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Immobiliare: la ripartenza passa dalla defiscalizzazione

02/03/2016
Immobiliare: la ripartenza passa dalla defiscalizzazione

Ci sono molti motivi per cui bisogna credere nella ripartenza del settore immobiliare e far riacquisire valore a un patrimonio che, nonostante la svalutazione degli ultimi cinque anni, rappresenta il 20% del PIL del Paese.

Primo, perché il mattone è tornato a essere un’asset class ricercata dagli investitori, con rendimenti sì ridotti del 15-25% nel corso degli anni, ma compensati dal notevole calo dei prezzi degli immobili. E questo è ancora più vero se paragonato alle performance non buone di strumenti finanziari come i Btp: cinque anni fa i decennali rendevano il 4,2%, oggi garantiscono un rendimento appena entro l’1,2%.

Secondo, perché il proposito di rivedere la fiscalità del settore immobiliare è diventato realtà: l’abolizione della tassazione sulla prima casa, la proroga delle detrazioni fiscali su ristrutturazioni ed efficientamento energetico, la detrazione dell'Iva per l'acquisto di immobili in classe A o B, l’estensione delle agevolazioni fiscali per l'acquisto della prima casa, il leasing immobiliare a uso abitativo e la cedolare secca hanno dato una importante sferzata al comparto immobiliare in crisi e hanno probabilmente solo aperto la serie di provvedimenti che si renderanno necessari per rilanciare il mercato del real estate.

Terza considerazione, il nostro mercato incomincia a essere attraente per gli investitori esteri. Il portale Gate-away.com pubblica i dati relativi agli acquisti di immobili nel Bel Paese da parte di stranieri, registrando una crescita della domanda nell’ultimo anno del 18%. Ancora più insolito è che gli investimenti degli stranieri non siano più in case di lusso, che comunque costituiscono il 14% del mercato, ma di immobili dal valore compreso tra i 100 mila e i 250 mila euro e, in alcuni casi, anche al di sotto dei 100 mila euro.

Il 2015 è stato un anno di passaggio, che ha tuttavia fatto rilevare i primi segnali della volontà di ripresa. Le compravendite sono cresciute del 7%, con il 52% delle transazioni svoltesi grazie alla allentata stretta delle banche sul credito. Si sono anche accorciati i tempi di vendita da 9 a 7 mesi e si è ridimensionata la pratica degli abbassamenti dei prezzi in trattativa, che sono scesi del 10% rispetto al 15% dell’anno precedente. Queste le rilevazioni pervenute dall’Osservatorio Immobiliare Fiaip, la Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali, sulle zone urbane, rese note negli scorsi giorni dall’associazione degli agenti immobiliari.

Sempre secondo i dati forniti da Fiaip, la preferenza degli italiani che acquistano casa è evidentemente per una metratura confortevole: il 39% delle transazioni immobiliari ha ad oggetto trilocali, seguite per il 20% dai bilocali e per un piccolo 5% dai monolocali. Le zone più richieste sono quelle centrali, nella percentuale del 39% e semicentrali per il 32%, vista in molti casi la logica di lungo periodo che fa valutare l’investimento oltre lo scopo abitativo.

I prezzi continuano a costituire la vera inversione di tendenza nel quadro di una crescita del comparto. Il fenomeno è più evidente nelle metropoli d’Italia, con Milano che ha fatto registrare complessivamente -7,57%, Bologna -7,89%, Roma -10,38% e Genova -14%. Più contenuta la perdita di Cagliari (-4%), Palermo (-3,3%) e Napoli (-0,8%).

Quest' anno sarà dunque decisivo per arrivare a risultati importanti. Occorre perseguire nell’individuazione di nuove soluzioni normative e di defiscalizzazione che possano costituire davvero un incentivo importante per chi acquista. Non solo. Secondo Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia, “la misura più urgente da adottare è quella della detassazione degli immobili a uso non abitativo, attuabile attraverso l’estensione a tale comparto della cedolare secca sugli affitti, misura tra l’altro sostenuta da importanti organizzazioni dei commercianti come Confcommercio e Confesercenti”.

A cura di: Paola Campanelli

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