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Mutui, si fa strada il tasso variabile con Cap
La scelta della tipologia di mutuo vede una crescita delle preferenze dei clienti per il tasso variabile, soprattutto nella variante con Cap. Le previsioni parlano di un Euribor su bassi livelli per i prossimi 5 anni. Scopriamo di più su questa particolare tipologia di mutuo.
La scelta di stipulare un mutuo per acquistare casa è presa in considerazione da oltre la metà degli acquirenti italiani, che mai come oggi sono alle prese con il solito dilemma se contrarre un finanziamento a tasso fisso o variabile.
Fino ad ora gli italiani si sono indirizzati verso i prestiti a rata costante, un dato confermato anche dalla news "Mutui: si sceglie ancora il tasso fisso", ma il futuro potrebbe riservare molte sorprese. In particolare il ritocco da parte della Federal Reserve negli Stati Uniti del costo del denaro potrebbe innescare una risalita dell’Eurirs, l’indice di riferimento per chi sottoscrive un prodotto a tasso fisso, spostando nuovamente la preferenza dei sottoscrittori verso il mutuo indicizzato.
“Lo scorso anno”, spiegano gli esperti di Tecnocasa, “il 62,8% dei mutuatari ha optato per la programmazione certa e sicura dell’impegno economico, mentre il 20,3% ha preferito il tasso variabile puro”. Tuttavia l’ultima tendenza registrata dal Gruppo Immobiliare sarebbe l’aumento della percentuale di mutui a tasso variabile con Cap – un prestito variabile con l’opzione di un tetto massimo che l’interesse non può superare – saliti dal 3,8% del secondo semestre 2015 al 14,3% dello stesso periodo del 2016.
Le attuali previsioni parlano di un valore dell’Euribor (l’indice di riferimento per i prestiti a tasso variabile) negativo per i prossimi due anni mentre entro il 2022 dovrebbe mantenersi ampiamente sotto l’1%. Dunque la stipula del mutuo indicizzato dovrebbe non causare particolari apprensioni a quelle persone che scelgono piani di ammortamento piuttosto contenuti. Tuttavia, il subentro di alcune variabili potrebbe portare conseguenze pesanti per chi ha scelto questa tipologia di prestito. L’aumento dell’inflazione ad esempio, che si tradurrebbe in un innalzamento del costo del denaro e in un ritorno dell’Euribor ad alti livelli, rendendo sconveniente la scelta del tasso variabile.
Una cosa però è certa: la domanda di prestiti per la casa continua ad aumentare. A gennaio i volumi hanno registrato un +1,8% rispetto agli stessi 31 giorni del 2016 (dati CRIF), un mese che come evidenziato nell’articolo "I mutui aprono l’anno in rialzo" si era già caratterizzato per il robusto incremento delle interrogazioni. L’importo medio si è attestato sui 121.193 euro, mentre la classe di durata preferita dai clienti è quella tra i 16 e i 20 anni con una quota pari al 23,8% del totale. Da segnalare anche un sensibile aumento del range 0-5 anni, +1,5% e una diminuzione dei prestiti che offrono piani di ammortamento tra i 6 e i 20 anni (-2,1%).
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Ipotizzando al 3 aprile la richiesta di un lavoratore dipendente – trentacinquenne della provincia di Venezia con uno stipendio di 2.500 euro, mutuo prima casa di 120.000 euro a 25 anni e valore dell’immobile di 180.000 euro – risulta quale prodotto più conveniente a tasso fisso quello offerto dalla Banca Popolare di Milano. L’Istituto consente di versare una rata mensile di 519,8 euro al Tan del 2,19% e Taeg del 2,37%. Le spese sono quelle di istruttoria per 1.000 euro e di perizia per 214,72 euro. Il finanziamento copre fino all'80% del minore tra il prezzo di acquisto e il valore di perizia dell’immobile cauzionale.
Utilizzando il tasso variabile con Cap si nota la convenienza di Hello Bank!, che propone una rata di 453,3 euro al Tasso del 2,13% e Cap tasso massimo del 4% (Taeg del 2,38%): il vantaggio rispetto al miglior fisso è di quasi 70 euro. Le spese di istruttoria ammontano a 200 euro, quelle di perizia a 300 euro. I destinatari del prestito sono lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato, lavoratori autonomi/liberi e professionisti, con un’età massima alla scadenza del mutuo di 80 anni.