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L’importanza del mercato immobiliare della provincia

Qual è lo stato di salute del mercato immobiliare italiano? Una risposta arriva dal primo Osservatorio Immobiliare Nomisma del 2016, presentato a marzo e focalizzato su quella realtà che rappresenta maggiormente il nostro Paese: i mercati intermedi. Perché le piazze di Milano e Roma sono sì un fenomeno centrale per il nostro Paese, ma meno rappresentativo della media del mercato.
Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno, Taranto, Trieste e Verona, le 13 province monitorate da Nomisma, che rileva come il ciclo immobiliare negativo sia ormai abbandonato, lasciando posto a un recupero lento, ma costante, caratterizzato da un aumento delle compravendite, una riduzione degli sconti praticati sui prezzi richiesti e lo stabilizzarsi dei tempi necessari alla vendita.
I mercati della provincia, considerati intermedi, mostrano una crescita maggiore rispetto a quelli dei grandi centri per due ordini di motivi. Il primo è che i mercati maggiori presentano un’offerta ormai vecchia, come vi abbiamo raccontanto in un articolo di qualche settimana fa sullo stato di salute delle case italiane, con il 52,8% delle case che ha più di 40 anni e questo ha spontaneamente spostato alcuni acquirenti verso piazze meno strategiche ma con un livello qualitativo più alto.
In secondo luogo, l’acquisto nei mercati intermedi è avvenuto con il supporto del credito delle banche più di quanto sia successo per i mercati principali: nello specifico, il 70% delle transazioni sono state sostenute con il ricorso al credito rispetto al 60% di quelle dei mercati metropolitani.
Un altro tema importante che riguarda il mercato immobiliare è stato quello che Stefano Magnolfi ha spiegato a MonitorImmobiliare durante un’intervista. Secondo il Real Estate Executive Director di CRIF, si sta vivendo una importante riorganizzazione del comparto, che nell’anno appena trascorso ha vissuto un vero e proprio boom, con una crescita del 50% rispetto all’anno precedente.
Tuttavia, siamo sempre a un 60-70% rispetto ai volumi massimi raggiunti. Tornare ai fasti dei periodi pre-crisi e delle 800mila transazioni in un anno sarà molto difficile e il motivo è da ritrovarsi in un concetto centrale che sta caratterizzando la ripresa: la trasparenza.
Perché la crescita selvaggia di anni come il 2007 è da ricondursi non soltanto a un potere di mercato diverso delle banche e da una situazione economica molto differente rispetto a quella attuale, ma a una vera e propria mancanza di regole che ha portato a una crescita disorganica e senza limiti.
Secondo Magnolfi “il cambio pelle porterà una maggiore trasparenza nel mercato che premierà chi saprà lavorare bene. Forse non torneremo mai a livelli pre-crisi, livelli tra l’altro evidentemente drogati da una mancanza di regole, ma ci aspettano momenti felici con le surroghe destinate a calare e il ritorno sul mercato degli under 35”.
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