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Superbonus, le risposte ai dubbi più frequenti
Tutto pronto, o quasi. Nella prossima manovra di Bilancio, il governo Meloni cambierà volto al Superbonus edilizio legato ai lavori di efficientamento energetico. Si passerà dal 110% al 90%, con una serie di regole nuove, che lasciano aperti alcuni quesiti.
Il beneficio fiscale concesso per chi effettua lavori di efficientamento energetico degli edifici dal prossimo anno scenderà al 90%. Portandosi dietro alcune questioni irrisolte per il periodo transitorio.
Il ridimensionamento del Superbonus dal 110% al 90% a partire dal prossimo anno crea una serie di dubbi in merito alle procedure già avviate. Proviamo a rispondere ai quesiti più frequenti.
Come cambia il superbonus nel 2023
Il governo Meloni ha deciso di mantenere l’incentivo per chi effettua lavori immobiliari che garantiscono miglioramenti nella classe energetica degli edifici per almeno due classi, ma riducendone l’importo dal 110% al 90% di quanto speso. Un modo per sostenere ancora la riqualificazione edilizia nel nostro Paese, ma limitando l’esborso per le casse dello Stato e puntando a limitare i tentativi di truffe e raggiri.
Il nuovo Superbonus sarà regolamentato dalla manovra di Bilancio 2023, che promette di reintrodurre l’incentivo anche per le villette, a patto però che siano utilizzate come prima casa da proprietari che rientrino in una determinata soglia di reddito.
Cosa succede a chi ha già la Cilas
Detto dei cambiamenti, ovviamente le regole restano quelle precedenti per i lavori effettuati entro la fine di quest’anno. Resta da capire se il prossimo anno verrà consentita o meno l’applicazione dell’aliquota del 110% anche ai lavori non ancora iniziati, ma per i quali sono state avviate le procedure con il comune. Si tratta di un tema di una certa rilevanza, che andrà chiarito dal Governo.
In merito allo studio di prefattibilità è poco probabile che venga considerato sufficiente, dato che quest’ultimo potrebbe anche avere esito negativo.
Agevolazioni fiscali
Un quesito molto frequente è se l’immobile per il quale si è fruito del Superbonus possa essere venduto entro cinque anni senza pagare imposte sull’eventuale plusvalenza. A questo proposito il Superbonus segue le stesse regole previste per tutti gli interventi edilizi. Dunque la detrazione passa all'acquirente anche se le spese sono state sostenute dal venditore, salvo accordi specifici da mettere per scritto nel rogito.
Dunque non c’è il divieto a rivendere l’immobile sul quale sono stati fatti gli interventi prima che siano trascorsi cinque anni dal rogito.
Le imposte sulla plusvalenza non sono dovute se l'immobile è stato utilizzato come abitazione principale per più della metà del tempo trascorso tra l'acquisto e la rivendita.
Boom di detrazioni
Intanto, dai dati mensili dell'Enea emerge che a ottobre gli investimenti ammessi all’agevolazione sono stati 4 miliardi, portando il totale (proiezione a fine lavori) a quota 60 miliardi di euro, vale a dire il doppio rispetto a sei mesi fa. Nell’ultimo mese è stato inoltre registrato un incremento dell’investimento medio – da 585mila a 594mila euro – a fronte di asseverazioni già presentate passate da 37.800 a 40.500. Anche per le villette non si arresta la crescita: dopo il picco fatto registrare a settembre di 178mila asseverazioni, ad ottobre è stata raggiunta quota 191mila. Stabile, invece, l’ammontare dell'investimento medio, sempre intorno a 113mila euro per le villette e gli edifici unifamiliari, e di poco sotto i 100mila nel caso degli immobili funzionalmente autonomi.