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È ancora il momento del tasso fisso?
Aggiornato il 11/04/2017
Il nuovo anno così come si era aperto sembrava lasciarsi alle spalle l’era fortunata dei tassi fissi più bassi della storia. Una nuova condizione dei mercati finanziari, vista anche nella news "Tassi ai minimi storici: torna a far gola il variabile", ha portato il tasso fisso a recuperare qualche punto e questo è bastato per mettere in guardia i mutuatari che hanno subito rivolto l’attenzione al tasso variabile, facendogli così riacquistare quota.
Ma come accade sempre, i mercati riservano sorprese e a volte sono davvero imprevedibili. Se infatti l’Eurirs - il tasso di riferimento che indica l’interesse medio al quale i principali istituti di credito europei stipulano swap a copertura del rischio di interesse - aveva iniziato già alla fine dello scorso anno la sua lenta risalita, improvvisamente qualche giorno fa ha invertito la tendenza: era 1,15% il 21 novembre, 1,38% il 30 gennaio e 1,44% il 13 marzo, ma alla fine del mese scorso ha iniziato a perdere qualche punto, arrivando a segnare l’1,28% lo scorso 3 aprile. A guardare l’andamento della curva dei tassi, non sembra dunque che il fisso sia ancora destinato a perdere la sua convenienza.
Lo dicono anche le rilevazioni di MutuiOnline.it, facendo un esempio sul profilo di un cliente tipo, 35enne residente a Milano che acquista la sua prima casa del valore di 200.000 euro: tra il miglior variabile a 20 anni e lo stesso mutuo a tasso fisso, c’è uno scarto della rata di meno di 50 euro. La tabella dei tassi medi dice infatti che attualmente il tasso variabile mantiene una media dell’1,13% e il tasso fisso del 2,39%. Una differenza molto bassa, soprattutto se confrontata con i tassi di cinque anni fa che arrivavano, tra spese e interessi, al 6%: quasi 3 mila euro in più all’anno su un finanziamento di 100 mila euro.
Tecnocasa ci ricorda come lo scorso anno un buon 62,8% di coloro che hanno acquistato un immobile ricorrendo a un mutuo ha optato per un più sicuro tasso fisso, mentre il 20,3% ha voluto approfittare del momento fortunato del tasso variabile. La restante percentuale di mutuatari ha optato per la sperimentazione del tasso variabile con CAP, che consente al variabile di raggiungere nel corso del periodo di ammortamento un tetto massimo non superabile. Ne abbiamo parlato nella news "L’alternativa al fisso e al variabile: il tasso misto", valutandone pro e contro.
Cosa accadrà allora in futuro e cosa dobbiamo aspettarci riguardo ai tassi? Due sono le principali aree di valutazione: la prima è che il mandato di Draghi alla Bce scade il 31 ottobre 2019, e sappiamo bene che la manovra nel Quantitative easing è strettamente legata alla sua politica di governo. In secondo luogo, guardando l’autorevole indice elaborato da Morgan Stanley, il prossimo rialzo dei tassi in Eurozona è previsto per il luglio 2019. Ancora secondo le previsioni degli analisti, il costo di un mutuo a tasso fisso e quello di un mutuo a tasso variabile dovrebbero pareggiarsi non prima del 2021, ciò che rende conveniente in questo momento la scelta di un finanziamento a tasso variabile solo per periodi brevi di tempo, ad esempio dieci anni. Sappiamo infatti che il pagamento degli interessi avviene nella prima metà del periodo di durata del mutuo, mentre il rimborso del capitale riguarda la seconda metà del periodo di ammortamento, ciò che consentirebbe di approfittare di ancora qualche anno di tassi variabili ai minimi storici. Per periodi lunghi invece, la scelta ricade su un più sicuro tasso fisso, sfruttando il momento buono del tasso fisso in questo periodo.
Una volta valutato il contesto e tutte le variabili che possono condizionare le previsioni di costo del finanziamento, il consiglio è quello di servirsi di un comparatore come MutuiOnline.it per cercare il mutuo più conveniente, scegliendo tra le offerte di oltre 60 istituti di credito. MutuiOnline.it mette anche a disposizione dei consumatori una serie di guide e strumenti in grado di rispondere a ogni domanda o dubbio su tutto quanto c’è da sapere quando si accende un mutuo.