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Mutui: si sceglie ancora il tasso fisso

20/03/2017
Mutui: si sceglie ancora il tasso fisso

Gli ultimi dati diffusi da Bankitalia sui finanziamenti alle famiglie registrano l’ennesimo passo in avanti del mercato del credito. Nel mese di gennaio crescono, al netto delle cartolarizzazioni e dei crediti ceduti, dell’1,2% su base annua e dell’1,1% sul mese di dicembre.

Le famiglie sono il comparto che ha maggiormente beneficiato di questa congiuntura favorevole, registrando +2,2% sull’anno e +1,9% sul mese precedente.

Restringendo l’analisi al comparto dei mutui, è l’Osservatorio di MutuiOnline.it che ci fornisce in dettaglio tutti i dati per caratteristiche dei finanziamenti richiesti ed erogati. Evidenza di questo mese sono sicuramente i tassi, che dopo l’impennata di gennaio subiscono un leggero assestamento: è del 2,37% il tasso fisso, dopo che gennaio aveva fatto rilevare il valore del 2,42%, scende all’1,12% il tasso variabile dopo l’1,13% del mese precedente, con l’Euribor a 3 mesi stabile da dicembre 2016 a -0,37%.

Altra evidenza è la crescita dell’importo richiesto ed erogato nel primo trimestre dell’anno: 129.030 euro nel primo caso, contro i 128.072 del trimestre precedente, 123.493 euro l’importo concesso dalle banche sempre nello stesso periodo, quando era di 122.350 euro nell’ultimo trimestre del 2016.

È il tasso fisso ancora la soluzione scelta da chi richiede un mutuo, con l’82,2% sul totale del campione rilevato, mentre il 16,2% ha optato per un tasso variabile. Dal lato dell’offerta, le banche hanno concesso l’84,7% di mutui a tasso fisso, il 4,5% in più rispetto al quarto trimestre del 2016.

Si abbassa secondo l’Osservatorio la percentuale di richieste di mutuo finalizzate alla surroga o alla sostituzione, è il 49,5% in questo primo periodo del nuovo anno contro il 56,8% di quello precedente. Per contro, le banche si trovano a erogare ancora il 63,6% di finanziamenti con questa finalità, quando nell’ultimo trimestre del 2016 era il 56,9%. Il 40,8% dei richiedenti un mutuo lo fa per acquistare la prima casa, il 4,7% una seconda casa e il 2,8% per ristrutturare o costruire. Le banche hanno invece concesso il 29,2% dei finanziamenti per l’acquisto di una prima casa, il 3,7% finalizzati all’acquisto di una seconda casa, il 2,0% per colmare un fabbisogno di liquidità o consolidare debiti contratti.

Nessuna importante variazione sul dato della durata richiesta, tranne che per il periodo più lungo dei 30-40 anni che guadagna un paio di punti e arriva a segnare il 23,2%, mentre il periodo più richiesto è quello dei 20 anni con il 28,1%, seguito dai 25 anni con il 20,4% e dai 15 anni con il 18,9%. Sui mutui concessi dalle banche cresce invece il periodo dei 25 anni, passando dal 18,4% al 20,1% del totale delle erogazioni. I 20 anni la durata più gettonata, con il 30,6%, seguita dai 15 anni con il 22,1%. Un buon 16,0% delle erogazioni ha ad aggetto un finanziamento della durata dai 30 ai 40 anni.

Il 35,7% delle richieste di mutui è per somme comprese fra i 50.000 e i 100.000 euro, il 32,3% fra i 100.000 e i 150.000 euro e il 16,1% fa richiesta di somme ricomprese fra i 150.000 e i 200.000 euro. Non manca la fascia di importi ancora più alti, fino a 200.000, domandati dal 9,8% del campione e soddisfatta dalle banche per l’8,2%. Tuttavia i dati dicono che il 38,8% delle erogazioni è per cifre dai 50.000 ai 100.000 euro e il 33,2% per importi dai 100.000 ai 150.000 euro.

Le rilevazioni riguardo al loan-to-value, il rapporto tra il valore del mutuo e il valore dell’immobile dato in garanzia su cui grava l’ipoteca, dicono che il 35,5% dei mutui copre dal 70 all’80%. Questo intervallo stacca gli altri in maniera importante, visto che il valore successivo è un loan-to-value ricompreso tra il 60 e il 70%, per il 17% delle richieste. Per contro, le erogazioni delle banche vedono una distribuzione dei prestiti concessi più equilibrata, pur coprendo principalmente la fascia di valore dal 70 all’80% del valore dell’immobile, nella percentuale del 25,1%.

Il nord e il centro Italia si spartiscono la maggior parte delle richieste di mutui, con il 38,1% il primo, salito dal 36,7% dell’ultimo trimestre del 2016 e con il 38,9% il Centro, che perde qualcosa dal 39,4% del periodo precedente. Il nord Italia è invece l’area geografica dove le banche erogano più mutui, nella percentuale del 41,7% sul totale. Il 40,2% delle concessioni avviene al Centro e l’11,7% nel sud Italia. 

Chi richiede un mutuo ha principalmente dai 36 ai 45 anni, coprendo il 45,5% della domanda. Leggermente più alta la percentuale di mutuatari che ricevono un prestito nella stessa fascia di età, il 46,2%. In ultimo, il dato sulle professioni dei mutuatari. Si alza la percentuale di chi ha un lavoro a tempo indeterminato, arrivando dall’82,6% dello scorso trimestre all’83,1% dei primi tre mesi dell’anno nuovo. Il 13,5% dei richiedenti sono invece lavoratori autonomi e il 2,2% pensionati. Di fatto, le banche hanno concesso mutui per l’87,7% a lavoratori a tempo indeterminato, per il 9,6% a lavoratori autonomi e per il 2,1% a pensionati.

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A cura di: Paola Campanelli

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