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La BCE tiene fermi i tassi. Cresce ancora la convenienza del tasso variabile
Dopo otto tagli al costo del denaro, l’estate sarà tempo di riflessioni, in attesa di capire come evolverà lo scenario di fondo dell’economia e la variabile dell’inflazione. La Banca Centrale Europea ha deciso di tenere fermi i tassi ufficiali e di valutare di volta in volta le decisioni da adottare.

La BCE si prende una pausa in materia di tassi. L’Eurotower ha deciso di mantenere il tasso sui depositi al 2,00%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%.
Dopo otto tagli al costo del denaro, l’estate sarà tempo di riflessioni, in attesa di capire come evolverà lo scenario di fondo dell’economia e la variabile dell’inflazione. Intanto, sul fronte dei mutui casa cresce la convenienza del variabile rispetto al fisso, con il primo che nei prossimi mesi potrebbe farsi strada nelle preferenze dei consumatori italiani, dopo essere stato di gran lunga minoritario negli ultimi anni.
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Tassi, per la BCE è il momento di stare a guardare
“Wait and see”. Congedando i giornalisti a margine della conferenza stampa relativa all’ultima riunione della BCE, la presidente Christine Lagarde ha sottolineato che è il momento di stare a guardare, dato che il livello attuale dell’inflazione è in linea con l’obiettivo di medio termine del 2% fissato dal Consiglio Direttivo.
In sostanza, ci sono troppe incertezze nello scenario di fondo ed è opportuno che la Banca Centrale analizzi i numeri che usciranno prossimamente prima di prendere nuove decisioni sul costo del denaro. Su tutto pesa l'incognita dei dazi reciproci, che inevitabilmente avrebbe un effetto inflativo; quindi vi sono i conflitti armati in giro per il mondo e anche la debolezza della congiuntura.
Cosa cambia per i tassi dei mutui dopo lo stop ai tagli della BCE?
A seguito della decisione di mantenere inalterati i tassi di interesse, il TAN medio dei mutui a tasso variabile a 20 e 30 anni è destinato a rimanere stabile sui livelli attuali anche nelle prossime settimane.
Secondo le analisi dell’Osservatorio di MutuiOnline.it, a luglio il valore medio registrato si attesta al 2,63%, in linea con quello dello scorso mese e oltre un punto percentuale inferiore rispetto a gennaio 2025, quando era al 3,71%.
Considerando un mutuo da 180 mila della durata di 20 anni, rispetto a inizio anno la rata mensile per chi ha scelto un tasso variabile è passata da 1.063 a 965 euro, per un risparmio sulla rata mensile pari a 98 euro e una spesa sull’intera durata del mutuo di oltre 23.500 euro inferiore.
Per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, questo mese la forbice rispetto al variabile si è aperta ulteriormente, con il TAN medio che si attesta al 3,14%, in leggero rialzo rispetto al mese scorso, quando era al 3,05% ma su un livello storicamente accettabile. Sul finanziamento considerato in precedenza, ciò si traduce in una rata mensile pari a 1.011 euro, ovvero 46 euro in più rispetto a quella del tasso variabile, per una spesa complessiva superiore di quasi 11 mila euro.
L’incertezza macro crea tensione sugli indici del tasso fisso
Le crescenti tensioni a livello commerciale tra le due sponde dell’Atlantico hanno causato nelle ultime settimane un leggero aumento dell’indice IRS, riferimento utilizzato per calcolare il tasso di interesse dei mutui a tasso fisso. Infatti, nella scadenza a 30 anni è passato da un valore del 2,65% registrato il 23 giugno al 2,81% delle rilevazioni del 23 luglio, mentre per la scadenza a 20 anni dal 2,72% si è passati al 2.85%.
Per quanto riguarda invece l’Euribor (benchmark per i finanziamenti a tasso variabile), invece, i valori si sono mantenuti stabili, con un dato pari a 1,94% per la scadenza a 3 mesi e dell’1,91% per quella a un mese.
In vista un ulteriore calo dei tassi relativi al variabile
Guardando in prospettiva, MutuiOnline.it si attende un’ulteriore discesa dell’Euribor fino al secondo trimestre del 2026, quando i valori si dovrebbero attestare attorno a quota 1,70%. La forbice tra le due tipologie di finanziamento potrebbe dunque aprirsi ulteriormente a favore del variabile nei prossimi mesi, soprattutto se ci sarà un calo degli spread applicati da parte delle banche sui mutui a tasso indicizzato.
In questo contesto, la maggior parte dei consumatori ha l’opportunità di bloccare la rata a un tasso intorno al 3%, comunque conveniente, mentre chi è attento al mercato ed è più propenso al rischio, può di certo valutare il variabile, anche alla luce dei possibili, nuovi tagli in vista. Il tutto ricordando che c’è sempre la possibilità della surroga del mutuo in caso di necessità.