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Più italiani in affitto con i canoni in calo

24/06/2016
Più italiani in affitto con i canoni in calo

Colpa della crisi, che ha impedito a molte famiglie di acquistare e di una nuova cultura che fa perdere posizioni preziose alla casa di proprietà, il mercato delle locazioni ha continuato ad evolversi negli ultimi cinque anni, assistendo a una forte diminuzione dei canoni su buona parte del territorio nazionale.

A rilevarlo è un’indagine della società di studi economici Nomisma che ha messo a confronto i prezzi degli affitti registrati tra il 2010 e il 2015, reilevando una riduzione fino al 30% nei capoluoghi della penisola.

I ribassi più consistenti hanno interessato Venezia (-34% di calo medio), Cuneo (-30,6%), Pescara (-18,1%), Milano (-17,5%) e Bologna (-17,2%). Nella graduatoria dei risultati con segno meno si trovano la maggior parte delle grandi città: Napoli (-14%), Torino (-13,1%), Palermo (-12,7%), Firenze (-11,4%), Roma (-10,4%) e Genova (-9,9%).

Risultati in controtendenza si segnalano solo in un numero limitato di centri di piccole e medie dimensioni. Gli aumenti non superano il 3,5%, a eccezione del 5,7% rilevato a Forlì, seguita dal  +3,3% di Brindisi, dal +2,7% di Benevento, +2,1% di Rovigo e +1,9% di Crotone.

Sui canoni di affitto ha influito negli ultimi anni un fattore fondamentale, quello della crisi economica che ha diminuito la capacità reddituale delle famiglie. Il numero di utenti che si è rivolto al mercato delle locazioni, anche per via delle difficoltà a ottenere un mutuo, è cresciuto notevolmente negli ultimi anni. A confermarlo sono i contratti registrati ogni anno all'Agenzia delle Entrate, passati tra il 2011 e il 2015 da 1,4 a 1,6 milioni.

Le formule contrattuali scelte da locatori e inquilini sono state messe in luce proprio dall’Agenzia delle Entrate tramite il Rapporto immobiliare residenziale 2016, un’analisi che ha riguardato 821 mila abitazioni locate per le quali è stato possibile incrociare i dati reddituali e catastali.

Sul territorio nazionale i contratti liberi coprono il 60% del mercato, quelli concordati rappresentano il 20,2% del totale. Il resto si divide tra 15,8% dei contratti transitori e il 2,2% di quelli per studenti.

L’indagine mette anche in evidenza le tipologie di affitto adottate nelle otto città principali del nostro Paese. I dati dicono che nel 2015 sono stati stipulati 97 mila contratti liberi e 45 mila concordati, che si differenziano dai primi non solo per la durata (3 anni più 2 di proroga invece dei 4+4) ma anche per le condizioni, che prevedono il rispetto di appositi accordi definiti in sede locale fra le organizzazioni rappresentative della proprietà edilizia e dei locatari. Le due formule raggiungono gli stessi numeri a Torino, Firenze e Roma, mentre a Genova si registra il sorpasso di quelli a prezzi calmierati (o concordati), 5.735 contro i 2.688 dei contratti liberi.

“La convenienza degli affitti concordati”, spiega Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, “varia in base alle zone, tra una città e l’altra e anche nella stessa città, secondo il contenuto degli accordi locali. Ha avuto un effetto positivo la cedolare secca al 10%, per ora prevista fino al 2017, e da quest’anno si farà sentire la riduzione Imu-Tasi del 25%, che però potrebbe essere potenziata o sostituita da un’aliquota massima prevista su base statale”.

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A cura di: Paola Campanelli

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