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Casa: domanda degli stranieri prevista in ripresa
Nel 2021 gli acquisti di case da parte degli stranieri sono stimati in aumento del 15,4 per cento a 30 mila unità. Un rimbalzo solo parziale rispetto al crollo del 52,7 per cento accusato durante il 2020 a causa del Covid. Si stima il recupero dei livelli pre crisi per il 2022.
A movimentare il mercato immobiliare non ci sono solo le famiglie italiane, ma anche la domanda degli stranieri, che consolida una posizione sempre rilevante pur al netto della frenata subita lo scorso anno a seguito della pandemia.
È quanto emerge da una ricerca di Scenari immobiliari, secondo cui nel biennio 2018-2019, le compravendite residenziali da parte di stranieri sono state 106mila, con un fatturato di 9,3 miliardi di euro. I protagonisti assoluti degli acquisti sono stati lavoratori di lunga residenza, con almeno una decina d’anni in Italia e una situazione lavorativa stabile già da qualche anno, condizione necessaria all’ottenimento del finanziamento.
A causa dell’emergenza sanitaria la tendenza positiva ha subito uno stop e per 2020-21 si stimano solo 56mila compravendite immobiliari da parte degli stranieri, in calo di quasi la metà rispetto al biennio precedente. La pandemia, ha commentato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, ha condizionato gli andamenti dei mercati immobiliari di tutto il mondo, Italia compresa. Anche la crescita degli acquisti di case da parte di stranieri si è bloccata a causa del coronavirus, dopo la lenta ma progressiva salita registrata negli anni scorsi (le compravendite sono passate da 36mila unità del 2014 alle 55mila nel 2019, con un aumento di circa il 53% in cinque anni).
Nel 2020 dimezzati fatturato e compravendite
A frenare i compratori stranieri hanno contribuito la crisi economica legata al Covid, la conseguente stretta creditizia sui mutui e le incerte prospettive occupazionali. Nel primo quadrimestre dello scorso anno, ricorda Breglia, tutte le attività del mercato immobiliare che richiedevano un contatto fisico si sono bloccate, come le visite agli immobili e, in generale, l’attività è scesa ai minimi storici.
Il successivo rimbalzo delle attività (primavera-estate 2020) ha interessato solo in parte gli acquisti da parte degli stranieri. In dettaglio, nel 2020 si sono registrate 26mila compravendite di case da parte di stranieri, in calo del 52,7% annuo, con un fatturato di 2,2 miliardi di euro (-54,2%) e con una spesa media per l'abitazione intorno agli 85mila euro.
In particolare, l’incidenza delle compravendite di cittadini stranieri sul totale delle compravendite è calata al minimo storico del 4,8%, (nel 2019 era stata circa il 9%, mentre il massimo si era realizzato nel 2007, quando il 17,3% degli acquisti complessivi era stato realizzato da stranieri). Per quest’anno si stima una ripresa degli acquisti da parte con 30mila compravendite, (+15,4%) associata a un fatturato di 2,5 miliardi di euro (+13,6%).
Nel 2022 verso recupero livelli pre-Covid
Per il 2022, fermo restando la ripresa economica sostenuta dal recovery fund e un’epidemia sotto controllo, le previsioni sono positive, verso un recupero del livello delle compravendite pre-pandemia. Secondo l’analisi, continua a esserci una buona domanda per case di dimensione compresa fra 75 e 100 metri quadrati, ma soltanto un acquisto su cinque rientra in questa fascia. La superficie media acquistata nel 2020, a livello nazionale, è stabile attorno ai 55metri quadri. Gli acquisti di stranieri si distribuiscono prevalentemente al Nord con il 77 per cento, al Centro con il 19 per cento, al Sud e nelle Isole con il 4%.
Secondo Scenari Immobiliari sulla condizione abitativa degli stranieri, nel 2020 il 64% vive in affitto, mentre il 7,4% abita presso il luogo di lavoro e il 7,6% alloggia presso parenti o altri connazionali, mentre il 21% vive in una casa di proprietà. Nel 2021, continua la tendenza del precedente anno, con un aumento della componente dell’Europa dell’est che passa dal 68 per cento al 70 per cento. In calo o stabili gli stranieri provenienti dagli altri Paesi. In calo gli acquirenti di nazionalità cinese e indiana, rispettivamente al 9,5 per cento e al 10,4 per cento.