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Tassi fermi nell’Eurozona, i tagli non sono dietro l’angolo

Le mosse della Fed alla vigilia avevano illuso il mercato. Quanto all'Eurozona occorrerà attendere ancora diversi mesi per assistere al primo taglio dei tassi ufficiali. La Bce continua ad avvertire che l'inflazione di fondo resta elevata e andrà monitorata.

15/12/2023
bandiera europea con paesi
La Bce ha deciso di lasciare fermi i tassi ufficiali

L’ottimismo dei giorni scorsi si è rivelato eccessivo. Come ampiamente previsto, la Banca centrale europea ha deciso di tenere fermi i tassi ufficiali, ma soprattutto non ha fornito indicazioni su possibili tagli futuri, come invece aveva fatto la Fed mercoledì. Dunque, le condizioni di accesso a mutui e prestiti non variano, almeno per ora.

L’inflazione continua a fare paura

La Banca centrale statunitense ha deciso di dare un’indicazione precisa: a meno di imprevisti, nel corso del 2024 ci saranno tre tagli ai tassi, anche se non vi sono specifiche in merito all’importo (mezzo punto o un quarto), né sull’inizio dell’allentamento monetario. Il chiarimento ha comunque spinto il mercato (il cui clima è sintetizzato nell’andamento dei futures relativi all’Euribor) a ipotizzare il primo taglio nell’Eurozona tra la fine del primo trimestre 2024 e l’inizio del secondo.

In realtà la presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde, si è mostrata più fredda in proposito. “Non è ancora il momento di abbassare la guardia contro l’inflazione. Occorrono altri dati che indichino che anche le pressioni interne sui prezzi sono in calo e avremo molti dati soprattutto nella prima metà del 2024”, è stato il suo messaggio nel corso della conferenza stampa. E, dato che la Lagarde è abituata a pesare le parole, il messaggio appare chiaro: la Bce vuole prendersi ancora del tempo prima di cambiare orientamento in materia di politica monetaria. A meno di necessità particolari, come può essere la caduta in una pesante recessione, si va dunque verso l’immobilismo all’incirca fino all’estate del prossimo anno. Del resto, diversi analisti hanno evidenziato che il tasso di inflazione, letteralmente crollato tra ottobre e novembre, dovrebbe restare basso ancora questo mese e il prossimo, ma poi da febbraio/marzo è previsto un rimbalzo dato che il confronto con dodici mesi prima non sarà più influenzato dal caro-energia, ma legato ad altre componenti della spesa, che hanno continuato a correre di recente.

A sgombrare ogni dubbio, la Lagarde ha aggiunto che il direttivo Bce “non ha assolutamente discusso di un possibile taglio dei tassi”, per poi concludere che “non si passa in un solo colpo dallo stato solido a quello gassoso perché ci sono vari stadi intermedi”.

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L’impatto sui mutui e sui prestiti

Alla luce di queste considerazioni, l’Euribor nelle varie scadenze è rimasto sostanzialmente fermo. In concreto questo significa che poco (o nulla) cambia per i mutui a tasso variabile, né sono attese particolari novità sul fronte dei tassi applicati ai prestiti. La situazione è quella dei mesi scorsi, con le banche che per altro devono stare attente alla solidità dei richiedenti dato che il ciclo economico continua a indebolirsi. Il tutto senza drammi: la qualità del credito in pancia agli istituti è buona, dopo le profonde pulizie di bilancio degli scorsi anni. Non manca, dunque, lo spazio per vedere il bicchiere mezzo pieno: dopo dieci rialzi consecutivi dei tassi, a novembre e dicembre la Bce ha decretato lo stop e l’orientamento è alla stasi per i prossimi mesi. Dunque quanto meno la situazione non sembra destinata a complicarsi ulteriormente.

Per chi ha intenzione di comprare casa va considerato anche un altro aspetto. Dopo una corsa durata due anni, i prezzi dell’immobiliare in Italia hanno cominciato a frenare per cui oggi è possibile trovare condizioni migliori a livello di quotazioni, complice la maggiore disponibilità a trattare da parte dei venditori.

Quanto al prossimo anno, poi, molto dipenderà dal ritmo di messa a terra del Pnrr. Il piano di rilancio dell’economia italiana ha subito pesanti rallentamenti nel corso del 2023 e l’auspicio è che i nodi autorizzativi vengano sciolti al più presto, mettendo in campo risorse utili ad accelerare la crescita. Tutto questo nella considerazione che non potrà arrivare una grande spinta dal segmento delle costruzioni, alla luce della stretta normativa imposta al Superbonus, soluzione molto apprezzata dalle famiglie negli ultimi due anni, ma ormai resa di difficile accesso e con una politica di detrazioni molto meno generosa rispetto all’inizio.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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