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Come sarà il prossimo mercato immobiliare

21/01/2016
Come sarà il prossimo mercato immobiliare

È stato un anno importante per il mercato immobiliare italiano, che ha dato la svolta a una situazione stagnante e a rischio per le sorti dell’intero settore. Tuttavia, se si esce dalla logica del breve termine e si va un po’ più indietro nel tempo, gli stessi dati che hanno entusiasmato gli addetti ai lavori diventano solo un piccolissimo passo in avanti rispetto alla strada ancora necessaria.

Una delle evidenze la forniscono i dati forniti dal Barometro Crif sulla domanda di finanziamento delle famiglie italiane: il dato di dicembre segna +33,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, ma se si guarda l’intero anno appena passato, la percentuale diventa +53% rispetto al 2014. Un bello scarto, che rischia però di perdere di significato se paragonato al risultato del 2010, che aveva fatto registrare valori più alti del 20,2%.

Stessa cosa per gli importi medi richiesti, che denotano un atteggiamento di grande cautela dei risparmiatori: nello scorso anno si sono attestati intorno ai 120 mila euro, mentre solo nel 2009 si chiedevano in media mutui per 140 mila euro.

Se poi guardiamo il risultato rilevato dall’Abi sulle erogazioni di finanziamenti finalizzati all’acquisto degli immobili, il dato è ancora più eclatante: +92% nei primi nove mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, anche se su questi valori quasi raddoppiati l’incidenza delle surroghe è di quasi un terzo.

Per contro, l’Osservatorio sul Credito al Dettaglio di Assofin, CRIF e Prometeia stima nello stesso periodo una crescita dei mutui del 21,3%, perché a dominare la scena ci sono gli ‘altri mutui’, con un aumento a tre cifre - +187,1% - e l’erogato destinato a finanziare le surroghe che fa registrare un +780,6%.

Sono invece confortanti i dati che emergono dall’ultimo rapporto semestrale del Centro studi Sogeea sulle aste immobiliari, ridottesi nel numero di 28.672 nella seconda metà dell’anno 2015, dalle 30.746 che erano state rilevate nel luglio precedente. Meno 6,7%, con una concentrazione nel nord dell’Italia che raccoglie più della metà degli immobili residenziali finiti all’asta, 16.391.

Il presidente Sandro Simoncini spiega così il nuovo dato che emerge dall’ultimo rapporto: “negli ultimi sei mesi le vendite all’incanto andate a buon fine sono state compensate dall’arrivo sul mercato di altrettante case, segno che le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stanno fortunatamente diminuendo e che gli istituti di credito sono meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza. Le banche sono infatti consapevoli che il valore degli immobili è drasticamente calato negli ultimi anni e, di conseguenza, un'asta non le farebbe comunque rientrare dei capitali erogati”.

Ulteriore segnale positivo riguarda i prezzi delle case. I dati Istat relativi agli ultimi quattro mesi fanno segnare un incremento dello 0,2%, invertendo il trend in discesa degli ultimi 4 anni: resta tuttavia ancora negativa la percentuale su base annuale, attestandosi al -2,3%.

Il progressivo attenuamento della flessione dei prezzi è frutto di una ripresa del mercato immobiliare residenziale che, secondo l'Osservatorio del Mercato Immobiliare dell'Agenzia delle Entrate, ha fatto segnare nello stesso periodo un +10,8% sul 2014. Il numero di case vendute è incrementato di oltre 10 mila unità, portando la quota complessiva a oltre 105 mila transazioni immobiliari.

Le considerazioni per questo nuovo 2016 le facciamo con le parole del responsabile ufficio studi del gruppo Tecnocasa, Fabiana Megliola: “il segmento della prima casa sarà vivace ma anche quelli della casa uso investimento e della casa vacanza potrebbero ritrovare vigore grazie ai buoni prezzi presenti sul mercato. Perché tutto questo avvenga, però, occorre ricordare che gli immobili devono essere collocati sul mercato al giusto prezzo perché, se così non fosse, sarà difficile far incontrare domanda e offerta e il mercato subirebbe un rallentamento. L’eredità più importante che questa crisi ci lascia è proprio una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli operatori del mercato, compresi gli istituti di credito, del reale valore dell’immobile”.

A cura di: Paola Campanelli

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