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Superbonus, ecco chi offre ancora la cessione dei crediti
Probabilmente occorrerà mettere di nuovo mano all'alternativa, dato che sulla cessione dei crediti la situazione non si sblocca, anzi tende a peggiorare. Infatti, anche Poste Italiane ha decretato lo stop, pur avvertendo che si tratta di una misura temporanea.

Uno degli ostacoli principali alla diffusione del Superbonus 110% riguarda la cessione dei crediti. A più riprese negli ultimi mesi si è assistito a Stop&Go da parte degli intermediari, dovuti a un’evoluzione normativa tutt’altro che chiara. Cerchiamo di capire com’è la situazione attuale.
Stop da Poste
Nei giorni scorsi ha fatto notizia lo stop deciso da Poste Italiane. La società partecipata dal ministero del Tesoro ha annunciato di aver sospeso l’accettazione di nuove pratiche di cessione del credito (mentre prosegue il lavoro sulle procedure già avviate), senza fornire spiegazioni. Sul mercato sono due le ipotesi più accreditate: una è che l’azienda stia prendendo tempo in attesa delle modifiche normative su bonus e cessioni che dovrebbero arrivare con la legge di Bilancio; l’altra è che potrebbero aver pesato i sequestri preventivi dei crediti acquisiti su operazioni sospette dalla stessa Poste, da Cassa Depositi e Prestiti e da diverse banche operanti in Italia.
Per quanto è dato sapere, le realtà ancora operative sul fronte della cessione sono pochissime, probabilmente solo due: Intesa Sanpaolo e Bnl. In entrambi i casi, le condizioni oggi applicate sono ben più gravose di un anno fa o anche meno, dato che se in passato si ottenevano circa 102 euro (con i restanti 8 a costituire il margine della banca tra guadagno e rischio assunto), oggi si viaggia intorno a quota 90.
L’alternativa delle Camere di Commercio
Intanto è operativo il portale Sibonus.infocamere.it, che consente anche alle piccole imprese e ai titolari di crediti fiscali di cederli per ricavare liquidità immediata.
L’iniziativa promossa da InfoCamere (società delle Camere di commercio per l'innovazione digitale) mette in contatto domanda e offerta, consentendo ai soggetti interessati all’acquisto dei crediti di valutare le opportunità di mercato e completare la transazione in modo sicuro, semplice e affidabile.
L’iniziativa ha preso il via dal Veneto (sotto la spinta di Unioncamere regionale) e si va progressivamente espandendo al resto della Penisola.
L’appello delle associazioni
Intanto, Abi e Ance (associazioni rappresentative rispettivamente delle banche e delle imprese di costruzioni operanti in Italia) hanno inviato una lettera congiunta al Governo per richiamare l’attenzione sulla gravità della situazione nella quale si trovano, oramai da mesi, migliaia di cittadini e imprese che hanno fatto affidamento su misure di incentivazione indirizzate verso l’efficientamento energetico e sismico.
In particolare, scrivono i Presidenti Patuelli e Brancaccio, occorre scongiurare al più presto una pesante crisi di liquidità per le imprese della filiera che rischia di condurle a gravi difficoltà a causa di crediti fiscali maturati e che in questo momento non è più possibile cedere, visti anche i limiti delle capienze fiscali.
Abi e Ance chiedono quindi una misura tempestiva e di carattere straordinario che consenta agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari.
La svolta attesa
L’esecutivo è all’opera per rimodulare il Superbonus concesso a chi effettua lavori di ristrutturazione edilizia che producono un salto di almeno due classi energetiche. Da una parte si va verso la riduzione dell’incentivo al 90%, in modo da ridurre i rischi di truffe e limitare l’esborso per i conti pubblici, dall’altra l’obiettivo è riattivare il meccanismo della cessione dei crediti.
Sotto quest’ultimo profilo, dal 1° gennaio prossimo i condomini potranno rivolgersi esclusivamente a imprese con certificazione Soa, che attesta e garantisce il possesso da parte dell’impresa di costruzioni di tutti i requisiti previsti dall’attuale normativa in materia di contratti pubblici di lavori.
La certificazione Soa, rilasciata da realtà autorizzate dall'Autorità nazionale anticorruzione, attesta la capacità economica e tecnica di un’impresa ai fini dell’esecuzione di appalti pubblici superiori ai 150mila euro, e ora anche di lavori condominiali sopra 516mila euro. Per ottenerla, l’impresa deve dimostrare la propria solidità patrimoniale e presentare idonee referenze bancarie. Questo dovrebbe fare in modo che le imprese ai quali potranno essere appaltati i lavori condominiali riescano ad acquisire più facilmente il credito dai condomini non solo per cederlo alle banche, ma anche per utilizzarlo direttamente.
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