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Surrogatori seriali: ora le banche dicono sì

29/10/2015
Surrogatori seriali: ora le banche dicono sì

Dal lontano 2007, anno in cui, grazie al Decreto Bersani, è stata introdotta la possibilità di surrogare il mutuo, il sistema bancario ha subito, in positivo e in negativo, molte ripercussioni.

La surroga è stata un traino per il mondo dei mutui ma, in alcuni casi, anche un boomerang per gli istituti di credito. Sul banco degli imputati i cosiddetti surrogatori seriali, i mutuatari che hanno esercitato l’opzione surroga più di una volta nel corso dell’ammortamento del mutuo.

Occorre premettere che la surroga è a costo zero e, almeno in teoria, può essere richiesta più volte, per ottenere condizioni più vantaggiose.

In realtà, le banche hanno sempre osteggiato questa pratica, poiché chiaramente intacca la profittabilità dei contratti e non permette di riassorbire i costi fissi iniziali sostenuti dagli istituti: cifre che mediamente si aggirano tra i 1.500 e i 2.000 euro a mutuo e che di solito vengono ammortizzate dalle banche nei primi anni di finanziamento, con una percentuale più elevata di interessi che vanno poi a decrescere durante gli anni successivi, secondo quanto previsto dal cosiddetto metodo alla francese.

Per questo di norma, a fronte di una richiesta di surroga, l’istituto di credito esegue uno screening sulle banche dati creditizie per capire le caratteristiche del cliente, in termini di solvibilità e affidabilità. Analisi che, va comunque precisato, viene effettuata a fronte di qualsiasi richiesta, non solo relativa a una surroga: gli istituti di credito verificano in prima battuta che il cliente non sia protestato.

L’inversione di rotta arriva ora, in questo 2015 nel quale le surroghe hanno dominato il mercato: dati Abi alla mano, da inizio anno all’estate l’aumento di richieste è stato dell’82% rispetto allo stesso periodo 2014. Un trend che, complice anche la manovra del Quantitative Easing promossa dalla Bce, è stato affiancato da una riduzione degli spread e da un ritorno di fiamma da parte degli istituti di credito verso i mutui. 

Ora che però si sta registrando una battuta d’arresto nell’ondata delle prime surroghe, gli istituti di credito strizzano un occhio ai tanto famigerati "surrogatori seriali". Il motivo è semplice: il mercato immobiliare stenta a decollare nonostante i positivi segnali di ripresa, tenendo in bilico l’andamento dei mutui di acquisto.

E così le banche, per non bloccare il flusso di erogazioni, scelgono di accollarsi il rischio di un cliente potenzialmente poco fedele, consapevoli di prestare liquidità a tassi ormai negativi.
Vediamo dunque quando effettivamente conviene la surroga e se diventare surrogatori seriali rappresenta davvero un’opportunità.

La surroga è sicuramente una valida alternativa per beneficiare di una riduzione dei tassi, sia nel passaggio da fisso a variabile, sia, in questi ultimi mesi, da variabile a fisso. E’ anche un modo per diminuire il debito residuo: un’eventualità che spesso non viene considerata dai mutuatari, più focalizzati su una riduzione della rata mensile. È opportuno esercitare questa opzione sulla base dell’andamento del tasso scelto, legato a spread ed Euribor nel caso del variabile, a Irs per i mutui a tasso fisso. L’altro parametro da tenere in considerazione è la durata del finanziamento: la surroga è più conveniente nei primi anni di mutuo, tendendo a esserlo meno nei successivi.

Tramite il comparatore MutuiOnline.it è possibile verificare le migliori condizioni offerte dagli istituti di credito per l’opzione di surroga. Volendo richiedere la surroga di un mutuo ventennale a tasso variabile dell’importo di 180.000 euro per un immobile del valore di 300.000 euro, al 29 ottobre, BPM propone una rata di 850,73 euro (Taeg 1,32%), IwBank di 860,33 euro (Taeg 1,36%) e Bancadinamica di 858,93 euro (Taeg 1,40%).

A cura di: Alessia De Falco

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