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Mutui, è il momento di tornare al variabile?

Ancora un rialzo da qui a fine anno, presumibilmente dello 0,25%, e poi lo stop. Questa è l'opinione prevalente del mercato in merito alle prossime mosse della Bce. Tuttavia, rispetto a qualche settimana fa le previsioni del primo taglio sono state spostate in avanti, per fine 2024.

04/10/2023
pile di monete e freccia su
Previsioni per i tassi e cosa scegliere in vista di un mutuo

Con la stretta sui tassi che si avvia verso la conclusione, potrebbe essere il momento di tornare al tasso variabile. Cerchiamo di capire se, e a quali condizioni, questa eventualità potrebbe risultare profittevole.

Dominio del fisso

Partiamo dai dati acquisiti. Secondo l’ultimo Osservatorio di MutuiOnline.it, nel corso dell’ultimo trimestre la stragrande maggioranza sia dei mutui richiesti, sia di quelli erogati è stata a tasso fisso: rispettivamente il 93,3%% e il 93,0%.

Numeri che si spiegano alla luce di quanto accaduto dall’estate del 2022 in avanti. La Banca centrale europea ha effettuato dieci rialzi consecutivi dei tassi ufficiali (mai dalla nascita della moneta unica c’erano stati così tanti rialzi in così breve tempo), portando il minimo al 4,5% contro lo zero di giugno dello scorso anno. Una situazione che ha creato più di qualche grattacapo ai mutuatari che avevano scelto l’opzione variabile e che pertanto ora si trovano a fare i conti con una rata ben più consistente.

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Cosa aspettarsi da qui in avanti

Detto di quel che è stato, a chi programma oggi di comprare casa, e quindi accedere a un mutuo, interessa soprattutto lo scenario futuro. A questo proposito, solo fino a qualche settimana fa l’orientamento degli operatori, espresso attraverso i futures, era chiaro: il picco della Bce sarebbe stato dello 0,25% superiore al livello attuale, dunque con un minirialzo in vista da qui a fine anno. Una mossa seguita da una fase di stabilità, con l’inizio dei tagli a partire dall’estate 2024, per approdare nel giro di un paio di anni in area 2-2,5%.

Tuttavia, oggi lo scenario appare più complicato. Negli Stati Uniti, che hanno iniziato per primi a tagliare i tassi, con l’inflazione che ad agosto si è attestata al 3,7% (contro il 4,3% dell’Eurozona), si è visto che il trend discendente non è così lineare, anzi di tanto in tanto c’è un rimbalzo.

L’impatto sui futures è stato un appiattimento della curva, con le attese del primo taglio spostate in avanti, verso fine 2024. Stiamo parlando solo di previsioni, che spesso vengono smentite – in una direzione o nell’altra – dalla realtà, ma tant’è.

I criteri di scelta del mutuo

Per altro, le prospettive di breve periodo sono poco indicative quando si parla di un investimento di lungo periodo come l’acquisto di una casa. In condizioni normali, il tasso variabile è sensibilmente meno caro del fisso perché quest’ultimo incorpora una sorta di assicurazione, data dalla certezza che l’importo della rata non varierà durante tutta la durata del piano di rimborso. E poi c’è sempre la possibilità di surrogare, rottamando il proprio mutuo se sul mercato emergono offerte più convenienti.

Dunque è l’ora di passare al variabile? Una risposta valida per tutti non può esistere. Tutto dipende dalle caratteristiche e dai bisogni personali: si è disposti ad accettare una quota di incertezza in merito all’importo della rata? A quanto ammonta il finanziamento richiesto rispetto al prezzo dell’immobile (anche considerando che nei primi anni la rata è composta in maggioranza da interessi e solo per una parte minoritaria dalla quota capitale)? Al di là della rata del mutuo, si riescono a risparmiare altre cifre mensilmente, in modo da usarle come cuscinetto in caso di emergenza? Sono tutti quesiti che non si presentano a una risposta univoca. Porsi queste domande può sicuramente aiutare a compiere una scelta consapevole.

Fermo restando che, come per ogni altro investimento e finanziamento, i conti sulla convenienza o meno delle scelte fatte si possono fare solo a posteriori.

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Migliori mutui acquisto prima casa: simulazione a tasso fisso, impiegato 35 anni, residente a Milano, reddito € 2.600 euro mensili, importo mutuo € 100.000 euro, valore immobile € 200.000 euro, durata mutuo 30 anni. Rilevazione del 07/12/2023 ore 09:00.
Banca Tasso Rata Taeg
Credem 3,38% € 442,37 3,72%
Crédit Agricole Italia 3,49% € 448,49 3,77%
Banco di Desio e della Brianza 3,53% € 450,72 3,81%
Intesa Sanpaolo 3,70% € 460,28 3,91%
BPER Banca 3,80% € 465,96 4,00%
Banca Monte dei Paschi di Siena 3,75% € 463,12 4,04%
Banco di Sardegna 3,80% € 465,96 4,04%
BNL - Gruppo BNP Paribas 4,05% € 480,30 4,27%
A cura di: Luigi dell'Olio

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