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Le Banche si tutelano dai tassi in ribasso

Pubblicato il 03/04/2015

Aggiornato il 18/05/2015

Le Banche si tutelano dai tassi in ribasso

Un mutuo stipulato negli anni scorsi, quelli che hanno preceduto l’attuale momento di tassi ai minimi storici, è sicuramente un mutuo a condizioni non vantaggiose.

Se si considera lo stato attuale dei tassi e le condizioni alle quali è possibile ottenere un finanziamento per l’acquisto della casa, si arriva subito alla conclusione che la surroga è lo strumento obbligatorio per contrattare condizioni migliori con la propria banca o, cosa più frequente, cambiare istituto finanziatore.

Chi ha stipulato due o tre anni fa lo ha fatto in un contesto finanziario ed economico completamente differente. Ma qual è attualmente la situazione dei tassi di interesse e come le banche hanno pianificato di reagire al calo progressivo e al loro margine di contrattazione sempre più basso?

Bisogna dire che al centro delle contrattazioni di adesso non c’è solo la formula della surroga: il tasso fisso, un tempo ancora di sicurezza da pagare a un prezzo abbastanza caro, attualmente diventa un’alternativa altrettanto valida al sempre conveniente tasso variabile.

I mutui a tasso fisso sono infatti agganciati all’andamento dei tassi Irs, l’Interest rate swap, una sorta di 'zona safe' che le banche si riservano per coprirsi dalle variazioni del costo del denaro: l’Irs è adesso ai minimi storici, addirittura sotto l’1% e questo determina un crollo dei tassi di interesse dei mutui a tasso fisso, in special modo quelli la cui durata è molto lunga, 25 e 30 anni.

Sorte simile per i mutui a tasso variabile, legati invece all’andamento dell’Euribor, il tasso delle transazioni finanziarie in Euro tra le grandi banche europee.

Già da qualche tempo, quello a un mese è sceso sotto zero, con il tasso BCE allo 0,05% e il tasso tra le banche negativo, allo 0,02%.

Questo margine altissimo di rischio ha indotto le banche a prendere precisi provvedimenti. Così sono stati rivisti i nuovi contratti di mutuo e i loro fogli informativi, aggiungendo una clausola che impone che il tasso di interesse applicato al finanziamento non possa mai scendere sotto la soglia dello spread stabilito negli accordi contrattuali.

È il caso di UniCredit, che si tutela da un'eventuale discesa dei tassi sotto zero con la clausola “Il tasso di interesse applicato non potrà essere comunque inferiore allo spread contrattualmente previsto”.  

E Deutsche Bank, che ha introdotto nei contratti la frase: “a prescindere dalla quotazione del tasso Bce, come sopra rilevato il mese precedente l'atto di stipula del mutuo, ovvero come ricalcolato secondo il meccanismo di cui al precedente paragrafo, ai fini del calcolo del tasso di interesse del mutuo, detto valore non potrà comunque essere inferiore ad una soglia dello 0,01%”.

O ancora la Banca popolare di Vicenza, che ha riformulato i suoi contratti di mutuo aggiungendo la clausola: ”la Banca ha previsto, nel caso di mutuo a tasso variabile indicizzato, l'inserimento di un tasso minimo di rimborso (cosiddetto “floor”). Questo significa che il tasso applicato al mutuo non potrà essere inferiore al tasso minimo stabilito contrattualmente, anche nell'ipotesi in cui il valore dell'indice, maggiorato dello 0,10 e dello spread, risultasse inferiore al predetto tasso minimo”.

Ci si chiede quanto questa formula possa essere plausibile, attualmente giocata su un centesimo di punto e quindi quasi ininfluente ai fini della rata di un mutuo, e che valore potrebbe invece assumere nel momento in cui l’Euribor dovesse essere spinto ancora più in giù da un ulteriore ribasso dei tassi da parte della Bce.

A cura di: Paola Campanelli

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