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BCE, Draghi rimanda le decisioni importanti a dicembre

Resta immutata la politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE), in attesa di una visione più chiara nella prossima riunione di dicembre. A preoccupare gli investitori e i leader mondiali ci sono, infatti, alcuni appuntamenti importanti prima di tale scadenza, dalle presidenziali americane al referendum costituzionale in Italia, che potrebbe indebolire il quadro politico nazionale. Da segnalare poi la situazione politica già critica in Spagna e i venti di guerra che soffiano dalla Russia. Inoltre, molti esperti si aspettano un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve proprio nell'ultima riunione del 2016.
Il costo del denaro resta a zero, minimo di tutti i tempi, mentre il tasso sui depositi marginali resta a -0,4% e quello sui prestiti marginali a 0,25%. Invariato anche il programma di acquisto di titoli pubblici e privati a 80 miliardi di euro.
In ogni caso Mario Draghi ha rassicurato tutti, dicendo che la ripresa dell'economia della Zona Euro si conferma "moderata ma stabile" e che ha continuato a mostrare una certa resilienza agli effetti avversi, come l'incertezza politica", grazie anche alle misure messe in campo dalla BCE.
Restano tuttavia "rischi al ribasso" per la crescita economica, nonostante i miglioramenti derivanti dal calo del prezzo del petrolio e dalla ripresa del mercato del lavoro, che sostengono i consumi delle famiglie. Resta debole, invece, la domanda estera.
Alle BCE "restiamo determinati a preservare il livello molto consistente di accomodamento monetari, che può portare l'inflazione vicina al 2% nel medio termine". "Continueremo ad agire usando tutti gli strumenti, se necessario", ha precisato Draghi, mostrandosi disposto a migliorare il "programma di acquisto di asset (QE) fino a marzo 2017 o oltre se necessario". Il banchiere italiano, dopo aver ribadito che i tassi d’interesse resteranno bassi nel lungo periodo, ben al di là della fine degli acquisti QE, ha specificato che nel Consiglio odierno non si è discusso né di una proroga del QE né di tapering, ossia di una progressiva riduzione degli stimoli monetari, aggiungendo poi che è una fine brusca del quantitative easing "è improbabile".
Riguardo all'inflazione Draghi ha spiegato che è in ripresa e che lo sarà anche nei prossimi due anni.
Al termine della conferenza il numero uno della BCE ha ricordato ai Paesi quanto siano importanti le riforme strutturali, invitando i Paesi della Zona Euro a focalizzarsi su un aumento della produttività, poiché porta a maggiori investimenti e più posti di lavoro.
Nessuna preoccupazione sulle banche europee e sul calo di domande prestiti in Italia e Spagna Del resto la battuta di arresto è arrivata "dopo una lunga sequela di dati positivi", spiega l'Eurotower che "guarda al dato aggregato" piuttosto che ai singoli Paesi.
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