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Proprietà o affitto? Le scelte di investimento degli italiani

10/08/2016
Proprietà o affitto? Le scelte di investimento degli italiani

Come i tassi di interesse bassi o nulli condizionano le scelte di investimento? Un’indagine realizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Centro Einaudi ha tirato le fila di più di mille interviste effettuate nei confronti di famiglie detentrici di conto corrente bancario o postale. In “Tassi bassi e volatilità, si ritorna al mattone” abbiamo un quadro esaustivo delle scelte degli italiani in termini di risparmio e investimento.

Immobili e liquidità vincono in assoluto su qualsiasi tipo di investimento. Nello specifico, la scelta della liquidità riguarderebbe il 32% degli investitori, convinti che i tassi prima o poi aumenteranno, quella dell’investimento immobiliare si ripartisce tra un 29% che considera l’investimento migliore quello dell’acquisto di una casa per sé e un 20% che invece valuta l’acquisto di una seconda casa da mettere a reddito.

Le motivazioni che spingerebbero verso l’acquisto immobiliare sono sì di ordine economico, tanto che questa scelta riguarderebbe chi dispone di maggiore liquidità e di un reddito mensile superiore, ma coinvolgerebbe anche un aspetto puramente psicologico e culturale, che determina la centralità della casa nelle vite degli italiani.

Nella classifica degli investimenti, dopo il settore immobiliare c’è con il 33% delle scelte il mercato obbligazionario, quindi la Borsa con il 24% e il mercato dell’oro con il 19%.

Nell’indagine ci si interroga sull’importanza dell’affitto come investimento da rilanciare e favorire, visto che questo comporterebbe rimuovere quegli impedimenti di ordine legislativo e fiscale che ne ostacolano la diffusione. Nello specifico, le tasse che gravano sulla proprietà, il rischio di morosità degli inquilini e la difficoltà di rientrare in possesso dell’immobile sarebbero i principali ostacoli alla diffusione dell’affitto come forma di investimento.

Ma se ci si mette dalla parte di chi invece sceglie la sua prima abitazione e valuta la convenienza di un acquisto o di una locazione, qual è la convenienza delle due formule?

Ci viene in aiuto questa volta la risposta dell’associazione Federconsumatori, secondo la quale acquistare la casa nel 2016 comporta in media impegnare quasi 18 anni di stipendio.

È l’investimento iniziale la fase più critica, perché se non si ha una base di liquidità è difficile acquistare. Quello che dovrebbe essere incoraggiante è invece il costo di mantenimento dell’immobile.

Per mantenere una casa di proprietà, supponiamo di 90 metri quadri in una zona semicentrale di una delle città più grandi del nostro Paese, ci vogliono 1098 euro al mese. Per la stessa casa, ma in affitto, la spesa sale a 1684,20 euro al mese.

Nel primo caso, a contribuire in maniera rilevante al costo della casa di proprietà ci sarebbero evidentemente il mutuo con in media una rata di 590 euro al mese, le spese di riscaldamento valutate per 164,90 euro, il condominio con 94,50 euro, la TARI 43,90 euro, le utenze con 52,80 euro e 40,60 euro rispettivamente per luce e gas.

Se la casa è in locazione la spesa più importante è proprio l’affitto con una spesa media di 1200 euro, seguita dal riscaldamento con 164,90 euro, quindi il condominio con 94,50 euro, le spese di luce e gas con 52,80 e 40,60 euro rispettivamente e infine la TARI che costa in media per un appartamento di 90 metri quadri 43,90 euro.

Mantenere una casa in affitto in una citta metropolitana costa dunque circa il 60% in più rispetto a una casa di proprietà.

“La ricerca dimostra come la spesa per la casa rappresenti uno dei problemi principali delle famiglie. In tal senso è fondamentale e sempre più urgente che il Governo intervenga con politiche tese da un lato a risollevare i redditi creando occupazione, dall’altro con un piano casa all’insegna dell’equità e della sostenibilità”, commentano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.

A cura di: Paola Campanelli

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