il TAN minimo del variabile è salito al 3,80% sopravanzando di quattro centesimi quello medio del fisso, mentre le migliori condizioni delle due opzioni si trovano rispettivamente poco sopra e poco sotto il 3%. Considerato che fare valutazioni in merito alle oscillazioni mensili rischia di portare a conclusioni affrettate, è più opportuno concentrarsi sulle tendenze di medio periodo, che evidenziano una forte tensione sul variabile (conseguenza dei rialzi da parte della Bce nel corso degli ultimi trimestri) e la possibilità di ottenere risparmi consistenti se non ci si ferma alla prima offerta, ma si mettono sul piatto diverse opzioni alla ricerca di quella più conveniente in base alle proprie necessità e ai propri obiettivi di vita.

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Il dominio del fisso

Date le condizioni di mercato, le richieste di mutui a tasso fisso crescono ulteriormente, arrivando a oltre quattro quinti del totale, mentre il variabile scende sotto il 15% e il variabile con cap si ferma al 2,5% contro poco meno del 14% registrato nel quarto trimestre dello scorso anno.

La frenata delle surroghe

In uno scenario che vede venir meno la convenienza del variabile, è inevitabile che riprendano vigore le surroghe, ma è pur vero che chi era interessato alla rottamazione del contratto in essere, nella maggior parte dei casi, lo ha già fatto. Così questa componente scende nel primo trimestre di oltre sei punti, al 28,5% delle richieste totali, mentre l’acquisto prima casa sale specularmente, arrivando al 61,4%. Da segnalare il progresso di quattro decimali, al 3% totale, dei mutui ristrutturazioni, che evidentemente riprendono vigore anche alla luce della stabilizzazione dei bonus decisa dal Parlamento. Un modo per evitare la confusione dominante nel recente passato, che talvolta spingeva a rinunciare ai lavori per non dover fare i conti con uno scenario poco chiaro.

La congiuntura difficile penalizza l’importo medio

Per il sesto trimestre consecutivo si attesta a 24 anni la durata media dei finanziamenti richiesti, il che sta a evidenziare il raggiungimento di un livello di equilibrio evidentemente poco influenzato dalle dinamiche relative ai tassi e dalla congiuntura.

Mentre continua a calare l’importo medio richiesto pur a fronte di prezzi delle abitazioni rimasti stabili, se non addirittura in leggera crescita rispetto all’ultimo scorcio dello scorso anno. Chi ricorre a un mutuo chiede mediamente 130.706 euro, oltre 6mila euro in meno rispetto al quarto trimestre 2022. La combinazione di questi fattori sta a indicare che evidentemente chi è in difficoltà tende ad accontentarsi maggiormente rispetto al passato in merito alla tipologia di immobile ricercato. Per trovare un ammontare così basso occorre tornare indietro fino al secondo trimestre del 2020, dunque durante la prima ondata pandemica.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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