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Come sarà il futuro dei nostri mutui?

Non sembra risolversi l’incertezza politica ed economica in cui il nostro paese viaggia ormai da diversi mesi, clima che tuttavia sembra influire poco su alcune dinamiche dei prestiti, che invece rispondono più a logiche di ordine europeo.
Così, all’alba della proposta manovra del Governo che ha riempito i giornali in queste ultime ore, ci si chiede come la politica economica influirà sui risparmi degli italiani e in che termini cambierà le dinamiche che regolano adesso il mercato dei mutui.
Lo spread
È il primo impatto che ogni cambiamento si porta dietro a livello di macro sistema: attualmente è arrivato a toccare anche 300 punti per poi ridiscendere, ma non sono esclusi ulteriori aumenti se passerà una politica che si basa su un maggiore indebitamento pubblico.
Allo stesso tempo, una manovra finanziaria troppo costosa potrebbe avere come conseguenza il taglio delle agevolazioni fiscali previste per l’acquisto della casa, unica via di sfogo di un sistema che impone una tassazione ancora alta per chi acquista casa. Come riportiamo anche nella news "Come acquistare casa: agevolazioni 2018", tra bonus prima casa, Fondo di garanzia prima casa e agevolazioni sugli interessi passivi del mutuo, risparmiare adesso è possibile anche in maniera considerevole, grazie ad aliquote fiscali ridotte e detrazioni d’imposta a cui si è soggetti quando si affronta la spesa di un immobile. Tuttavia, “un ulteriore carico sul bilancio pubblico ridurrebbe lo spazio per qualsiasi manovra finanziaria, sottraendo miliardi e creando indebitamento e incertezza”, commenta Roberto Anedda – direttore marketing del Gruppo MutuiOnline.it - a Linkiesta.
Cosa succederà a chi ha acceso un mutuo da poco?
In realtà a una situazione di vulnerabilità e incertezza dei mercati e della politica, ha finora corrisposto una sorta di “crisi” dei tassi, in perenne ribasso, ciò che si è tradotto in uno scenario ancora più favorevole per chi ha sottoscritto un mutuo. Questo stato di grazia non potrà durare per sempre, ma la Bce ha confermato all’1,7% le stime per l’inflazione 2018-2020, quindi lontane dall’obiettivo del 2%, mentre l’Euribor a tre mesi resta sempre al -0,32% e si prevede il ritorno su soglie positive non prima della metà del 2020, quindi sopra l’1% solo nel marzo del 2023. L’Irs a 20 anni si attesta invece tra l’1,4 e l’1,5%, mentre i migliori spread sono sullo 0,7% per i mutui a tasso variabile e intorno allo zero per i mutui a tasso fisso.
Nessuna conseguenza immediata dunque per i mutui, anche in un momento di grande vulnerabilità come quello attuale, segnato da impennate dello spread e giornate nere della Borsa. Almeno per il momento, perché se la situazione di instabilità dovesse proseguire a lungo, allora le banche al fine di tutelarsi dall’aumento del costo del denaro potrebbero girare quei rincari ai clienti, aumentando così il loro spread e di conseguenza i tassi di interesse sui prestiti alla clientela.
Tasso fisso o variabile? Dipende dalla durata del mutuo
Il vero spartiacque che determina la decisione di accendere un mutuo a tasso variabile oppure uno a tasso fisso è il tempo. Per un finanziamento della durata entro i 15 anni conviene sicuramente fare un variabile, che con questo andamento non riserverà sorprese ancora per qualche anno e nel frattempo si saranno pagati gli interessi più alti. Se il vincolo è oltre i 15 anni, e se arriva a lunghi periodi come 25 o 30 anni, allora senza esitare si dovrà scegliere un tasso fisso, bloccando l’Irs ai valori attuali estremamente convenienti.
Per verificare immediatamente la differenza tra il costo di un mutuo a tasso fisso e quello di uno a tasso variabile, basta effettuare una simulazione su MutuiOnline.it, il portale che mette a confronto le offerte migliori della rete delle principali banche. Nella sezione mutuo migliore del giorno sarà poi possibile prendere visione delle soluzioni migliori in assoluto, in maniera facile, veloce e completamente gratuita.
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