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Condhotel: cosa sono e come funzionano

11/06/2018
Condhotel: cosa sono e come funzionano

Negli ultimi anni si è molto diffusa in Italia una pratica già ampiamente consolidata in altri Paesi: stiamo parlando degli affitti brevi, una modalità di locazione che permette di affittare la propria dimora per un periodo che va da qualche giorno a poche settimane.

Per alcuni proprietari è diventata un’attività semi professionale, per altri rappresenta una soluzione per ripagare le spese di gestione dell’immobile.

Secondo l’Istat, nel periodo 2010-2016, gli arrivi nelle strutture alberghiere sono aumentati del 13,7%, mentre in quelle extra-alberghiere (categoria che include bed&breakfast, case vacanze e campeggi) la percentuale ha raggiunto il 37,3%.

Questi dati sono in linea con quanto affermato dal portale Airbnb che, in relazione al periodo 2011-2016, ha rilevato un incremento degli annunci pubblicati a dir poco esponenziale, da 8.126 a 354 mila circa.

In questo contesto si inserisce un’ulteriore, interessante novità, secondo quanto stabilito dal Decreto n° 13 del 22 gennaio 2018, in vigore dal 21 marzo. La legge disciplina il funzionamento dei così detti condhotel, esercizi alberghieri aperti al pubblico, composti da una o più unità immobiliari site nello stesso Comune. Di seguito trovate i dettagli.

Condhotel: cosa sono e come funzionano

La parola condhotel deriva dall’inglese “condominium hotel” ed è stata coniata negli Stati Uniti, dove si sono diffuse inzialmente queste strutture. Un condhotel offre ospitalità, servizi accessori ed eventualmente vitto ai turisti.

Si tratta di strutture miste, che mettono a disposizione degli ospiti sia camere d’albergo, sia appartamenti in affitto. Secondo le disposizioni di legge, i condhotel devono avere almeno 7 camere d’hotel e unità abitative con cucina autonoma non superiori al 40% della superficie complessiva. Queste ultime possono essere vendute a privati, che hanno il diritto di godimento annuale del bene e possono locare la proprietà, sulla base di un contratto di affidamento in gestione.

Gli alloggi hanno degli spazi in comune, tra cui la portineria ed alcuni servizi di tipo alberghiero. Inoltre, se il condhotel è costituito da appartamenti sparsi, questi non devono distare più di 200 metri dall’edificio principale  in cui si effettua il check-in.

I condhotel sono stati introdotti in Italia con l’obiettivo di aprire nuovi spazi sul mercato immobiliare e dare un ulteriore impulso alle riqualificazioni edilizie. 

I rendimenti di un condhotel

Per gli albergatori che decidono di riqualificare degli immobili in modo tale da riconvertirli a condhotel sono previsti alcuni benefici. Il primo è sicuramente il tax credit, ovvero il credito di imposta al 65%, valido per interventi edilizi sugli hotel.

Inoltre la legge ha disposto un iter urbanistico semplificato, con la possibilità di vendere agevolmente a privati ed entrare nel mercato degli affitti brevi. Per i privati che decidono di investire in un condhotel le prospettive sono davvero interessanti, con rendimenti attesi più alti rispetto ad un appartamento locato mediante affitto breve.

L’unica criticità è stata sollevata da Confedilizia che ha evidenziato come attualmente il Decreto preveda la sola riconversione di strutture esistenti, senza fare esplicita menzione di nuove costruzioni.

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Con MutuiOnline.it è possibile effettuare simulazioni ed individuare i finanziamenti più convenienti per l’acquisto di prime e seconde case. Tenendo presente che i costi di un mutuo seconda casa sono superiori a quelli per l’abitazione principale, è comunque possibile individuare soluzioni particolarmente vantaggiose.

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In questo caso l’offerta più conveniente è il mutuo di Credem, con una rata mensile di 612,23 euro (mensile) e Taeg pari a 1,89%. Le spese iniziali ammontano a 1200 euro per l’istruttoria, 280 euro per la perizia. Il tasso viene determinato sulla base dell’Irs, con scadenza pari alla durata del mutuo (ad esempio, per mutuo a 20 anni, IRS 20 anni) relativo alla quotazione del secondo giorno lavorativo antecedente il giorno di stipula del finanziamento, aumentato dello spread.

Solo per fare qualche esempio, lo spread ammonta a:

  • 0,01 p. per LTV < =50% per durate fino a 20 anni e importo massimo richiedibile pari a 200.000 euro;
  • 0,10 p. per LTV < =50% per durate fino a 20 anni e importo massimo richiedibile oltre 200.000 euro;
  • 0,25 p. per LTV < =50% per durate oltre 20 anni.

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A cura di: Alessia De Falco

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