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Così il Pnrr rilancerà le costruzioni
Non si tratta solo di sostenere uno dei settori più colpiti dalla crisi pandemica, ma anche di provare a generare un impatto positivo su tutta l’economia italiana e contribuire alla transizione verso un modello di crescita sostenibile nel lungo periodo.

Non si tratta solo di sostenere uno dei settori più colpiti dalla crisi pandemica, ma anche di provare a generare un impatto positivo su tutta l’economia italiana e contribuire alla transizione verso un modello di crescita sostenibile, più rispettoso dell’ambiente e che impieghi una quantità maggiore di risorse naturali disponibili in misura limitata. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) dedica risorse importanti al settore delle costruzioni. Andiamo a vedere i capitoli più rilevanti.
Metà del piano finisce nel mattone
Ance, l’associazione nazionale costruttori edili, stima in 107 miliardi di euro l’ammontare dei fondi contenuti nel Pnrr (quindi poco più della metà rispetto ai 192 miliardi complessivi previsti dal piano che punta a tirare l’Italia fuori dalle secche della crisi pandemica) a disposizione del comparto edile. Alcune somme sono già disponibili, dato che la prima tranche di fondi europei, 24,9 miliardi arrivati in estate, dovrà essere impiegata dando priorità a interventi per gli asili nido, le ferrovie, gli ospedali e le scuole. Servono strutture più moderne per rendere più efficiente il Paese e rispondere alle esigenze dei cittadini e quindi occorre intervenire sul patrimonio edilizio, con ristrutturazioni e in alcuni casi ricorrendo a nuove costruzioni.
Gli interventi attesi
Gli impatti sull’edilizia potranno essere trasversali alle sei missioni previste dal Pnrr, anche se con un impatto maggiore in tre capitoli. La seconda missione, Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica, stanzia complessivamente 68,6 miliardi di euro, buona parte dei quali andranno proprio a rinnovare gli immobili esistenti. La terza missione, Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile, che mette in campo 31,4 miliardi, avrà un impatto soprattutto sul versante delle infrastrutture. Infine la quarta missione, Istruzione e Ricerca, punterà ad ammodernare i manufatti.
I progetti di riqualificazione urbana
La Conferenza Stato-Regioni-città di giovedì scorso ha dato il via libera a 159 progetti, per 2,8 miliardi di valore, destinati a periferie da riqualificare, edifici pubblici da riconvertire, case popolari da ristrutturare. Primo passo di un vasto piano di rigenerazione sociale e fisica delle aree degradate, che passerà anche per la messa in sicurezza di quartieri, previsione di nuovi servizi urbani, di viabilità e accessibilità innovative.
Il Pinqua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare) ha messo a punto una ripartizione dettagliata di interventi necessari sul territorio italiano, comune per comune. Sono state vagliate diverse centinaia di proposte, prima di selezionare quelle più urgenti e a maggiore impatto sia in termini economici (l’edilizia ha un elevato moltiplicatore, con la distribuzione di appalti e incarichi a una miriade di piccole imprese, che generano occupazione e crescita economica), ma anche sociale (dato che la pandemia ha acuito le distanze e rischia di accrescere i rischi di tenuta sociale nel medio periodo).
Nei prossimi mesi ci saranno altre selezioni, con requisiti specifici. Occorre fare presto, dato che il termine previsto per il completamento dei progetti è il 2026, allineato al termine del Pnrr. Quindi tutti i progetti dovranno essere completati a quella data.
Infine, va ricordato che la spinta per il settore edile non verrà unicamente dai fondi stanziati ma anche dalla riforma della Pubblica Amministrazione e di semplificazione della legislazione. Due interventi legislativi che gli operatori del settore chiedono da tempo e che finalmente potrebbero concretizzarsi.
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