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Mario Draghi è una certezza: estende il quantitative easing

26/12/2016
Mario Draghi è una certezza: estende il quantitative easing

Mario Draghi apre il paracadute e mette in salvo l'Europa estendendo il quantitative easing. Il comitato di politica monetaria della Banca Centrale Europea, nell'ultima riunione dell'anno, ha deciso di prorogare i termini per l'acquisto di asset a tutto il 2017, per sostenere l'economia europea fiaccata negli ultimi tempi soprattutto dalle tensioni politiche. 

 Dopo aver lasciato invariato il costo del denaro, con i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente a zero, a -0,25% ed a -0,40%, Draghi ha confermato il quantitative easing (QE) da 80 miliardi di euro al mese fino a marzo 2017, estendendo poi il piano per altri nove mesi, ossia fino alla fine del 2017, a 60 miliardi di euro al mese.

 Se, nel frattempo, le prospettive diventassero meno favorevoli o se le condizioni finanziarie diventassero incompatibili con ulteriori progressi verso una regolazione costante del percorso di inflazione, il Consiglio direttivo intende aumentare il programma in termini di dimensioni e / o la durata. Quindi niente paura, la BCE c'è e sembra determinata più che mai a raggiungere l'obiettivo d'inflazione del 2% nel più breve tempo possibile, anche se per almeno due anni non se ne parla.

La decisione della BCE era in un certo senso largamente attesa dal mercato, che sperava in una variazione nelle misure di politica monetaria non convenzionali, soprattutto alla luce delle recenti difficoltà politiche di alcuni Paesi, prima di tutte l'Italia, alle prese con la crisi di governo. 

Moody's, ad esempio, ha rivisto al ribasso le prospettive per l'Italia, tagliando l'outlook da "stabile" a "negativo" e confermando il rating "Baa2". Secondo l'agenzia, a pesare sono i lenti progressi nelle riforme, le cui prospettive sono ulteriormente diminuite con la vittoria del "no" al referendum costituzionale.

Più o meno dello stesso parere l'altra agenzia di rating americana, Fitch. La vittoria del NO al referendum costituzionale non avrà alcun impatto immediato sul rating dell'Italia (BBB+), spiega Fitch, anche se il risultato referendario "aumenta l'incertezza politica" in Italia. Il rischio di una prolungata volatilità politica, inoltre, potrebbe portare a un governo debole e a una fase di impasse per le riforme necessarie per "aumentare la competitività del Paese e affrontare le debolezze del sistema bancario".

Di tapering, ossia della progressiva riduzione degli stimoli monetari concessi da una banca centrale all'economia, dunque, neanche a parlarne, visto che il timido miglioramento mostrato dall'economia negli ultimi mesi potrebbe essere annullato proprio da questa forte incertezza politica che domina ormai il Vecchio Continente. 

Staremo ora a vedere cosa farà la Federal Reserve nell'ultima riunione del 2016 del 14 dicembre prossimo, dopo aver sorpreso un po' tutti a dicembre 2015 annunciando un rialzo dei tassi d'interesse. Sono in molti a scommettere su una replica.

La mossa di Draghi non comporterà cambiamenti rilevanti nel settore mutui, con i tassi che resteranno su livelli bassi ancora a lungo.

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A cura di: Cristina Fortarezzo D'Amicis

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