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BCE, Mario Draghi non pensa al tapering

29/01/2017
BCE, Mario Draghi non pensa al tapering

La BCE conferma la sua politica monetaria in attesa di indicazioni più forti sul fronte dell'inflazione. Grazie al rincaro dell'energia, infatti, i prezzi al consumo hanno iniziato a registrare dei piccoli incrementi, non ancora così significativi da poter portare ad un tapering, ovvero ad un allentamento degli stimoli monetari. L'inflazione dell'Area Euro, ha dichiarato Mario Draghi nella consueta conferenza stampa successiva al termine del Consiglio Direttivo, "è aumentata come da attese", aggiungendo però che "l'inflazione di fondo resta sottotono". La BCE, tuttavia, prevede ulteriori rafforzamenti nei mesi a venire. 

Di tapering, dunque, neanche a parlarne: "non abbiamo discusso il tapering in questa riunione e non abbiamo discusso il tapering nella passata riunione", ha precisato il presidente della BCE, aggiungendo che "è ovvio che un giorno arriverà il momento di farlo, ma ora non ci siamo". 

La Banca Centrale Europea, infatti, ha lasciato il livello dei tassi d'interesse al minimo storico confermando il piano di quantitative easing modificato nella riunione di fine dicembre, ovvero pari a 80 miliardi di euro al mese fino a marzo 2017 per poi proseguire con 60 miliardi di euro al mese fino alla fine del 2017, esteso dunque per altri nove mesi.

"C'è stata unanimità nel guardare indietro, alle decisioni prese a dicembre e ritenere che siano state le decisioni giuste", ha affermato Mario Draghi, specificando che non ci sono divisioni interne e che "nel Consiglio c'è un senso di soddisfazione per la linea seguita dal 2014: sta diventando sempre più chiaro che ha avuto successo. La ripresa è resiliente, ma al tempo stesso vediamo che l'inflazione è alimentata soprattutto dall'energia, mentre la dinamica dei salari resta sommessa".

Draghi ha parlato, infatti, di una "certa ripresa a livello globale", ricordando però che i rischi della crescita dell'Eurozona rimangono orientati "verso il ribasso a causa di fattori globali".

Il banchiere italiano si è poi soffermato a parlare dell'Unione Europea, spiegando che le "eterogeneità" dell'area euro "possono essere gestite". "A dicembre - ha detto Draghi - l'indice sulla fiducia dei consumatori ha raggiunto i massimi dall'aprile del 2013. L'economic sentiment index i massimi dal marzo 2011, l'indice composito Pmi sulla produzione i massimi dal maggio del 2011 mentre la disoccupazione, al 9,8 per cento a novembre era ai minimo dal luglio del 2009". "Negli ultimi tre anni - ha proseguito Draghi - nell'area euro sono stati creati 4 milioni e mezzo di posti di lavoro. E abbiamo visto che la dispersione della crescita di valore aggiunto tra Paesi è ai minimi dal 1997. Questo ci da la sensazione che se ci sono eterogeneità nell'area euro, possono essere gestite", ha concluso Draghi.

Secondo Timothy Graf, responsabile macro strategy di State Street Global Markets EMEA, "sembra che la BCE intenda ponderare bene ulteriori riduzioni del ritmo di acquisto di asset e, più in generale, la fine di una politica accomodante. Dopo tutto, l'inflazione core rimane contenuta e dovrebbe contrastare ogni tendenza verso la fine dell’orientamento accomodante di politica monetaria che potrebbe essere sollevato dai falchi del Consiglio Direttivo".

A cura di: Cristina Fortarezzo D'Amicis

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