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Lo stato di salute delle case italiane

La ormai nota legge di Stabilità (legge n. 208 del 28 dicembre 2015) ha prorogato fino al 31 dicembre 2016 la detrazione fiscale del 65% per gli interventi di efficientamento energetico e di adeguamento antisismico degli edifici, e la detrazione del 50% per le ristrutturazioni edilizie.
Nel primo caso, il riferimento è a interventi che abbiano come finalità l’accrescimento del livello di efficienza energetica degli edifici esistenti: la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento, il miglioramento termico dell'edificio (coibentazioni, pavimenti, finestre comprensive di infissi), l'installazione di pannelli solari, la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale. In questo caso le spese saranno soggette a una detrazione dall'Irpef o dall'Ires ripartita in dieci rate annuali di pari importo.
Le ristrutturazioni edilizie sono invece i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione, effettuati sulle singole unità immobiliari o su tutte le parti comuni degli edifici. Anche in questo caso le detrazioni IRPEF sono del 50% sulla spesa sostenuta per ristrutturare, nel limite massimo di spesa di 96 mila euro, distribuite in 10 rate annuali di pari importo.
Quella prevista e prorogata dalla legge di Stabilità è una misura che rientra nel progetto di risollevamento del comparto immobiliare, ma il quadro che ci offrono gli immobili residenziali del nostro Paese rimane in alcuni casi molto differente. Secondo un’analisi condotta da Confartigianato, sarebbero 2.051.808 gli edifici in mediocre o pessimo stato di conservazione, il 16,8% del totale, con una crescita del fenomeno nel sud dell’Italia.
Si tratta soprattutto degli edifici residenziali che hanno ormai oltre 35 anni (il 74,1% del totale degli immobili): il 21,1% verserebbe in questo stato. Le realizzazioni più recenti, il rimanente 25,9% costruito dopo il 1981, sarebbe in cattive condizioni solo nel 4,7% dei casi.
L’analisi fa riferimento alla totalità degli immobili residenziali in Italia, precisamente l’84,3% degli edifici, distribuiti in case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine in complessi residenziali e condomini, o palazzine con negozi o sedi di attività economiche in genere a piano strada. In totale sono 12.187.698 edifici residenziali e 31.208.161 abitazioni.
Una situazione che non solo compromette la sicurezza dei cittadini, ma si traduce in maggiori costi energetici in bolletta, arrivando il comparto residenziale ad assorbire il 28,8% dei consumi finali di energia, più dei trasporti su strada che contribuiscono per il 27,7% al consumo energetico e dell’industria che invece contribuisce per il 22,7%.
La regione italiana che detiene la maglia nera è la Calabria, con il 26,8% degli edifici residenziali in mediocre e pessimo stato di conservazione. Subito dopo ci sono la Sicilia, con il 26,2% e la Basilicata con il 22,3%. Le regioni che stanno meglio sono il Trentino Alto Adige e l’Umbria, dove versa in cattive condizioni solo il 10,7% delle case, quindi c’è la Toscana, esempio anche questo di virtù con un 11,5%.
Allo stesso modo, le province che si trovano nelle migliore situazione sono Prato, Bolzano e Siena: la percentuale di case in condizioni cattive e di non conformità è per la prima l’8,2%, mentre per la seconda e la terza l’8,5%.
Conservano il triste primato di città meno virtuose Vibo Valentia, dove il 31,4% degli edifici si trova in cattivo o pessimo stato di conservazione, Reggio Calabria e Catanzaro, con rispettivamente il 31,3% e 25,8% degli immobili conservati male.
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