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Mutuo: l’Italia non è un paese per giovani

07/06/2018
Mutuo: l’Italia non è un paese per giovani

Il mercato immobiliare mostra la sua forza e i numeri traducono una performance in costante crescita dopo gli anni bui della crisi.

Diversi sono tuttavia i cambiamenti sociali e culturali che ne condizionano la sua crescita e che hanno trasformato letteralmente il pubblico degli acquirenti di case che ricorrono a un mutuo. Primo, perché l’età in cui oggi si affronta la spesa di un immobile si è di molto spostata, poi perché la casa per le nuove generazioni ha assunto un valore differente rispetto a quello che ha avuto sempre nella cultura italiana.

Cambiano le condizioni dei giovani

Come scriviamo in "Case d’Italia: prezzi ancora in calo", la casa continua a costituire un bene primario per gli italiani, ma non lo è allo stesso modo di 30 anni fa. Soprattutto, non lo è più per la nuova generazione dei Millennials. I giovani che oggi dispongono di almeno il 20% del prezzo di un immobile sono veramente pochi, visti gli stipendi inferiori di quasi il 20% rispetto ai loro coetanei degli anni Ottanta. In più nell’epoca della condivisione fare uso di una casa, oggi in una città, domani probabilmente da un’altra parte del mondo vista la precarietà dei posti di lavoro, conviene di più che acquistarla.

Una profonda trasformazione della società che rivela la debolezza delle fasce più giovani, che impiegano molto più tempo per iniziare a lavorare in maniera stabile, affrancandosi in questo modo dalla famiglia.

Migliorano le condizioni dei mutui

Tuttavia, nonostante le condizioni sociali, demografiche ed economiche hanno spinto oltre l’età utile in cui i giovani riescono a pensare a un mutuo, le condizioni per ottenere un finanziamento sono anch’esse cambiate, sicuramente in meglio.

A partire dalle quotazioni, che hanno visto un calo dei tassi di interesse inaspettato e davvero sorprendente. E se nel 2012 un mutuo a tasso fisso a 20 anni aveva un tasso del 6,02%, adesso la media è del 2,01% (dati Osservatorio MutuiOnline.it) e allo stesso modo se in quegli anni un tasso variabile lo si poteva ottenere a un tasso medio del 3,70%, adesso invece lo si porta a casa con una media dello 0,87%. Ciò comporta che anche persone con un reddito medio-basso riescono ad accedere ai finanziamenti con più facilità. A questo si aggiunga che le banche sono più disponibili perché con l’iniezione di liquidità del Quantitative easing ne dispongono abbastanza per ridistribuirla senza criteri troppo rigidi.

Si allungano i piani di ammortamento

Come dichiara Roberto Anedda a Linkiesta, “ora il 70% dei mutui erogati è di durata medio-lunga, mentre nel 2003 questa percentuale era al 40-45% perché i mutui avevano una durata media di 10-15 anni”. Stesso discorso per gli importi, che da un range medio di 70-90.000 euro in quegli anni, è passato agli oltre 120.000 di adesso, di pari passo al crescere del valore degli immobili e dello stabilizzarsi dei redditi.

Negli ultimi 15 anni le fasce di reddito più basse, dai 1.000 ai 1.500, si sono ridotte sotto il 30%, mentre è aumentato il peso della fascia intermedia, quella tra 1.500 e 2.000 euro, che in questo momento occupa intorno al 35% del campione rilevato, segno che attualmente per stipulare un mutuo occorre una disponibilità maggiore rispetto a quindici anni fa.

L’importanza di un impiego fisso

L’altro dato importante che è diventato essenziale quando si richiede un mutuo e che costituisce un deterrente per i potenziali mutuatari è che oltre l’80% di chi riceve un finanziamento dagli istituti di credito ha un impiego a tempo indeterminato. È questa la condizione essenziale per convincere le banche, che invece solo nel 2000 concedeva prestiti a oltre il 20% di lavoratori autonomi e liberi professionisti, quando oggi questa stessa categoria è passata a poco più del 10%. E se questo dato si incrocia con la crescente precarietà del lavoro delle nuove generazioni e del crollo dell’istituzione del posto fisso, si capisce come il mutuo sia ancora una volta appannaggio di target sicuramente più maturi.

“La banca in maniera asettica e distaccata si limita di volta in volta a valutare la posizione lavorativa e reddituale della persona che si presenta a chiedere il mutuo e chi arriva con un primo contratto, magari a tempo determinato, avrà molte meno probabilità di accedere a un mutuo rispetto a chi magari ha anche avuto più contratti, però continuativi, e riesce a dimostrare di avere un’entrata che prosegue nel tempo e che potrebbe evolvere anche in meglio”, continua Anedda.

Un aiuto per risparmiare sulla scelta del mutuo

Un passo importante da fare, una volta che si è verificato di avere le carte abbastanza in regola per presentarsi a una banca, è risparmiare una bella cifra scegliendo il mutuo più economico. Questo può essere fatto principalmente mettendo a confronto le tariffe sul mercato dei principali istituti di credito.

Nella sezione i migliori mutui prima casa di oggi sarà possibile poi individuare quotidianamente le offerte in assoluto più convenienti per ogni tipo di profilo, in maniera facile, veloce e soprattutto gratis. Solo dopo aver individuato il mutuo migliore, un consulente seguirà l’utente nel processo che lo porterà a concludere la stipula con la banca, a condizioni sempre molto vantaggiose, sicuramente le migliori della rete.

A cura di: Paola Campanelli

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