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Affitti brevi: pronte le nuove misure con la restrizione per i privati
Sono contenute nel Ddl del Ministero del Turismo le nuove norme sugli immobili privati destinati agli affitti brevi. L’obiettivo è disciplinare il settore salvaguardando i centri storici delle nostre principali città dal sovradimensionamento e contrastare forme irregolari di ospitalità.
Il fenomeno incontrollato degli affitti brevi che ha rivoluzionato il nostro mercato immobiliare procurandone una inevitabile saturazione e conseguente rincaro vertiginoso dei prezzi, ha portato il Governo a proporre una nuova disciplina che lo regolasse in maniera più stringente.
È contenuto in un nuovo disegno di legge proposto dal Ministero del Turismo ed è ora al vaglio del Parlamento il provvedimento che introduce nuove norme sugli immobili privati destinati agli affitti brevi. L’obiettivo è disciplinare il settore, salvaguardando i centri storici delle nostre principali città dal “sovradimensionamento rispetto alle potenziali capacità ricettive e dallo spopolamento”, oltre che contrastare forme irregolari di ospitalità.
Queste in sostanza le misure contenute nella bozza del Ddl:
- ogni immobile concesso in locazione per finalità turistiche sito nel centro storico di uno dei 14 principali centri italiani dovrà essere identificabile con un Cin (codice identificativo nazionale);
- non sarà ammesso un soggiorno inferiore alle 2 notti nelle principali città d’arte e nei comuni più popolosi;
- un Codice Ateco specifico per la nuova categoria del property manager, con il ruolo di gestore degli immobili per conto dei proprietari.
Cosa prevedono le nuove regole sulle locazioni turistiche
Gli appartamenti offerti in locazione a uso turistico dovranno essere identificati con un codice nazionale unico (Cin) in sostituzione dei vari codici regionali presenti attualmente. Dovrà essere esposto e visibile all’entrata dei locali, oltre che utilizzato negli annunci sulle piattaforme internet come Airbnb e Booking, pena una multa dai 500 fino a 5.000 euro per chi affitta e dai 300 fino a 3.000 euro per i siti.
Il limite minimo di due notti di soggiorno ha come motivazione evitare la concorrenza alle strutture alberghiere: sarà posto nei centri storici delle 14 maggiori città italiane come Roma, Milano, Napoli, Firenze, Bologna. Inoltre, varrà anche per circa 1.000 di comuni ad alta densità turistica.
La regola delle due notti minime ha due eccezioni:
- i comuni turistici con meno di 5.000 abitanti;
- le famiglie composte da almeno un genitore e tre figli.
Per quanto riguarda la nuova figura introdotta del property manager, questa potrà essere una persona fisica oppure una società incaricata di gestire gli appartamenti che agirà come sostituto d’imposta. Inoltre, dovrà aprire la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) per conto della proprietà dell’appartamento, obbligatoria nel caso l’attività di affitti brevi sia condotta a livello imprenditoriale, con più di 4 case destinate alle locazioni turistiche.
Dove soggiornare per un giorno in una città d’arte
I nuovi adempimenti relativi alle strutture private auspicati dal Ministero del Turismo sono ora in Parlamento in attesa di essere approvati, ma se dovesse passare introdurranno una serie di restrizioni che scoraggeranno l’attività di locazione dei privati nei centri storici e la destinazione di molte seconde case a una attività di locazione turistica.
I turisti dovranno quindi valutare l’alternativa alle strutture ricettive, come alberghi, pensioni e bed&breakfast, che nelle città d’arte hanno subito negli ultimi mesi rincari fino a quasi il doppio. Città d’arte dove soggiornare è diventato un vero e proprio salasso, prima fra tutte Firenze che ha visto crescere il prezzo delle tariffe alberghiere del 43% (fonte: Assoutenti), seguita da Milano con rincari del 38% e Venezia del 25,7%.