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Superbonus: come sbloccare i crediti incagliati

Sbloccare i crediti rimasti incagliati è l'obiettivo per rilanciare il Superbonus dopo i problemi emersi nel corso delle ultime settimane. Dunque, per chi ha in mano un bonus e fatica a monetizzarlo per mancanza di compratori, non resta che cercare soluzioni alternative.

02/06/2023
Mani che reggono un mazzo di banconote fermate da un lucchetto
Come sbloccare i crediti incagliati del Superbonus

Se da una parte continua a crescere il peso sulle casse dello Stato per i lavori già autorizzati in passato e in corso di svolgimento oggi, dall’altra si aggrava sempre più la situazione dei crediti incagliati, quelli cioè che si fatica a sbloccare. Cerchiamo di capire come si è arrivati fino a questo punto e le possibili soluzioni.

Un macigno sui conti del 2024

Circa 65 miliardi di euro, per lavori su oltre 400mila edifici. Sono i conti a carico dello Stato per i lavori fin qui finanziati nell’ambito del Superbonus, l’incentivo introdotto per sostenere gli interventi di ristrutturazione in campo edilizio che permettono un salto in avanti non inferiore alle due classi energetiche. Il dato arriva dall’Enea ed è relativo al mese di aprile, per cui inevitabilmente verrà ritoccato verso l’alto nei mesi a venire. Di fatti, anche se il decreto varato a febbraio, che ha sancito la fine dello sconto in fattura e ha consentito di scaricare sul 2022 circa 46 miliardi di oneri, comporterà una brusca frenata degli esborsi futuri, restano comunque le annualità in cui i contribuenti rateizzeranno gli interventi di ristrutturazione effettuati. Per il 2024 c’è da attendersi un impatto da 17 miliardi di euro, con il conto che resterà salato anche negli anni a venire. Si tratta di circa due punti percentuali di Pil, non proprio un’incidenza trascurabile, che metterà a dura prova l’esecutivo già di per sé impegnato nella ricerca di risorse per far quadrare i conti.

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Crediti fiscali in cerca di acquirenti per 30 miliardi di euro

Intanto, come rilevato da Il Sole 24 Ore, che ha passato al setaccio quanto emerso nelle audizioni parlamentari, ci sono crediti incagliati – cioè che i privati non riescono a cedereper circa 30 miliardi di euro. Anche perché né Poste Italiane, né Enel X fino a questo momento hanno fatto seguire all’annuncio relativo alla riattivazione delle cessioni, i fatti. Né ha riscontrato particolare interesse presso le istituzioni la proposta Abi-Ance relativa alla compensazione in F24 degli altri crediti eventualmente vantati dalle imprese.

L’audizione di Tesoro, Finanze e Ragioneria generale dello Stato della scorsa settimana attestava, “le cessioni dei crediti per le quali il cessionario ha comunicato l’accettazione e indicato il momento di utilizzo in compensazione” a quota 31,4 miliardi di euro a fine aprile. Un mese dopo, verosimilmente siamo intorno a quota 30 miliardi. Un numero, quest’ultimo, che comprende i soggetti che stanno aspettando una risposta da parte del loro acquirente (nel caso di un intermediario, la procedura di verifica sui crediti può prendere anche molti mesi). Inoltre, per gli sconti in fattura ci possono essere ritardi nell’accettazione da parte delle imprese.

Cosa fare per impiegare i bonus

Dunque, per chi ha in mano un bonus e fatica a monetizzarlo, non resta che cercare soluzioni alternative. Per i committenti è possibile la detrazione in dieci anni, ma solo per le spese 2022 e solo a partire dalla dichiarazione 2024 (quella, cioè, relativa ai redditi prodotti nel corso di quest’anno).

Invece, per chi ha acquistato un credito, c’è la possibilità di spalmarlo in dieci rate annuali. Questa possibilità, però, è valida solo per le cessioni comunicate entro il 31 marzo scorso. Mentre, se non si è arrivati in tempo a contrattualizzare, gli acquirenti potranno essere solo banche o altri intermediari finanziari, con tempistiche che oggi è difficile stimare.

A cura di: Luigi dell'Olio

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