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Coronavirus: quale effetto sugli affitti in Europa?

Il mercato degli affitti ha scontato nel 2020 gli effetti del virus, soprattutto nelle città europee dove gli investitori italiani hanno avuto finora molta attenzione. Solo Berlino ha chiuso l’anno in positivo, mentre scrivono forti perdite i canoni di Milano, Barcellona, Londra, Parigi.

03/02/2021
Coronavirus: quale effetto sugli affitti in Europa?

Il mercato immobiliare, come tutti i settori dell’economia, ha risentito inevitabilmente degli effetti della pandemia da coronavirus. A farne le spese è stato soprattutto il segmento degli affitti, soprattutto in quelle città dove gli investitori – privati e istituzionali che siano – negli ultimi anni hanno rivolto maggiore attenzione. Oggi questo mercato deve trovare una nuova strada. Infatti, se chi vuole comprare da una parte è invogliato dai bassi tassi di interesse e da un mercato dove abbonda l’offerta, dall’altra è frenato dalla mancanza di una visibilità più ampia su come potrebbe muoversi il residenziale.

Berlino è l’unica a registrare uno spunto positivo

Il Centro Studi di Abitare Co. ha cercato di mettere a fuoco quali effetti ha avuto il Covid-19, per esempio, sul mercato di alcune delle principali città europee dove gli italiani amano investire. In particolare ha monitorato le piazze di Milano, Berlino, Londra, Barcellona e Parigi, considerate negli ultimi anni i mercati più attraenti dagli investitori per mettere a reddito i propri capitali nel mercato della locazione. Dall’analisi emerge un quadro comune se si confrontano i canoni pagati a fine 2019 con quelli pagati a fine 2020. Dai dati risulta che solo la metropoli tedesca ha mantenuto il segno positivo, comunque debole, con una crescita media del +1,2% e un canone annuo di 138 euro al metro quadrato. 

Il peggiore trend è di Barcellona

Le altre capitali sono invece accomunate da un trend negativo: Barcellona è la peggiore con un calo dell’8,7% e un canone medio annuo di 177 euro/mq, seguita da Milano (-4,5% e un canone medio di 221 euro mq). Londra (-3,7%) e Parigi (-2,6%), sono le città che presentano i prezzi più alti, con un canone rispettivamente di 310 euro/mq e di 409 euro/mq annuo. La situazione pre-Covid era completamente differente e il mercato appariva effervescente in tutte le città considerate, con canoni a fine 2019 cresciuti in media tendenziale di oltre 8 punti percentuali. Nel dettaglio, a Milano gli affitti erano aumentati dell’11,4%, a Parigi dell’8,9%, a Londra del 5,4%, A Barcellona del 9,8% e a Berlino del 6,3%.

Come hanno inciso lockdown e smart working

A incidere sul mercato immobiliare, ha spiegato Alessandro Ghisolfi, responsabile del Centro Studi di Abitare Co., sono stati soprattutto i lockdown applicati (anche con criteri disomogenei) nei vari Paesi Ue che hanno influito facendo crollare la domanda degli affitti, soprattutto estera, che si basava molto su lavoro e turismo. Per questo, precisa, il calo più drastico ha riguardato il segmento degli affitti brevi, in un quadro determinato anche dalla fuga degli studenti universitari tornati nelle loro città di residenza, e dall’interruzione dei trasferimenti lavorativi di manager e professionisti, sostituiti dallo smart working. 

Nel 2021 prima parte debole, poi ripresa nel secondo semestre

L’azione degli investitori sul mercato immobiliare, oltre che dai fattori innescati dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni imposte dai Governi, è stata condizionata anche dal timore di doversi rapportare con un inquilino meno solido finanziariamente e dalle capacità ridotte nel sostenere il costo dell’affitto della propria abitazione. Per questo le prospettive sul prossimo indirizzo del mercato immobiliare appaiono incerte, anche perché le ipotesi di una robusta ripresa economica si sono nel frattempo allungate verso la seconda parte dell’anno. Sul fronte degli affitti, stima Ghisolfi, probabilmente ci sarà un primo semestre debole, per poi assistere nella seconda parte a una stabilizzazione dei canoni e a una ripresa della domanda.

A cura di: Fernando Mancini

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