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La sorte dei mutui in valuta svizzera

22/01/2015
La sorte dei mutui in valuta svizzera

La manovra a sorpresa della Banca nazionale svizzera di eliminare il tetto di cambio tra franco svizzero ed euro introdotta nel 2011, quando 1 euro valeva 1 franco e 20 centesimi, ha lasciato interdetta anche Christine Lagarde, direttore operativo del Fondo Monetario Nazionale, che ha dichiarato di voler procrastinare ogni commento sul provvedimento adottato.

Il presidente della Bns Thomas Jordan ha spiegato che la politica di difesa del tasso di cambio, fissato in un periodo di sopravvalutazione della divisa elvetica e di grande incertezza sui mercati, non era più sostenibile. Affinché la sua soppressione non comportasse un "inopportuno irrigidimento delle condizioni monetarie", continua Jordan – “la Banca centrale ha abbassato il tasso di interesse in modo significativo": precisamente, 0,5 punti.

Ma quali sono le conseguenze dell’abolizione della misura restrittiva? Su chi e su cosa avrà ripercussioni?

Chi ha stipulato un mutuo in franchi svizzeri, prima di tutto, attirato dai tassi più bassi del Libor rispetto al nostro Euribor. L’attuale conseguenza è che la rata del mutuo aumenterà di circa il 30%, mentre procedere a un’estinzione anticipata del finanziamento significa affrontare un’operazione sicuramente ancora più onerosa. E la situazione non è migliore per i mutui stipulati più di recente, perché il valore residuo allo stato attuale delle cose sarebbe sicuramente più alto rispetto a quello complessivo dell’immobile.

È anche il caso di molti Paesi dell'est Europa agli inizi del 2000: sarebbero 60.000 i mutui in divisa svizzera in Croazia, dove la kuna ha perso il 17% sul franco, mentre in Polonia 700 mila famiglie hanno assistito a una perdita della loro valuta del 20% rispetto al franco.

Differente è la situazione di chi ha fatto investimenti immobiliari nelle principali città della Svizzera: a Ginevra e Zurigo, ma anche Lugano, dal 2000 a oggi i prezzi sono saliti del 70%. E lo stesso è avvenuto per le località turistiche di montagna.

Le conseguenze si avranno anche nel turismo, visto che andare in vacanza in Svizzera con l’euro così debole costerà in linea di massima il 20% in più. Stessa cosa per le industrie di esportazione dei prodotti svizzeri, che vedranno aumentare il loro prezzo verso i paesi dell’Euro.

Tra coloro che trarranno benefici dal nuovo cambio, invece, ci sono i lavoratori frontalieri, che godono dei privilegi fiscali del paese che li ospita e il cui stipendio in valuta elvetica vale da oggi il 30% in più. Ma anche i commercianti delle zone di frontiera e i cittadini elvetici in vacanza in Europa o in zona shopping italian style, che vedranno aumentare il loro potere di acquisto.

Stessa cosa accadrà per coloro che decideranno di liberare i capitali detenuti in Svizzera sfruttando la Voluntary Disclosure, la legge sul rimpatrio dei capitali, visto che la tassazione sulle somme fatte rientrare rimane invariata mentre i capitali in franchi svizzeri si rivalutano rispetto all’euro.

Immediate le reazioni dopo l’apprezzamento del franco da parte della Bns e la raggiunta parità con l’euro. I grandi marchi svizzeri – si pensi solo a Lindt, Swatch o Richemont - quotati in borsa che hanno il loro mercato nei paesi dell’Unione Europea hanno voluto esprimere sconcerto prevedendo “conseguenze disastrose per il tessuto industriale svizzero”.

Tuttavia, un bilancio sulla condizione dettata dalla nuova frontiera del franco potrà avvenire solo nei prossimi mesi, alla luce dei fatti di mercato.

A cura di: Paola Campanelli

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