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Separazione: che succede se il mutuo è cointestato

L’amore è eterno finchè dura: separazioni e divorzi sono un fenomeno sempre più diffuso nel nostro Paese.
Secondo le ultime rilevazioni Istat dello scorso novembre, relative al 2015, le recenti variazioni della normativa, con l’introduzione del divorzio breve, hanno fatto registrare un deciso incremento nel numero di divorzi, ben 82.469 nel 2015 (+57% sul 2014).
Sempre in aumento, ma più contenuto, il numero delle separazioni, pari a 91.706 (+2,7% rispetto al 2014). E’ proprio quest’ultimo il caso che vogliamo approfondire oggi, in relazione alla gestione di un mutuo.
Le spese relative alla casa, oltre alla decisione di chi vi resterà, sono spesso oggetto di aspre diatribe. Premesso che il prestito va comunque pagato dagli intestatari, se non si raggiunge un accordo è necessario l’intervento del giudice, che valuta caso per caso, anche sulla base della presenza o meno di figli minorenni.
Se la separazione avviene consensualmente e uno dei due coniugi non vuole continuare a sostenere i costi provenienti dal mutuo, è possibile richiedere il recesso dal contratto.
In quel caso l’altro coniuge dovrà provvedere al pagamento per intero, coprendo anche la parte che prima veniva versata dall’altro. Questa decisione va ufficializzata nel documento consensuale di separazione.
Diverso è il caso in cui il marito (o la moglie, anche se è un caso meno frequente) corrisponde per intero la rata del mutuo dell’abitazione: in quel caso può essere ridotto l’assegno di mantenimento, secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza.
Se per caso dovesse verificarsi un caso di insolvenza, la banca agisce legalmente nei confronti di chi è assegnatario dell’immobile, chiedendo il pagamento delle rate del mutuo cointestato.
Diciamo che, per dare un quadro più schematico delle possibili soluzioni, chi si separa ha davanti tre strade per “liberarsi” di un mutuo cointestato.
La via più semplice è la vendita dell’immobile, che permette di chiudere il mutuo e cancellare l’ipoteca. Si tratta però di un’ipotesi difficilmente realizzabile se ci sono figli a carico e non vi sia la disponibilità di un’altra abitazione dove risiedere.
Un’altra strada è quella dell’accollo del mutuo, con il quale uno dei coniugi diventa intestatario dell’intera abitazione. E’ un’opzione perseguibile soltanto se vi è accordo tra i mutuatari e la banca lo prevede.
Infine è possibile rimborsare al coniuge che esce dal contratto di mutuo cointestato le rate già pagate.
Se il mutuo è stato stipulato molti anni fa, può essere conveniente valutare le possibilità di sostituzione o surroga. E’ un argomento già affrontato nella news "Divorzio da mia moglie, ma non dal mutuo", in cui facevamo presente che chi si accolla il mutuo può trovare beneficio dal confronto delle offerte, grazie all’utilizzo del comparatore MutuiOnline.it e agli strumenti di calcolo che permettono di valutare la convenienza economica della surroga di un mutuo.
Ricordiamo che la surroga è la procedura introdotta dal Decreto Bersani (l. 40/2007), che permette di trasferire il proprio mutuo, a costo zero, dalla banca con cui il contratto di mutuo è in essere ad altro istituto.
Su MutuiOnline.it è sempre possibile visionare le migliori offerte del giorno per i mutui surroga nella sezione dedicata.
Al 15 marzo, facciamo una simulazione a tasso fisso, per un impiegato 45 anni, residente a Roma, con reddito di 2.600 euro mensili, importo mutuo 150.000 euro, valore immobile 270.000 euro, durata mutuo 20 anni. In questo caso la proposta più vantaggiosa è Mutuo Domus Fisso di Intesa SanPaolo, con rata mensile di 741,19 euro e Taeg 1,85%.
Se invece vogliamo orientarci sul variabile, mantenendo i parametri precedenti, abbiamo Mutuo Variabile di Webank, con rata mensile di 689,84 euro e Taeg 1%.
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