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Euribor sotto lo zero, mai così i mutui

Pubblicato il 29/04/2015

Aggiornato il 18/05/2015

Euribor sotto lo zero, mai così i mutui

Il meccanismo virtuoso del Quantitative easing ha prodotto i suoi effetti: l’iniezione di liquidità dei titoli di Stato da 60 miliardi ha messo in circolo le forze economiche necessarie a spingere al ribasso i tassi di interesse e, secondo il presidente della Bce Mario Draghi, con "condizioni di indebitamento per imprese e famiglie migliorate in misura considerevole".

Così, dopo l’Euribor a un mese, anche l’Euribor a tre mesi - il tasso di interesse tra le banche e quello al quale si aggancia gran parte dei mutui a tasso variabile - è sceso sotto lo zero: meno 0,001% il valore raggiunto dopo essersi assestato poco sopra lo zero percento per settimane. Valori di eccezionale straordinarietà se si pensa che solo nel 2008 l’Euribor trimestrale era intorno al 4%.

Riparte così alla grande il mercato dei mutui in tutto il Paese, registrando erogazioni a due cifre come non succedeva dal 2006: secondo l’Associazione bancaria italiana più 32,5% nel 2014 rispetto al 2013, per un ammontare totale di 25,3 miliardi di euro. E il trend positivo è continuato nei primi mesi di questo anno, quando a gennaio e febbraio l’incremento delle erogazioni è arrivato al 35%.

Dato ancora più straordinario se si considera che invece i prestiti erogati alle famiglie hanno fatto registrare un -0,4% a febbraio scorso rispetto all’anno precedente.

Lo dice la Banca d’Italia, secondo la quale nel quarto trimestre dello scorso anno l’erogazione di finanziamenti alle famiglie per l’acquisto della prima casa è stato pari a 7,077 miliardi di euro, 25% in più se lo si mette a confronto con lo stesso periodo del 2013.

Ma quali sono le conseguenze sugli istituti di credito e, a cascata, sui consumatori che si apprestano a chiedere un mutuo? All’Euribor, il tasso interbancario che definisce la base del tasso di interesse applicato al finanziamento, si deve aggiungere lo spread, la percentuale stabilita dalle banche che definisce il loro guadagno. Ma se L’Euribor è sotto lo zero, allo spread bisognerà sottrarre quella parte negativa imputabile all’Euribor e la conseguenza sarà un abbassamento del tan del mutuo, il suo tasso annuo nominale.

Secondo Ciaran Ò Hagan, strategist di Societè Generale, “prestare denaro a queste condizioni evitando che parcheggi negli investimenti sull’interbancario, vuol dire per gli istituti di credito assumere più rischi, con l’alta probabilità che quel rischio vada a finire tra le voci di costo a carico delle famiglie”.

In un quadro come quello attuale di tassi ridotti ai minimi e Euribor negativo, la tentazione a scegliere un mutuo a tasso variabile è alta. Tuttavia, per periodi molto lunghi, bisogna tenere conto che la prospettiva per il futuro dei tassi è inevitabilmente al rialzo: non nell’immediato, ma sicuramente nel medio e lungo termine.

Questo vuol dire che i tassi variabili rappresentano adesso la soluzione più economica ma non sarà sempre così. È consigliabile allora “cogliere le buone occasioni al volo, ma tenendo bene a mente i possibili scenari futuri.

È meglio che la rata non superi il 23% del reddito familiare, così da poter sostenere anche aumenti pari al 30%”, commenta Massimiliano Dona, segretario dell’Unione nazionale consumatori, riferendosi ai dati presentati dall’Agenzia delle entrate sulle compravendite che hanno registrato più 1,8% dopo 7 anni in negativo.

A cura di: Paola Campanelli

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