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Case: chi ha acquistato prima della crisi ha fatto un affare

09/02/2018
Case: chi ha acquistato prima della crisi ha fatto un affare

Il valore degli immobili dal 2001 a oggi è cresciuto del 76%, aumentando di oltre tre quarti e rivelandosi un vero affare. Ma chi ha acquistato nel 2008, con l’inizio della grande crisi e la discesa dei prezzi delle abitazioni, ha perso l’8,1%. In termini numerici in 15 anni il valore delle case, tecnicamente lo stock abitativo, è passato da 3.268 a 5.738 miliardi.

Valore immobiliare: chi acquista, chi perde

Lo dicono i dati Istat, che nel report dedicato alla ricchezza non finanziaria con dati aggiornati al 2016 dimostra la crescita sostenuta sino al 2008 e poi l’inevitabile contrazione del nostro mercato immobiliare, che ha toccato il suo momento più critico nel 2012. In questo anno, la discesa dei prezzi ha indotto una riduzione del valore medio delle abitazioni, con una conseguente contrazione del valore della ricchezza abitativa (-1,7% in media annua), poi rallentando fino al -1,3% nel 2016. La crisi del settore ha riguardato soprattutto le famiglie, che detengono secondo i dati Istat il 92% del patrimonio residenziale complessivo.

Un patrimonio complessivo di 9.561 miliardi di euro.

A tanto ammonta il valore delle attività non finanziarie possedute dall'insieme dei settori istituzionali in Italia, con oltre l'84% dello stock di attività non finanziarie costituto da immobili: quelli residenziali pesano per il 60%, i non residenziali per più del 24%. Gli altri beni di capitale fisso, materiale e immateriale, rappresentano più del 9%.

La criticità dei prezzi delle case ha danneggiato il mercato negli ultimi anni ma sul lungo periodo la performance molto positiva degli anni pre-crisi sembra prevalere. Come abbiamo avuto modo di scrivere in "Il mercato immobiliare italiano e l’inspiegabile discesa dei prezzi", nonostante anche il nostro mercato abbia lentamente recuperato numeri fino a fare ben sperare in una ripresa totale del comparto (+1,5% rispetto al terzo trimestre del 2016 secondo i dati dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, una ripresa ininterrotta dal secondo trimestre 2015), quello che continua a far specie è proprio la variabile prezzi, ormai da qualche tempo fermi al periodo di piena crisi.

I prezzi non aumentano solo in Italia

Secondo Eurostat il nostro è l’unico mercato dove a metà dello scorso anno le quotazioni immobiliari erano ancora in discesa, mentre nel resto d’Europa si continuava a registrare la risalita.

L’ultimo aggiornamento delle statistiche Istat del terzo trimestre 2017 sono di una diminuzione del nostro IPAB - l’indice dei prezzi delle abitazioni - dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2016.

La flessione tendenziale dell'IPAB è dovuta esclusivamente ai prezzi delle abitazioni esistenti la cui variazione torna ad essere negativa (-0,3%, dopo essere risultata nulla nel trimestre precedente). I prezzi delle abitazioni nuove, invece, registrano una variazione positiva pari a +0,1%.

Il lato positivo del fermo prezzi

Se i prezzi non aumentano bloccando una crescita organica del mercato immobiliare, il risultato per chi acquista è di riuscire a farlo a condizioni molto competitive, soprattutto se si tratta di città e zone dove il margine di contrattazione del prezzo finale è ancora alto.

A questo straordinario momento storico di quotazioni basse si aggiungono condizioni dei mutui molto competitive: le banche continuano a condurre una vera e propria battaglia a colpi di spread e le offerte sono ancora molto convenienti.

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A cura di: Paola Campanelli

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