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Mutuo, sorpasso in vista tra fisso e variabile

La stragrande maggioranza dei mutuatari oggi sceglie un mutuo a tasso fisso, dato che costa meno e non espone a rischi di aggravio delle rate nel tempo. Ma questa condizione anomala sta per terminare ed entro la fine dell'anno potrebbe verificarsi il sorpasso.

11/04/2025
una mano pone un cubo con l'icona di una casa su altri cubi con l'icona del simbolo percentuale
Possibile sorpasso del variabile

La lunga “eccezione” in materia di mutui sta per terminare. Il brusco rialzo dei tassi ufficiali, deciso dalla BCE in seguito all’impennata dell’inflazione dal 2021 in avanti, ha prodotto una situazione anomala, che in parte sussiste tutt’ora. I mutui a tasso fisso sono diventati più costosi di quelli a tasso variabile, mentre di solito in passato si è visto il contrario, dato che “si pagava” la sicurezza di una rata immutabile per tutto il piano di rimborso. Come detto, però, la situazione sta rientrando.

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Tasso variabile in ombra

A marzo, i clienti di MutuiOnline.it hanno scelto nel 99,6% dei casi un mutuo a tasso fisso, complice un TAN al 2,82%, mentre il mutuo a tasso variabile si è attestato al 3,69%. Su un mutuo da 140 mila euro a 20 anni, questo significa che il fisso permette di risparmiare 60 euro al mese (764 contro 824), mentre se si guarda al totale degli interessi da corrispondere negli anni si arriva a 14.300 euro.

Dunque il differenziale resta importante, anche se si va riducendo ormai da diversi mesi. Guardando in prospettiva, c’è da attendersi che questa tendenza si rafforzi, complice il cambio di rotta deciso a livello europeo, con accenti particolari in Germania. Quella che tradizionalmente è stata considerata la locomotiva dell’economia nel Vecchio Continente da due anni vive un ciclo economico molto debole. Complici la minaccia russa e l’allontanamento dall’Europa di un alleato storico come gli Stati Uniti, il nuovo governo ha deciso di superare i tabù del debito pubblico, mettendo in cantiere investimenti da centinaia di miliardi di euro per la difesa e per l’ammodernamento delle infrastrutture. L’obiettivo è iniettare consistenti somme di denaro pubblico sperando nell’effetto leva da parte degli investimenti privati.

Questo cambio politico, sui fissi, impatterà più dei tagli ai tassi già previsti da parte della BCE per il resto del 2025. Si è già visto un impatto sull’Interest Rate Swap (IRS, cioè il benchmark usato come base dalle banche per fissare i tassi di mercato relativi ai mutui a tasso fisso) a 30 anni, il tasso utilizzato dalle banche per trasformare i finanziamenti da variabili a fissi. Tra fine febbraio e il 24 marzo, il tasso è salito dal 2,19% al 2,63%, tornando ai livelli più alti dal novembre 2023.

L'IRS a 30 anni che tanto influenza i mutui fissi è passato dal 2,19% di fine febbraio al 2,63% del 24 marzo: e nei giorni precedenti era tornato ai livelli più alti dal novembre 2023. Dal momento che alla base di questo rialzo c’è un piano politico pluriennale, è possibile che questo rimbalzo non rientrerà rapidamente: se così fosse, sarà difficile che i tassi fissi sui mutui potranno scendere nel breve termine. Anche in presenza degli ulteriori tagli ai tassi BCE che attualmente ha già scontato il mercato (altri due).

Se si guarda alle attese degli operatori di mercato, relative alla scadenza dei Bund (i titoli di Stato tedeschi) trentennali, principale riferimento per l’IRS, emerge una relativa stabilità fino alla fine dell’anno, anche se lo scenario degli ultimi tempi ci ha abituato a continui cambi di rotta. Così, un’eventuale recessione in Europa potrebbe modificare le aspettative future sull’inflazione e spingere al ribasso l’IRS più rapidamente, anche se al momento questo scenario non è ritenuto probabile per il resto del 2025.

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Sorpasso del variabile in vista

Diversa la situazione per i mutui a tasso variabile, che hanno seguito un trend opposto. L’indice Euribor a 3 mesi è sceso dal 2,46% al 2,38% tra il 28 febbraio e il 21 marzo, ma da qui in avanti il ritmo di riduzione del differenziale dipenderà molto dalle mosse della BCE e dalle decisioni delle banche sugli spread applicati ai mutui variabili.

Secondo le nostre analisi, il gap continuerà a ridursi nei prossimi mesi, con un possibile sorpasso del TAN entro fine anno. Questa tendenza potrebbe influenzare le scelte future anche se, come sempre, la valutazione va fatta caso su caso, in base al totale delle attività del singolo mutuatario, nonché ai suoi progetti di vita.

A cura di: Nicoletta Papucci

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