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Primo effetto Draghi sui mutui

I mutui a tasso variabile rialzano la testa. I numeri indicano che, dopo aver toccato il fondo, le richieste di mutui a rata indicizzata sono tornate a crescere. Se a fine dicembre erano appena il 13,8%, nel primo trimestre del 2019 sono cresciute al 17,1%. Il tutto a svantaggio del fisso, sceso dall'84,3% all''80,6%. Cosa è successo nel frattempo da giustificare questo recupero del variabile? Tanto a gennaio quanto a marzo la Bce ha fornito segnali distensivi sul fronte tassi prima lasciando intuire e poi confermando che nell'anno in corso non ci sarebbe stato alcun rialzo. Le aspettative sui tassi sono il primo fattore che dovrebbe muovere la scelta di un mutuatario informato sull'amletica opzione tra fisso e variabile. "La scelta tra fisso e variabile dipende anche dalla durata del mutuo"- sottolinea Roberto Anedda, Direttore Marketing di MutuiOnline.it. "Bisogna infatti considerare che, per come funziona il piano di ammortamento che prevede che la maggior parte degli interessi venga pagata nella prima metà di vita del contratto, chi stipula un variabile non deve occuparsi di eventuali rialzi dei tassi e delle rate per l'intera durata, ma per poco più della metà".
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